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4 ottobre 1996: 23 anni fa usciva TRAINSPOTTING

4 ottobre 1996: 23 anni fa usciva TRAINSPOTTING

di Davide Calcabrina

Usciva il 4 ottobre 1996 il film culto di Danny Boyle che divenne manifesto generazionale degli anni 90, una delle fotografie piu? impietose di una societa?, l’ultima generazione, ancora fortemente legata al contatto, ai rapporti interpersonali. L’ultima a percepire il mondo non attraverso una connessione internet.
L’impatto sociale fu devastante, era la Gran Bretagna che usciva dalla mano dura del periodo Thatcher ed entrava ne “l’epoca del disimpegno” targata Tony Blair e la sua sinistra labourista audace e almeno apparentemente, sfrontata. Ma era anche l’europa della generazione che fece crollare il muro di Berlino, della fine della guerra fredda, della cancellazione dello spauracchio della terza guerra mondiale, l’ultima generazione riuscita in un’impresa tanto grande quanto grande fu lo scempio compiuto ai danni dei suoi sogni e delle sue ambizioni dalla geopolitica internazionale.

“Trainspotting”, in questo contesto politico sociale, rappresento? una sorta di “Arancia Meccanica” di fine millennio.

Una ribellione che sa di annientamento cosi? come conformarsi sarebbe un po’ morire; il tutto in una narrazione frenetica di eventi che ricalca il mood mentale dei protagonisti sia negli aspetti piu? drammatici che in quelli conditi da una macabra ironia.

E? in questa convulsione emotiva e psicologica che risiede il dilemma esistenziale che affligge Mark Renton (Ewan McGregor) e il suo gruppo di amici. A far da scenario Edimburgo, citta? da un fascino tanto dark quanto industrial e post rock.

Un realismo crudo, veritiero, violento. Reagire ad una morte sociale, finendo nelle braccia di una nera mietitrice di nome eroina.

E? un dramma esistenziale quello narrato da Irvine Welsh nel romanzo che Danny Boyle, tre anni dopo, traspone cinematograficamente in uno degli ultimi capolavori del 900.

Oltre alle pagine di Welsh, a sostenere l’opera di Boyle c’e? una fotografia fredda e lucida, inequivocabile e una colonna sonora che parla essa stessa quando i protagonisti tacciono: Joy Division, Brian Eno, Iggy Pop, David Bowie, Lou Reed, Blur, Underworld.

Ci vuole sempre qualche minuto di silenzio per riprendersi dopo la visione di “Trainspotting” e capire che il senso, in fondo, era tutto nel famoso monologo iniziale

“Scegliete la vita, scegliete un lavoro, scegliete una carriera, scegliete la famiglia, scegliete un maxi-televisore del cazzo, scegliete lavatrice, macchina, lettore cd e apriscatole elettrici. Scegliete la buona salute, il colesterolo basso e la polizza vita; scegliete mutuo a interessi fissi, scegliete una prima casa, scegliete gli amici. Scegliete una moda casual e le valigie in tinta, scegliete un salotto di tre pezzi a rate e ricopritelo con una stoffa del cazzo, scegliete il fai-da-te e il chiedetevi chi siete la domenica mattina. Scegliete di sedervi sul divano a spappolarvi il cervello e lo spirito con i quiz, mentre vi ingozzate di schifezze da mangiare. Alla fine scegliete di marcire, di tirare le cuoia in uno squallido ospizio, ridotti a motivo di imbarazzo di stronzetti viziati ed egoisti che avete figliato per rimpiazzarvi. Scegliete il futuro, scegliete la vita. Ma perché dovrei fare una cosa così? Io ho scelto di non scegliere la vita. Ho scelto qualcos’altro. Le ragioni? Non ci sono ragioni. Chi ha bisogno di ragioni quando ha l’eroina?”

Pubblicato il: 05/10/2019 da Redazione Radio Città Aperta