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“Chi ascolterà questa merda? Un cane?”: compie 54 anni Pet Sounds dei Beach Boys

“Chi ascolterà questa merda? Un cane?”: compie 54 anni Pet Sounds dei Beach Boys

Chi ascolterà questa merda? Un cane?” – battuta sprezzante che Love fece a Wilson quando quest’ultimo gli fece ascoltare i brani su cui stava lavorando per Pet Sounds.

Abbiamo cercato di catturare l’amore spirituale, quello che non può essere trovato da nessun’altra parte del mondo” (Brian Wilson).

di Skatèna

Era il 16 maggio del 1966 quando uscì Pet Sounds (Capitol Records), undicesimo album in studio dei Beach Boys, interamente ideato, composto ed arrangiato da un irrequieto Brian Wilson che allora aveva solo 23 anni e faceva un uso massiccio di droghe psichedeliche.

Pet Sounds, uno dei dischi che, per il suo livello di innovazione tecnica, genialità, complessità, profondità e introspezione, è considerato tra i più influenti della storia della musica, rappresentò un addio alle surfin’ hits che avevano caratterizzato il passato musicale dei cinque ragazzacci di Hawthorne, cittadina a sud-ovest di Los Angeles in California, e, in un certo senso, il trionfo dell’arte, dell’amore e delle emozioni contro quelli che erano i diktat del momento, ma soprattutto contro il cinismo dell’industria musicale.

  • Non è semplicemente un disco pop, ma una sinfonia tascabile in tredici movimenti che ha più a che fare con l’arte che non con le classifiche di vendita. (Panorama)

Wilson affermò che il titolo del disco era una sorta di tributo a Phil Spector: se ci fate caso, le parole “pet” e “sounds” hanno le stesse iniziali del suo nome.

Il mito del surf

A metà anni degli anni Sessanta, la musica, soprattutto in California, era molto legata al mito del surf, che non era solo uno sport, ma un vero e proprio stile di vita, improntato su valori quali l’audacia, il coraggio e la libertà oltre che su uno spiccato individualismo.

Di seguito, il videoclip di uno dei brani di surf music molto in voga all’epoca: Apache degli Shadows.

Fu Wilson a fondare i Beach Boys assieme ai fratelli Carl e Dennis, al cugino Mike Love e all’amico Al Jardine.

Tra i cinque componenti originari, l’unico che usava realmente la tavola da surf era Dennis: fu lui, dunque, la musa ispiratrice dell’idea di fare un certo tipo di musica che fosse rappresentativa del mondo del surf.

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Nacque così, nel 1961, la spensierata Surfin’, che aprì la strada al successo di altre hit solari come Surfin’ safari, I get around , Barbara Ann, Fun, fun, fun e Surfin’ U.S.A.

Pet Sounds vide la luce in un periodo in cui Wilson si ritirò a vita privata e smise di andare in tour con i Beach Boys per concentrarsi su se stesso e sulla scrittura e la registrazione dei brani. Wilson da solo ideò l’intero album, senza l’aiuto degli altri membri della band, che però poi sfruttò per le parti vocali.

In Pet Sounds, la musica non ha niente a che vedere con le sonorità originarie dei Beach Boys, essendo molto più “matura” e sperimentale: sono stati utilizzati strumenti insoliti, come campanelli di biciclette e il theremin (strumento elettronico che non prevede il contatto fisico dell’esecutore per essere suonato), ma anche suoni ambientali tra cui l’abbaiare dei cani (per esempio quello di Banana, il pet di Wilson).

Anche le tematiche affrontate cambiano rispetto ai dischi precedenti: non si parla più di belle ragazze, di automobili sfreccianti e di lunghe ed interminabili estati trascorse in spiaggia e in riva al mare, ma si va più a fondo e si lavora d’introspezione, scavando tra i sentimenti.

