Cronache di una (non) Groupie. Capitolo 1
Dove tutto ebbe inizio.
Iniziamo subito col dire che non ho praticamente niente della vera Groupie: non sono abbastanza disinibita, non mi reputo abbastanza figa e, in fin dei conti, ai concerti ci vado per la Musica e non (soltanto) per i Musicisti. Diciamo anche che ho un passato musicale da cancellare: a 11 anni il mio cantante preferito era Marco Masini a 13 Vasco Rossi, e a 20 anni la musica per me era ascoltare distrattamente una radio qualunque o ballare sbronza per la miliardesima volta una hit degli Ska-p.
Fino a quando, negli anni in cui consideravo ancora i Subsonica un gruppo figo e sapevo poco del mondo al di fuori della Provincia, ascoltai per la prima volta un disco Joy Division e fu un pò come perdere la Verginità. La verginità che ho perso ancora una volta quando sono arrivata 10 anni fa a Roma: dopo un periodo di assestamento nel quale mi ero illusa di potermi trasformare in una diligente impiegata che si accontentava di fare la spola tra casa e lavoro, finalmente dopo averla incontrata l’ho anche conosciuta. Ho conosciuto la Roma dei locali e dei localari, quelli che ti chiedono “sì ma quanta gente mi porti”, la Roma dei concerti e dei sold out, quelli veri e quelli simulati, la Roma della tessera Arci che quella volta che cambi borsa ti serve e che quella volta che ce l’hai devi farti la tessera di un altro circuito.
La Roma degli apericena, del “ma che cosa sono gli hipster”, delle lezioni di prova gratuite, dei corsi dei workshop degli stage, del rebirthing e delle costellazioni familiari; la Roma dove arrivare puntuali è quasi maleducazione ma quella volta che arrivi in ritardo la maleducata sei tu, quella degli appuntamenti cronometrati, degli appuntamenti presi tre mesi prima che ti saltano all’ultimo minuto, la Roma degli appartamenti con vista panoramica sul palazzo di fronte, del “non ti faccio il contratto così risparmi anche tu”, la Roma che se ti devi spostare con i mezzi quel giorno ci saranno nell’ordine sciopero della metro e degli autobus, targhe alterne, strade sprofondate ponti crollati, temporali, alberi caduti, l’invasione delle cavallette l’invasione aliena.La Roma delle manifestazioni, dei centri sociali sgomberati, dei locali sequestrati, degli spazi sempre più stretti così che a volte hai paura che ti si restringano pure i desideri. La Roma dalla quale ormai non riesco più a separarmi. E se continuerò questa follia della scrittura forse anche voi saprete perché.
..per vedere le mie cicatrici, si paga
per ascoltarmi il cuore —
funziona eccome.
[Sylvia Plath – Lazarus]
Pubblicato il: 27/05/2018 da Redazione Radio Città Aperta