Area: miglior band del prog italiano per il #SondaggioRCA
Dare un’etichetta a certi progetti musicali risulta complicato, specialmente quando si tratta di gruppi che amano la sperimentazione e si mettono continuamente in gioco. Ci sono molti termini che lasciano intendere influenze disparate e provenienti da scene diverse, a volte anche agli antipodi.
Negli anni ’70 si sviluppò il progressive, che trovò terreno molto fertile in Italia. Il corredo su cui poggiava le basi era quello del fusion, che fonde sonorità jazz, rock e funk, e della musica elettronica, che iniziava a diffondersi e far sentire la sua influenza con l’evoluzione dei sintetizzatori. Poi ovviamente c’erano il rock sperimentale e il rock ‘n roll.
A far convergere tutto questo, con risultati sorprendenti, furono gli Area, che avevano come obiettivo quello di creare una musica che fosse internazionale, come recita il loro nome completo (International POPular Group).
Gli Area sono i vincitori del nostro #SondaggioRCA.
La voce dell’inclusione
Sebbene il gruppo fosse costituito da fini sperimentatori, ognuno con il proprio percorso artistico e di ricerca personale, per comprendere a pieno la particolarità degli Area, bisogna soffermarsi sulla figura del loro frontman.
Efstràtios Dimitrìu, nasce ad Alessandria d’Egitto il 22 aprile del 1945 da genitori greci. Trascorre i suoi primi tredici anni di vita ad Atene, studiando pianoforte e fisarmonica al Conservatorio Nazionale. Dopo essere stato a Cipro per alcuni anni, si trasferisce a Milano nel 1962 dove si iscrive alla Facoltà di Architettura del Politecnico. Proprio in Italia, assume definitivamente il nome di Demetrio Stratos, e nel 1967 si unisce al gruppo I Ribelli come pianista e voce solista. Basta ascoltare la sua esibizione in Pugni Chiusi, per capire che non siamo di fronte ad un cantante ordinario.
In quegli anni il Beat andava per la maggiore, e la sua militanza nel gruppo milanese gli diede una certa notorietà, ma molto presto il suo lato sperimentale prese il sopravvento.
Gli Area vedono la luce nel 1972, e nel corso degli anni proporranno un nuovo modo di concepire la musica. Anche grazie all’attività da musicologo di Demetrio.
È nel 1976 che Stratos inizia a dedicarsi alla ricerca vocale. Si cimenta nell’ambito dell’etnomusicologia con il Centro di Studi di Fonetica del CNR di Padova, e arriva a perfezionare la tecnica vocale degli armonici, padroneggiando diplofonie, trifonie e quadrifonie, giungendo a toccare picchi di 7000 Hz. Il tutto partendo dallo studio delle varianti mongole e tibetane, ponendo l’attenzione sul superamento dei limiti della voce e del suo impiego come strumento assoluto.
Incrocia il suo cammino con quello di artisti seminali come John Cage e Tran Quang Hai, e propone per tutta la sua carriera (vita) un modello inclusivo di canto e musica, affermando l’importanza di capire che la voce è il nostro strumento più prezioso e che non bisogna utilizzarlo rimanendo nei limiti del conosciuto.
https://www.youtube.com/watch?v=zw9VchoL-Po
Ensemble di ricerca
La personalità e la ricerca di Demetrio hanno trovato modo di coesistere con quelle dei suoi compagni di gruppo. Dall’anima blues di Patrick Djivas e il suo basso, sostituito poi da Ares Tavolazzi, passando per la caratura intellettuale di Patrizio Fariselli e le sue acrobazie sulle tastiere, che si uniformavano alla batteria di Giulio Capiozzo. Nei vari cambi di formazione, che hanno visto avvicendarsi tra loro musicisti di qualità mondiale, tra i punti fermi, insieme a Stratos, c’era Paolo Tofani, che si unisce a loro nel ’73. Le sue ricerche lo hanno portato ad intraprendere anche la via spirituale, diventando monaco Hare Krishna, per poi sperimentare strumenti a corde di paesi lontani, fino a svilupparne uno su misura per lui: il Trikanta Veena.