Tra le fonti ispiratrici di Pet Sounds ci sono i Beatles, che nel dicembre 1965 avevano dato vita alla versione americana di Rubber Soul: Wilson, che l’aveva ascoltata, una volta ebbe a dire: “Ecco. Ora sono davvero spinto a fare un grande album”.

Brian Wilson nel 1966

La maggior parte delle canzoni di Pet Sounds furono scritte tra il dicembre 1965 e il gennaio 1966 da Wilson insieme al pubblicitario Tony Asher.

Mike Love, insieme a Carl e Dennis Wilson, furono convocati per le loro parti vocali quando tornarono dal loro viaggio in Estremo Oriente.

L’album include anche due pezzi strumentali, Let’s Go Away for Awhile e Pet Sounds.

Tutte le basi furono realizzate in alcuni studi di Los Angeles, e ci si servì di una piccola orchestra formata dai migliori turnisti dell’epoca: infatti nei brani si possono udire vari strumenti, dai violini agli ottoni, dal pianoforte al clavicembalo, dall’armonica al sassofono, fino ad arrivare al summenzionato theremin in I Just Wasn’t Made For These Times (poi utilizzato anche in Good Vibrations).

La tecnica di registrazione di Wilson consisteva principalmente in una rielaborazione del famoso Wall of Sound di Phil Spector, tramite i registratori Ampex a 8 tracce.

A questo punto mi sembra doveroso aprire una piccola parentesi su Phil Spector, produttore discografico statunitense, il primo ad avere unito al proprio mestiere anche quello del compositore e del musicista, sicuramente è da annoverarsi tra gli artisti più rivoluzionari della della musica contemporanea. Inventore della tecnica di produzione musicale e registrazione del Wall of Sound, grazie a cui riuscì a trasformare le canzoni in mini-sinfonie, Spector fu pioniere del sound di alcuni gruppi femminili degli anni Sessanta come le Ronettes, e collaborò anche con artisti del calibro di Tina Turner, Leonard Cohen, i Ramones, i Beatles (con questi ultimi realizzò il loro ultimo album Let It Be).

Phil Spector con John Lennon

Il metodo di registrazione usato da Wilson funzionava così: prima si creavano le basi con l’orchestra che suonava dal vivo, poi si aggiungevano le parti vocali. Come Spector, Wilson fu dunque un pioniere dell’uso dello studio come strumento.

Nel video che segue, Wilson all’opera mentre registra Good Vibration con i Beach Boys, canzone che doveva essere inclusa in Pet Sounds, ma che alla fine fu eliminata dalla relativa scaletta, poiché egli sosteneva che aveva ancora bisogno di tempo per affinarla. Fu pubblicata alcuni mesi dopo come 45 giri.

  • Mostrando il gruppo ritratto in un’atmosfera inconsueta e precocemente autunnale, già la copertina di “Pet Sounds” lasciava presagire che l’estate celebrata dai Beach Boys, quella lunga estate che sembrava non dovesse conoscer mai fine, volgeva ora al termine. (Onda Rock)

Il 15 febbraio 1966, i Beach Boys si recarono allo zoo di San Diego per posare per le fotografie della copertina di Pet Sounds. Le foto furono scattate da George Jerman.

Pet Sounds non riscosse un enorme successo negli USA, come era accaduto per i lavori precedenti dei Beach Boys, ma nel Regno Unito, dove raggiunse il 2º posto delle classifiche e fu positivamente accolto sia dal pubblico che dalla critica.

Il tempo, comunque, gli ha reso giustizia, come spesso accade, tra l’altro, per le opere d’arte più epiche.

L’album fu adorato da artisti come Clapton, Dylan ed Elton John.

Paul McCartney parlò spesso dell’influenza di Pet Sounds sui Beatles, specialmente sull’album Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band (God Only Knows era tra l’altro la sua canzone preferita dei Beach Boys).

Credo che nessuno sia musicalmente istruito finché non ha ascoltato quell’album. (Paul McCartney)

Pubblicato il: 16/05/2020 da Skatèna