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99 Posse: i 30 anni di “Curre curre guaglió”, disco-manifesto degli anni Novanta

99 Posse: i 30 anni di “Curre curre guaglió”, disco-manifesto degli anni Novanta

Io odio
perché sfruttati si nasce magari ci si diventa
io odio
è un fatto di appartenenza

A marzo 1993 i 99 Posse, tra i gruppi che più hanno influenzato il panorama musicale italiano degli anni Novanta, davano alle stampe il loro album di debutto Curre curre guaglió (Esodo Autoproduzioni), la cui titletrack in stile raggamuffin – vero e proprio inno generazionale che, surfando tra hip-hop e reggae, si erge contro la repressione da parte dei poteri forti – venne inserita da Gabriele Salvatores nella colonna sonora del suo film Sud.

Curre curre guagliò conseguì una duplice vittoria: alla Targa Tenco come miglior disco in dialetto e al Premio Ciak come migliore colonna sonora.

Sulla copertina di Curre curre guaglió una foto mostra una processione dedicata a San Gennaro, il santo patrono di Napoli. Fedeli e carabinieri procedono all’unisono, mentre sullo sfondo campeggia la scritta di uno striscione contro sgomberi e repressione. L’immagine è rappresentativa del fatto che all’epoca dentro Napoli convivevano due realtà antitetiche: quella militante e antagonista dei centri sociali e quella della tradizione religiosa “scortata” dagli uomini in divisa.

All’album parteciparono artisti dell’underground napoletano e non solo, come Speaker Cenzou, RadioGladio, Suoni Mudù, Daniele Sepe e Bisca.

Nel video che segue, i 99 Posse eseguono Curre curre guagliò al Secret Concert di Cava de’ Tirreni per Studio35Live.

Il testo di Curre curre guagliò è stato citato in una antologia della letteratura italiana per scuole superiori, “Le basi della letteratura” (2013, Bruno Mondadori Editore).

A tal proposito, ‘O Zulù ha affermato:

  • È una cosa che non avremmo mai immaginato, ma devo dire che tutta la nostra storia è stata piena di sorprese. Siamo nati come il volantino di Officina, veicolandone il messaggio tra i movimenti e nel quartiere, e tutto quello che è arrivato dopo è stato tutto una sorpresa: classifiche, 150.000 copie, migliaia di concerti. Ma alla fine se fai musica e vuoi raggiungere un obiettivo, raramente arrivi dove t’eri prefissato. Indubbiamente essere presenti nei testi scolastici ci fa piacere, penso che Curre Curre Guagliò sia entrato nell’immaginario di molte generazioni e per questo sia anche uno spazio meritato“. (Rock It)

I 99 Posse, che come si deduce dal nome sono espressione dell’Officina 99 di Napoli, hanno da sempre intrecciato musica e politica, e ciò ha comportato per loro non pochi problemi, tanto che sono stati spesso vittime di aggressioni e di boicottaggi istituzionali.

L’Officina 99 di Napoli negli anni Novanta era un vero e proprio laboratorio politico e una fucina artistico-culturale che seppe andare oltre la realtà di quartiere, affermandosi come spazio reale di libertà dentro tutta Napoli.

Come gruppo si affermarono sicuramente in un periodo di grande e inarrestabile fermento socio-culturale in Italia (e non solo), quando i centri sociali cominciavano a prender sempre più piede e a diffondersi su tutto il territorio nazionale (sebbene molte di tali realtà fossero presenti già anni prima).

  • Capitanati dal cantante Luca “O’ Zulù” Persico, la band urla tra elettronica e rap il disagio dei quartieri popolari partenopei. La provenienza dall’antagonismo non viene nascosta, come hanno fatto altri artisti, viene anzi posta a cardine dei loro testi. (Art Over Covers)
  • I 99 Posse sono un gruppo scomodo, non controllato, anarchico e autonomo nel vero senso del termine. Un gruppo militante, ma per nessun partito, pienamente politico e politicizzato fino al midollo, ma soltanto da compagni per compagni, nel massimo spontaneismo artistico e sociale. Non per niente i 99 Posse appartengono ad una realtà, quella delle Posse, che è stata un clamoroso caso musicale all’inizio degli anni ’90, con il boom di visibilità ottenuto dai centri sociali e da un nuovo stile musicale (il rap italiano, tra variazioni raggamuffin e contenuti sinistroidi fortemente militanti) connesso ad una rivoluzione linguistica (il recupero dei dialetti, già iniziato dai cantautori negli 80s, e la coniazione di nuovi slang e parlate giovanili) altrettanto radicale. (Storia della Musica)

 

Pubblicato il: 26/03/2023 da Skatèna