Dopo la presentazione di personaggi di questa natura, immaginare che gli Area fossero un progetto che varcava i confini della musica conosciuta non è cosa difficile.
Il lavoro rende liberi
La produzione discografica degli Area si apre nel ’73, in modo tutt’altro che banale. Arbeit macht frei palesa già dal titolo contenuti impegnati e prese di posizione. La prima traccia – Luglio, agosto, settembre (nero) – si apre con una voce femminile che rivolge uno struggente appello in arabo al suo Habibi. Gli Area esordiscono con una traccia sul dramma palestinese, facendo una scelta politica e coraggiosa, e con delle sonorità tanto sperimentali quanto toccanti.
Segue la title track, che rimanda alle tante anime che hanno varcato i cancelli dei campi di concentramento nazisti, per non percorrere mai la stessa strada a ritroso, lavorando per l’arricchimento altrui. Perdendo la vita per una guerra tanto assurda quanto disumana.
Con la terza traccia, poi, incitano alla ribellione. Consapevolezza è un manifesto di sperimentazione, dove l’inizio progressive lascia il passo al jazz improvvisato del secondo intermezzo, accompagnando un testo criptico, che invita però ad una piena presa di coscienza.
Anche il lato B dell’album è un coacervo di sperimentazione. Tra le tre tracce, spicca L’abbattimento dello Zeppelin, dove il jazz si fonde a sonorità talvolta cacofoniche, apparentemente sconnesse, e ai vocalizzi di Stratos.
Questa prima fatica discografica è il perfetto manifesto degli Area – International POPular Group. Chi decide di seguire la loro evoluzione da qui in poi, lo fa nella consapevolezza di poter incontrare brani ostici, ricerche messe insieme quasi a forza, ma mai casualmente. Gli Area rompono gli schemi, e lo fanno nella più totale libertà espressiva.
Area – Luglio, agosto, settembre (nero)
https://www.youtube.com/watch?v=b-LoVh_UudI
Tra radici e terre inesplorate
La band di Milano deve aver avuto parecchio materiale da parte. Perché dopo un solo anno, esce un altro lavoro di complessità sorprendente.
Caution Radiation Area si apre con la meravigliosa Cometa Rossa. Un insieme di più culture compone l’apertura del brano con sonorità divise tra oriente e mediterraneo. Un attimo di calma, e la voce magistrale di Demetrio ritrova le sue radici, cantando in greco. Il mood è evocativo, straziante, isolato e prosegue fino all’esplosione strumentale che riprende l’intro. Nel 2013 il brano ha trovato nuova vita, quando a Mauro Pagani furono affidate le musiche che avrebbero accompagnato la pellicola di Gabriele Salvatores con John Malkovich a capo di una comunità criminale in Educazione Siberiana.
Spicca anche Brujo, che esprime perfettamente la scarsa fruibilità di questo album, che si fa contenitore di improvvisazione ed esperimenti. Elemento sublimato nella traccia conclusiva: Lobotomia.
La scena di Educazione Siberiana accompagnata da Cometa Rossa
https://www.youtube.com/watch?v=g-HMAsdk_vg
Sulle strade della gente che sa amare
“Guarda avanti non ci pensare
La storia viaggia insieme a te“
L’uscita di Crac!, sempre per la Cramps Records, rappresenta un passo degli Area verso gli ascoltatori. Il disco aumenta la notorietà del gruppo grazie a brani molto più fruibili come L’elefante bianco e Gioia e rivoluzione, ancora oggi tra le migliori canzoni di sempre del panorama italiano (e non solo).
L’impegno politico c’è ancora, così come non mancano i virtuosismi e l’approccio variegato di derivazioni culturali disparate. Tuttavia i passaggi diventano più orecchiabili, e finalmente si può ascoltare un loro disco cantando alcune canzoni (o almeno provandoci).
