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“A Night at the Opera” dei Queen compie 44 anni: #focus su “Bohemian Rhapsody”

“A Night at the Opera” dei Queen compie 44 anni: #focus su “Bohemian Rhapsody”

Beelzebub has a devil put aside for me

a cura di Skatèna, col preziosissimo contributo di Davide Calcabrina su “Bohemian Rhapsody”

Il 21 novembre 1975 i Queen rilasciavano per la EMI A Night at the Opera, il loro quarto album in studio, vera e propria pietra miliare dai numerosi stili musicali (dall’art rock alk’hard rock, dal glam al prog), considerato unanimemente il capolavoro di Freddie Mercury e soci, nonché uno dei migliori dischi della storia del rock.

Le recording sessions dell’album furono tante ed avvennero presso diversi studi di registrazione tra il 1974 e il 1975. Oltre al loro abituale equipaggiamento, i Queen ricorsero anche ad altri strumenti come per esempio il contrabbasso, l’arpa, l’ukulele e il banjo.

Quando fu rilasciato, A Night at the Opera svettò nella classifica britannica, e raggiunse la posizione numero 4 nella Billboard 200 statunitense, diventando il primo disco di platino dei Queen negli USA.

Dal disco fu estratto il singolo dei Queen di maggior successo nel Regno Unito, Bohemian Rhapsody: si tratta dell’unico pezzo della storia ad aver conquistato la prima posizione delle charts inglesi in due occasioni: la prima volta quando uscì, nel 1975, la seconda quando morì Freddie nel 1992. Ed è proprio su questo brano che vorrei catalizzare ora la vostra attenzione: lo farò riportando le parole scritte dal mio collega speaker di RCA Davide Calcabrina (ho sempre amato analizzare i testi delle canzoni a mo’ di poesie, e l’interpretazione di Davide credo sia molto interessante):

Era il novembre del 1975 quando, sul mercato discografico mondiale, irruppe un brano destinato a scrivere una delle pagine più memorabili della storia della musica.
Nella casa di Freddy Mercury, a Kensington, prese forma Bohemian Rhapsody .
La canzone fu il terzo estratto dall’album “A Night at the Opera” ed ad oggi è il terzo singolo più venduto nella storia del Regno Unito.
Ci vollero sei settimane di lavoro, sei studi di registrazione differenti per un brano composto da sei parti musicali differenti. 6-6-6 una numerologia particolare, casuale, ma che non lascia indifferenti se si analizza profondamente il brano.
Le sei parti musicali differenti sono così composte.
• Una parte a cappella
• La seconda parte è una ballata
• La terza parte è un assolo di chitarra
• La quarta parte è un’opera lirica
• La quinta parte è puro rock
• La sesta è l’atto finale, come se fosse un’opera teatrale.
Questa miscellanea, questo mix, se preferite, è il senso del termine “Rhapsody” che sta a significare proprio l’ “insieme di più parti”.

“Bohemian”, la Boemia, nota regione della Repubblica Ceca, quella famosa per i cristalli e perché luogo di nascita di Faust, protagonista dell’opera omonima di Goethe.
Faust è un uomo intelligente, acuto e curioso. Tormentato, a livello esistenziale, dal fatto di non essere stato in grado di capire il significato intrinseco e puro della vita.
È un’opera dalla trama complessa ma la parte che ci interessa, come riferimento alla comprensione di Bohemian Rhapsody, è riscontrabile nell’episodio ove Faust viene seguito in casa da un cane che giunto nella sua dimora, si trasforma in Mefistofele, il diavolo.
Egli promette a Faust di concedergli poteri inimmaginabili per un esser umano, conoscenza, una nuova gioventù. In cambio, Faust, dovrà cedergli la sua anima al momento del trapasso.
Faust accetta, ringiovanisce. Ma diventa, arrogante, inquieto, infelice e presuntuoso. Ottiene la possibilità di viaggiare nel tempo e nello spazio ma tornato vecchio, giunto a compimento del suo viaggio, piomba in una crisi esistenziale peggiore di quando era scevro della conoscenza conferitagli da Mefistofele.
Alla fine dell’opera saranno gli angeli a lottare per salvare la sua anima.

IL TESTO

Mama, just killed a man

Put a gun against his head

Pulled my trigger, now he’s dead

È chiaramente un’allegoria, non c’è nessun morto, al limite un metaforico suicidio… Freddie uccide una parte di sé.
Per molti è il modo straordinariamente artistico con cui Freddie abbandona la sua immagine confessando al mondo la sua omosessualità.

I see a little silhouette of a man

Scaramouch, Scaramouch will you do the fandango

Scaramuccia è un personaggio della commedia dell’arte legato alla battaglia. Anche “Fandango”, inteso come lotta, una lotta interiore che Freddie compie da anni e che ora non teme di esternare.

Thunderbolt and lightning – very very frightening me

È una frase presente nella bibbia. C’è chi continua a riferirlo al conflitto interiore dell’artista. Chi invece l’attribuisce alla tempesta che si sarebbe abbattuta sulla band dopo il suo come in out. Chi addirittura la attribuisce all’intento della madre di Freddie di voler esorcizzare il figlio da una condizione che la sua famiglia vede come una sorta di possessione demoniaca.

Galileo, Galileo, Galileo, Figaro, Magnifico

Freddie Mercury continua a parlare di sé tramite la sua passione per l’opera, citando due opere che sono l’esaltazione dell’io più puro, libero dall’es di freudiana memoria.

Bismillah! No – we will not let you go – let him go

Bismillah! He will not let you go – let him go

Bismillah! He will not let you go – let me go

“Bismillah” è una parola araba presente nel Corano. Ancora la religione, àncora di salvezza per l’anima di Freddie secondo i benpensanti, secondo la sua famiglia, ma anche grande inquisitore universale dell’omosessualità in un quadro sociale e morale attuale all’epoca come oggi.

Beelzebub has a devil put aside for me

Ritorna il diavolo, ritorna in qualche modo il riferimento a “Faust” di Goethe, in un passaggio che esprime la voglia di Freddie di abbandonarsi alla sua natura, essere come è e non come gli altri vorrebbero anche se questo dannasse la sua anima per sempre.

Arriva la parte rock.
La parte dove il diavolo si arrende ad un’anima che ha trovato la sua ragion d’essere. Un’anima finalmente appagata al di là di quanto le sia costato questo viaggio.

So you think you can stone me and spit in my eye?

So you think you can love me and leave me to die?

È il diavolo che parla, adesso

Oh baby – can’t do this to me baby

Just gotta get out – just gotta get right outta here

La fine del percorso dell’artista consegna al diavolo un’anima libera, felice, appagata. Un’anima non solo consapevole di sé stessa ma anche innamorata di ciò che è e il diavolo non sa che farsene. Il diavolo, forse, ne ha addirittura paura.

Nothing really matters – nothing really matters to me

Anyway the wind blows

Il brano si chiude con il suono di un Gong, strumento che secondo alcune culture orientali, aiuta l’anima a liberarsi dal maligno.
Freddie, è finalmente libero.

Pubblicato il: 21/11/2019 da Skatèna