CCCP Fedeli alla Linea: compie 35 anni “Affinità e Divergenze”, capolavoro punk/wave
…non studio, non lavoro, non guardo la TV, non vado al cinema, non faccio sport..
di Skatèna
Nel 1986 i CCCP-Fedeli alla linea davano alle stampe per la Attack Punk Records il loro primo album in studio (in formato LP di colore rosso e con numero di catalogo APR 10) 1964-1985 Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti e noi – Del conseguimento della maggiore età, spesso abbreviato con il titolo Affinità e divergenze.
Sono passati dunque 35 anni da quando Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Umberto Negri, Annarella Giudici e Danilo Fatur, diedero alla luce questo vero e proprio gioiello del punk-rock nostrano dall’impatto a dir poco devastante.
Quando uscì, il disco ottenne un discreto successo a livello di vendite, ed è da molti considerato un ottimo lavoro: Piero Scaruffi, nel suo A History of Italian Rock Music, lo ha posizionato al 1º posto nella classifica dei migliori album della storia del rock italiano.
- “Affinità e divergenze”: un viaggio allucinato senza luci nella notte da “Parma a Reggio a Carpi”, “Affinità e divergenze”, ovvero l’altra faccia degli ’80. (Impatto Sonoro)
- Un vero capolavoro della new wave europea, capace di fondere un’avanguardia senza pretese intellettualoidi con l’immediatezza del punk rock. (Storia della Musica)
- In questo connubio, così spinto da apparire spesso surreale, tra provincia italiana e avanguardie internazionali, sta la grandezza del gruppo, il cui fervore punk è incarnato anche fisicamente dal cantante-sciamano Giovanni Lindo Ferretti: ossuto, nevrotico, allucinato, quasi una sorta di John Lydon padano. (Onda Rock)
- Nel panorama italiano degli anni 80 spicca un esperimento particolarmente ben riuscito, condotto da due menti geniali e disturbate, due autori completamente originali e innovativi, Giovanni “Lindo” Ferretti e Massimo Zamboni. Ferretti è l’autore delle liriche e il cantante dei CCCP, Zamboni è il chitarrista e compositore musicale del gruppo. La formazione è particolarmente originale, con i due affiancati da un bassista, Umberto Negri e da due straordinari performer: Annarella, soubrette del Popolo e Fatur, mimo del Popolo. Le parti ritmiche, curate dal bassista, sono suonate da una drum-machine e questa, per un gruppo punk, è un’altra evidente anomalia. All’epoca gli stessi CCCP mi raccontarono della difficoltà di trovare un batterista adeguato al loro stile e di un annuncio, pubblicato sulla stampa locale, nel quale cercavano un batterista di “Punk filosovietico – musica melodica emiliana”. Ovviamente risposero soltanto pochi batteristi di liscio. (Magazzininsesistenti)
Quest’album ha costituito uno dei miei primi ascolti, ha in un certo senso segnato la mia adolescenza, dunque è un piacere scriverne ricordandolo, tanto più che presenta, in un’atmosfera “in bilico tra il cupo e il decadente“, i suoni che più mi affascinano da sempre, in primis quelli che risentono dell’ascendenza di Franco Battiato, oltre quelli di matrice punk, o la dark wave britannica di Bauhaus e PIL, o ancora la new wave, non tralasciando la carica energica in stile MC5 e le influenze mitteleuropee come l’industrial degli Einsturzende Neubaten o l’elettronica dei Kraftwerk, il tutto permeato da un’ironia di fondo dissacrante e spiazzante. (Kalporz)
Di tutto l’album, ecco le mie due tracce preferite:
1.Curami: anthem punk/wave dal caratteristico suono dello xilofono nella sezione ritmica. Nel video qui sotto, i CCCP la eseguono live a Torino nel 1987:
- La relazione amorosa vista da Ferretti: una cura per la paura di essere soli e di non essere accettati. La richiesta di una possibilità si manifesta nella ripetizione innumerevole, ossessiva e frenetica del verso “Solo una terapia”. (Impatto Sonoro)
- I CCCP cantano le psicosi di una generazione di zombie, che percorre gli anni 80 di traverso, sentendosi costantemente fuori posto. Per questo, più che l’amore e i buoni sentimenti, invocano una cura, una medicina che liberi la mente dagli incubi paranoici da cui è ossessionata: “Prendimi in cura da te, curami, curami”, implora Ferretti con il suo canto rantolato, tra il giro punk della chitarra e i tintinnii stranianti di uno xilofono; poi, la canzone sembra quasi incantarsi nella reiterazione ossessiva (altro tipico espediente dei CCCP) della frase “Solo una terapia, solo una terapia!”. Alla fine, non restano che il bit meccanico della batteria elettronica e gli ultimi spasmi dello xilofono. Non siamo molto lontani dalle crisi di nervi dei PIL. (Onda Rock)
Di seguito, i CCCP live a D.O.C. nel 1988 operano una fusione da brividi tra l’inno degli alpini e Curami:
2. Io sto bene: la mia numero uno, la composizione “più newwavemente apatica” del disco, caratterizzata da una bella chitarra in distorsione e da una base ritmica robusta, e che nel video che segue potete apprezzare eseguita in versione live nel 1994 dai CCCP ormai diventati CSI:
Pubblicato il: 23/11/2020 da Skatèna