Ne L’elefante bianco chiamano di nuovo all’azione, in prima linea col pugno alzato, con lo sguardo rivolto al futuro, ma senza dimenticare la storia. Un brano che emana odore di sovvertimento, come Gioia e rivoluzione. Anche in questo caso godiamo di una maggiore orecchiabilità, con un testo di commovente bellezza, manifesto di pace, gioia e, appunto, rivoluzione.
“Il mio mitra è un contrabbasso che ti spara sulla faccia“
La musica diventa un’arma. L’unica arma tollerabile, in grado di smuovere le coscienze, di consegnare messaggi e ideali, di dar voce agli invisibili. Di regalare gioia e amore.
Area – L’Elefante bianco
https://www.youtube.com/watch?v=qRr6T9-5kvc
Punto d’arrivo
Con Maledetti (maudits), gli Area riprendono la loro vena esplorativa e continuano a prendere posizioni importanti con le tematiche di cui si fanno promotori. In Scum cantano uno scenario in cui le donne realizzano la loro ascesa al potere dopo secoli di discriminazioni e sottomissione. Stratos torna anche alle sue radici, cantando una ninna nanna in greco in Gerontocrazia. Attinge dal popolare, con filastrocche e un cantato mai banale, e dal punto di vista sonoro tornano a modalità di difficile comprensione. Ancora una volta riescono a stupire, facendo sempre il contrario di quello che i loro fan si aspettano, senza mai perdere l’ispirazione.
Le ricerche di questi musicisti, musicologi e intellettuali straordinari confluiscono poi nell’ultima fatica in studio che annovera Stratos tra le loro fila.
Gli Dei se ne vanno, gli arrabbiati restano! esce nel 1978. All’interno di questo disco confluiscono tutte le sfaccettature dell’identità artistica di Demetrio. Il recitato, che già era presente ne La mela di Odessa in Crac!, ma anche in Scum dell’album precedente, prende di nuovo vita in Acrostico in memoria di Laio. I testi esplorano dimensioni intime, come quelle della psichiatria in Hommage à Violette Nozières, accompagnato da un riff di mandola presente in tutta la traccia, e quella danzante in Ici on Dance!.
La vera perla di questo disco, però, è Return from Workuta. Un maestoso pezzo strumentale in cui la voce-strumento di Demetrio Stratros prende definitivamente forma. Il suono del corno che pervade la prima porzione di brano risuonando ostinatamente è eseguito dal cantante portando le mani alla bocca. Poi si apre la seconda parte, introdotta da un giro di basso etereo, sul quale subentra di nuovo Stratos, che con una tecnica tecnica vocale incantevole imita il suono del flauto balcanico, creando un commovente connubio con il sintetizzatore che accompagna la traccia verso la chiusura.
Area – Return from Workuta
https://www.youtube.com/watch?v=_77GGaJ6KYs
Un destino incredibilmente amaro ci ha portato via Demetrio a soli trentaquattro anni, lasciandoci il dubbio sulle scoperte e le innovazioni che sarebbe riuscito ad introdurre. La carriera degli Area in quanto gruppo musicale è continuata con alti e bassi, divorzi e matrimoni, con altri due album e molti concerti. Quel vuoto, però, è estremamente difficile da colmare.
L’eredita del loro cantante è tanto grande da aver ispirato altri grandi musicisti e studiosi, ma ancora oggi viene da chiedersi come sarebbero stati i successivi album degli Area se fosse ancora tra noi.
In tutto il panorama del rock progressivo, non solo quello italiano, questa band si è distinta per originalità e per attitudine, e il loro rimane un modello che ancora oggi nessuno è riuscito a replicare.
Demetrio Stratos – Foto Marco Benna
https://www.flickr.com/photos/marcofluens/5373148976
CC BY 2.0