50 anni senza Nick Drake, genio invisibile
Now if it’s time to recompense for what’s done
Come, come sit down on the fence in the sun
And the clouds will roll by
And we’ll never deny
It’s really too hard for the fly
NickDrake, poeta e chitarrista inglese, autore di canzoni dai testi spesso ermetici, criptici e minimali, la cui musica, romantica e decadente, si è ispirata ai poeti maledetti della letteratura europea influenzando numerosi artisti a venire, ci lasciava il 25 novembre del 1974 a causa di un’overdose di antidepressivi.
Solitario, sensibile, introverso, timido, intenso, taciturno, non riscosse successo quando era in vita e, come spesso accade quando si tratta di artisti geniali, il suo talento fu riscoperto e apprezzato anni dopo la sua morte, diventando un mito per generazioni di musicisti e appassionati.
Le sue lyrics parlano di amore perduto, solitudine, voglia di infinito e speranza, e sono tutte attraversate dalla sua depressione, dall’insicurezza, dal tormento interiore. Drake riuscì infatti a trasporre in musica non solo le sue emozioni, ma soprattutto il dolore che aveva provato quando era in vita.
Voglio ricordarlo con la canzone Fly, contenuta nel suo secondo album del 1970 Bryter Layter (più brioso e allegro rispetto ai suoi primi lavori, e questo aspetto è sottolineato già dal titolo, che è una storpiatura dell’espressione inglese da meteo “brighter later”, traducibile in “più tardi, schiarite”), in cui Drake é accompagnato da alcuni elementi del gruppo folk Fairport Convention.
Una piccola chicca: nella canzone compare la viola di John Cale dei Velvet Underground.
Fonte immagine in evidenza: Nick Drake by Jef Aerosol [Lyon, France] | Lyon 1er, Croix R… | Flickr
Pubblicato il: 25/11/2024 da Skatèna