David Bowie: compie 51 anni “The Man Who Sold the World”
I spoke into his eyes, “I thought you died alone
A long long time ago”
Il 4 novembre 1970 David Bowie pubblicava negli Stati Uniti per la Mercury Records il suo terzo album in studio The Man Who Sold The World (in Gran Bretagna uscì nell’aprile dell’anno successivo).
Per questo disco Bowie si avvalse della collaborazione di due artisti/personaggi chiave: il bassista e futuro produttore di questo e di altri suoi album Tony Visconti, e il chitarrista Mick Ronson, che poi sarebbe stato il centro propulsore di quello che, di lì a poco, diventerà il gruppo di Ziggy Stardust: gli Spiders from Mars.
Con The Man Who Sold the World volevo lavorare in una specie di strano microcosmo da cui l’elemento umano era stato escluso, dove si aveva a che fare con una società tecnologica. Quel mondo era un territorio sperimentale in cui poter fare cose pericolose senza che nessuno corresse troppi rischi, a parte i rischi delle idee. (David Bowie)
- […] un album di rock ruvido e ogni tanto deliberatamente pesante, con testi che omaggiavano Aleister Crowley e Friedrich Nietzsche. E questo da parte di un ventitreenne che in copertina aveva un vestito femmineo, l’aria delicata e la posa della Paolina Borghese del Canova. (Rockol)
La titletrack fu poi pubblicata come B-side del singolo Life on Mars? nel giugno del 1973 e narra la storia di un uomo in stato confusionale (che ha perso il controllo) non più capace di riconoscere se stesso.
Alcune delle lyrics della canzone si basano su ANTIGONISH, poema del 1899 scritto dall’educatore e poeta americano William Hughes Mearns:
As I was going up the stair
I met a man who was not there
He wasn’t there again today
I wish that man would go away
La canzone, interpretata da numerosi artisti, primi fra tutti i Nirvana, fu definita da Peter Murphy dei Bauhaus
“the first true goth record.”
Il protagonista di The Man Who Sold The World è un uomo che ha perso il controllo verso la realtà. In lui possiamo rispecchiarci noi tutti, che
- “travolti dal frenetico andare dei tempi moderni, celiamo, nascondiamo e trasformiamo il nostro essere, il nostro apparire e il nostro pensare. Chiunque abbia mentito a sé, chiunque abbia tratto vantaggio dall’essere scambiato per qualcun altro, chiunque si sia creato un personaggio, un mondo a parte per ottenere successo, può essere considerato “the man who sold the world”. A perdere il controllo con la realtà si rischia seriamente di dimenticare chi siamo, di adattarci al costume che indossiamo solo perché la società ci conosce così e crediamo che solo vendendo il nostro mondo, il nostro modo di essere, potremmo essere accettati“. [Auralcrave]
Solamente dopo alcuni anni il disco ebbe il meritato riconoscimento per il suono e la concezione compositiva d’avanguardia. […] Decidemmo di creare qualcosa che fosse allo stesso tempo nuovo e classico, lo chiamavamo il nostro Sgt. Pepper. (Tony Visconti).
- Ma più ancora che dalla deriva hard blues, il disco è caratterizzato da una diffusa cupezza che lo rende massimamente anticommerciale e impegnativo. Pare che molta della responsabilità sia dovuta al luogo che aveva funto da sala prove al tempo, una spelonca del periodo Edwardiano lugubre anzichenò, ma forse e piuttosto sono i gravissimi problemi di schizofrenia del fratellastro di Bowie, ricoverato in una clinica per pazzi furiosi appena fuori Londra, ad ispirare, oltre ai testi cupi e tormentati, i toni claustrofobici e l’uso degli strumenti nelle loro estensioni tonali più basse. (Storia della Musica)
Articolo a cura di Skatèna.
Pubblicato il: 03/11/2020 da Skatèna