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Mauro Palmas e il Maestrale a Valori in Corso del 6.5.22

Mauro Palmas e il Maestrale a Valori in Corso del 6.5.22

Venti di musica e di Mediterraneo nella puntata di venerdì 6 maggio in diretta dalle 12 con Ludovica Valori. Partiamo con il ritorno del musicista e compositore sardo Mauro Palmas che sarà ospite in studio per presentare Meigama, il suo nuovo lavoro con Francesco Medda. A seguire il collettivo pugliese Il Maestrale con il singolo d’esordio Genesi.

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Si chiama Meigama, termine che, in sardo, definisce una dimensione temporale, uno stato d’animo, i colori del pomeridiano in una determinata parte dell’anno, ed è il primo album in duo di Mauro Palmas e Francesco Medda. Da una parte Palmas che suona e compone con liuto cantabile, mandola e mandoloncello brani che spaziano dalla tradizione sarda e mediterranea alla musica contemporanea, selezionando con cura piccoli elementi; dall’altra i suoni di Medda, compositore elettronico già noto come Arrogalla, che tra elettroacustica, e paesaggi sonori arricchisce di elementi provenienti dall’hip hop astratto e dal dub. “Niente di strano – spiega Francesco Medda – nessun ‘incontro scontro’ tra elettronica e tradizione, è dagli anni 50 che questa cosa accade. La cosa importante per un progetto musicale è che deve suonare, a prescindere dagli strumenti e dall’armamentario utilizzati”. Meigama, infatti, è un’opera caratterizzata da quella che possiamo definire piccola rivoluzione timbrica, ovvero “da un’attenzione rivolta soprattutto a fare in modo che le cose suonino bene”, idea che è alla base dell’elettronica e dell’hip-hop. “Inoltre – continua Medda – abbiamo cercato di utilizzare gli accostamenti più fantasiosi e più pazzi per ottenere dei risultati che rispettassero alcuni canoni tradizionali”.

“Questo disco è un vero incontro di due forme diverse di composizione. – spiega Palmas – La prima più tradizionale nel senso più generale possibile, con strumenti temperati e con una visione che parte dalla Sardegna per spaziare nelle forme più svariate della musica acustica mediterranea. La seconda, un concetto di suono totalmente diverso. Il tutto, però, inserito non in un contesto di compromesso e di contrapposizione, ma di rispetto e dialogo profondo tra forme compositive cosi differenti”.

L’album esce in versione digitale ed in versione fisica deluxe con una copertina in bucchero nero realizzata dall’artista Giampaolo Mameli. Si tratta di una delle tecniche ceramiche più antiche, utilizzata in Sardegna fin dal periodo prenuragico (2200-2000 a.C.). Nel bucchero la terra diventa nera, anziché rossa, a causa della mancata ossigenazione in cottura.

Il disco ha ricevuto un supporto fondamentale da associazioni, festival e istituzioni culturali come Antas Teatro, Chourmo/Marina Cafè Noir, European Jazz Expo’, Fondazione Giuseppe Dessì, Le Ragazze Terribili, Mare e Miniere, Museo Nivola.

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Il 13 aprile è uscito Genesi, singolo d’esordio del collettivo di musicisti pugliesi (che vede Alessandra Valenzano alla voce) riunitosi attorno al progetto Il Maestrale e che propone un un “Mediterraneo postmoderno” che fonde musica pop rock ed elettronica con l’etnicità delle sonorità mediterranee. Genesi è un brano scritto in italiano e dialetto barese che parla di conflitto e trae spunto dal terzo capitolo della Genesi biblica. Un conflitto tra tradizione e modernità che fonde elementi della terra natìa, rappresentata dal dialetto barese, con sonorità tipicamente elettriche e continentali. Il conflitto si sedimenta anche nel contrasto tra concreto e astratto, laddove nell’introduzione ritroviamo una dimensione onirica, rappresentata dalla lontana e dolce voce in sottofondo che si scontra con la drammaticità dell’esistenza sottolineata da una chitarra dissonante. L’intento è quello di rappresentare il logorio dell’umanità e di farlo trasudare da ogni sezione della canzone.
“Abbiamo voluto raccontare di un Adamo e di una Eva che, in quanto uomini come noi, è come se non riuscissero ad accontentarsi di una ‘vita banale’: devono sempre lasciarsi tentare dal desiderio di scoprire cosa si celi dietro il velo delle cose, perché è la nostra natura più intima a spingerci a non accontentarci mai, ad essere sempre instabili. E così danziamo disinvolti una danza, camminando per le intemperie, senza mai distrarci dal nostro fine ultimo: distrarci”.

 

VALORI IN CORSO con Ludovica Valori
Ogni venerdì dalle 12 alle 14 e in replica il giovedì alle 12
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Pubblicato il: 03/05/2022 da Ludovica Valori