Beastie Boys: compie 31 anni Paul’s Boutique
Hey, hey, hey, hey, ladies
One more time, ain’t it funky now?
di Skatèna
Che io stia in fissa coi Beastie Boys non è un segreto, tant’è che appena salta fuori una notizia fresca che li riguardi o quando vi è una ricorrenza relativa a qualche loro produzione del passato, non perdo tempo ad omaggiarli, proprio come in questo caso, visto che oggi è l’anniversario dell’uscita del loro disco/capolavoro Paul’s Boutique, secondo album in studio pubblicato dalla Capitol il 25 luglio 1989 con cui la posse bianca più influente negli annali dell’hip hop provava in un colpo (riuscendoci) a diventare adulta e a suicidarsi commercialmente.
Questa la formazione per Paul’s Boutique:
- Michael Diamond – Voce e batteria
- Adam Horovitz – Voce e chitarra
- Adam Yauch – Voce e basso
- Mario Caldato Jr. – Tecnico del suono (campionamenti)
- Dust Brothers – Campionamenti
- Dj Hurricane – Dj
- Spartiacque nella vicenda del trio, “Paul’s Boutique”. Avendo sdoganato il rap presso la platea rock più giovane con l’attitudine sguaiatamente punk e i riff hard di “Licensed To Ill” (decuplo platino negli USA!) riuscendo miracolosamente nel contempo a guadagnare il rispetto dell’originale scena nera, i nostri eroi procedevano allegramente a violare qualunque obbligo l’industria discografica imponga alle sue stelle – un suono il più possibile riconoscibile e simile a se stesso, nessuno scarto eccessivo fra un disco e l’altro, qualche canzone trainante in ogni album – in una collezione senza pause di hip hop duro e puro, senza quasi traccia delle chitarre di “Licensed To Ill” e un unico brano (Hey Ladies) spendibile sulle radio. Non bastasse: copertina priva di titoli, a rimarcare la volontà che l’opera venisse fruita come assieme, ove l’esordio era alla lunga sembrato una raccolta di 45. Ed è questa la maniera giusta di accostarsi al disco in ogni senso più “nero” dei Beastie Boys. Alla sua uscita da molti vennero dati per finiti. Cominciava invece un’altra storia. (Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.407, marzo 2019).
Rispetto al disco precedente Licensed to Ill prodotto da Rick Rubin, i Beastie Boys si avvalsero della collaborazione di diversi artisti dando vita ad un coloratissimo mix dai molteplici stili e dalle sonorità più disparate, dal rock al funk al soul, il tutto impepato da campionamenti di brani di Johnny Cash, Beatles, Pink Floyd e Led Zeppelin.
Tuttavia Paul’s Boutique fu un flop commerciale, vendette quasi un milione di copie, sebbene riuscisse ad entrare nelle classifiche con l’unica hit Hey Ladies.
Che l’album fosse un capolavoro, fu riconosciuto solo molto tempo dopo, quando il successo planetario tornò a corteggiare i Beastie Boys portando ad un recupero/rivalutazione del loro materiale musicale uscito in passato: Paul’s Boutique fu quindi visto sotto una nuova luce e gli venne riconosciuto il giusto valore, tanto che ancor oggi è ritenuto tra le migliori produzioni hip hop di sempre.
Quanto al nome dell’album, si tratta di un omaggio ad un certo Paul, proprietario dell’omonimo negozio di abiti usati all’incrocio di Manhattan nel Lower East Side in cui i Beastie Boys all’epoca “si rifecero il look”.
Pubblicato il: 24/07/2020 da Skatèna