Chiara Ferragni: quando sognare costa poco (e non cambia nulla)
di Valentino De Luca
E’ stato l’evento dell’anno, il royal wedding italiano.
Il matrimonio tra la fashion blogger Chiara Ferragni ed il rapper Fedez ha occupato non solo le pagine dei rotocalchi, come si sarebbe detto un tempo, bensì le bacheche social di mezzo mondo.
Con oltre 60 milioni di interazioni ai post ed alle dirette che per tutto il giorno venivano accuratamente aggiornate dallo staff degli sposa, se non dai diretti interessati, quello dei #Ferragnez è stato sicuramente uno degli eventi mediatici.
Tra i diversi numeri snocciolati in questi giorni sul giorno del sì (i milioni di sponsorizzazioni di Alitalia, Fendi, Dior,Trudi,etc…) e le analisi di commentatori e gossippari, mi ha colpito un’idea in particolare che, come tutte le idee ripetute in maniera costante, ha rischiato di diventare opinione diffusa prima e granitica realtà poi.
Ovvero che l’affermazione dell’imprenditrice cremonese, che sulla propria immagine ha creato un impero mediatico e non solo, sia una storia di successo che può ispirare milioni di donne in tutto il mondo verso la conquista di una propria affermazione professionale.
Insomma una sorta di via femminile, se non addirittura femminista, al successo e al denaro.
Ma sarà proprio così? E’ Chiara Ferragni la versione italica dell’american dream?
Può il successo di questa giovane ragazza di ottima famiglia essere paradigmatico per milioni di donne di umile estrazione e dal lavoro più che modesto?
E ancora: può il sistema economico in cui viviamo permettere che ci siano migliaia di Chiara Ferragni? O piuttosto ne mostra una per illuderne mille?
A queste ed altre domande risponde in una bella intervista la redattrice di The Vision Jennifer Guerra, autrice dell’articolo “IL FEMMINISMO AZIENDALE È L’ESPRESSIONE PIÙ DISTRUTTIVA DELL’EMANCIPAZIONE FEMMINILE“
Pubblicato il: 10/09/2018 da Redazione Radio Città Aperta