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DRIVE IN SATURDAY con ALESSANDRO SGRITTA ed EUGENIO STEFANIZZI

Luca Dell'Anna - Tactile

DRIVE IN SATURDAY con ALESSANDRO SGRITTA ed EUGENIO STEFANIZZI

“Fare festa in tempo di guerra”: quando i Desert Storm portarono la techno a Sarajevo

“Fare festa in tempo di guerra”: quando i Desert Storm portarono la techno a Sarajevo

Everyone’s dead – your granny, everything. But if these guys have come all this way in this crazy vehicle and they’re doing a party, then it must be getting better. That’s what people think… (Keith Robinson)

 

Articolo a cura di Skatèna

 

La storia dei Desert Storm è unica e indimenticabile. [freeteknomusic.org]

Pensate che nel 1994 partirono alla volta delle regioni balcaniche (furono a Tuzla per capodanno, a Sarajevo poi), dove riuscirono anche ad organizzare un evento musicale proprio mentre quell’area geografica era martoriata dall’ennesimo, sanguinoso e aberrante conflitto tra popoli. [A. Kola]

Uno dei primi illegal i Desert Storm lo organizzarono a Glasgow nel 1991, in un magazzino in disuso vicino al porto. L’evento fu un vero successo

… with hundreds of people enjoying music late into the morning hours. 

Chi vi prese parte dovette pagare l’ingresso, ma a causa di alcuni problemi sorti con dei “gangster” locali che cercavano di controllare l’accesso alla serata danzante, le “feste” successive si decise di renderle gratuite.

Chi ha sostenuto e seguito i Desert Storm ricorderà certamente le loro continue sfide alla repressione legislativa attuata dal governo conservatore inglese nei confronti di rave, feste libere e più in generale verso i festival organizzati in quegli anni.

[Tradotto e liberamente adattato da freeteknomusic.org]

Qui sotto, uno dei tweet del 21 settembre 2016 con cui venne annunciata la morte di Keith “Keef” Robinson, tra i fondatori dei Desert Storm:

  • Tragically on the 18th of September 2016, one of the godfathers of the UK and European free party scene, Keith Robinson, progenitor of Desert Storm Sound System and illegal rave stalwart ended his life in the river Thames in circumstances as yet unclear. Keith was always a massively influential character on the movement both in terms of application (his military precision when it came to organising illicit fiestas was legendary) and ideology. He and Desert Storm introduced a socially conscious element to a scene that could, on occasion, veer towards the nihilistic, hedonistic and escapist. Keith wanted to improve the existing world as opposed to creating an alternate society inhabited by a select few. [Datacide Magazine]

Nei primi anni Novanta, gli acid house parties divennero tra gli obiettivi della repressione politica, per cui li si organizzava in zone ben lontane dalle aree residenziali, ovvero in posti come magazzini occupati, basi militari vuote, spiagge, boschi o campi.

Il culmine della repressione si ebbe nel 1994 con il Criminal Justice and Public Order Act, che introdusse numerose restrizioni e una riduzione dei diritti esistenti a favore di pene consistenti per alcuni comportamenti definiti “anti-social“. La motivazione principale fu osteggiare le “feste”, in risposta ai fatti occorsi durante il Festival di Castlemorton del 1992.

Con quella legge, dunque, i free party furono “bannati”, mentre vennero conferiti nuovi poteri alla polizia per fermarli e sequestrare le attrezzature di chi li organizzava.

Fu così che i Desert Storm presero parte ad una massiccia protesta a Trafalgar Square a Londra (la celebre Reclaim the Streets), che vide la partecipazione di circa 10mila persone.

In quella occasione i Desert Storm vennero avvicinati da un membro dei Workers Aid for Bosnia, che chiese loro se volevano organizzare per capodanno un “gig” per risollevare il morale degli abitanti nelle zone colpite dalla guerra.

Fu così che, mettendo a repentaglio la propria vita, i Desert Storm acconsentirono, e quel dicembre del 1994 partirono per i Balcani con 5 “aid convoy trucks“, attraversando il fronte alla volta di Tuzla.

La neve cadeva inarrestabile e il freddo era tremendamente pungente, per cui il loro viaggio fu rallentato di qualche settimana, ma alla fine arrivarono a destinazione “sani e salvi”. 

Storming Sarajevo è un filmato che documenta la loro avventura mentre sui loro trucks trasportavano cose di ogni tipo, generi alimentari, penne, libri, medicine, perfino preservativi, tutti beni che avrebbero distribuito alla festa di Capodanno a Tuzla, e successivamente in un locale disco a Sarajevo.

A party’s a party to me. Bosnia, wherever it is, it’s just a party – Keith Robinson

Durante una delle loro “serate danzanti” invitarono a partecipare anche alcuni militari, e la polizia locale consentì loro di continuare a metter musica ad alto volume purché “a luci spente”, visto che il fronte era a pochi chilometri di distanza.

In quella occasione anche alcuni militari si misero a ballare fino alle prime luci dell’alba.

Nel documentario seguito al viaggio dei Desert Storm a Sarajevo, Keith Robinson ha affermato:

We don’t think that music is a luxury. We think it’s an essential. Yet it’s always one of the first casualties of war.

È intorno a un viaggio che si coagula una delle più grandi azioni del movimento, quella spedizione della tribe inglese Desert Storm proprio nel cuore nero dell’Europa, a Tuzla e Sarajevo durante la guerra, nel ’94, a portare un po’ di speranza e umanità in forma di battiti tekno a chi viveva da mesi e mesi sotto assedio – Vanni Santoni, Free party, nomadismo e Unione Europea

Per saperne di più sui Desert Storm ed avere un quadro più completo sul loro viaggio che qui ci occupa, segnalo due interessanti articoli in lingua inglese scovati in giro per il web.

Il primo è tratto da freeteknomusic.org e offre una panoramica generale di ciò che i Desert Storm sono e hanno rappresentato.

Il secondo porta la firma di Ray Philp e va più nello specifico, nel senso che parla proprio della missione del sound system di Glasgow nelle zone dei Balcani colpite dalla guerra nel 1994/95, è anche corredato di belle foto e si intitola Partying During Wartime (da cui ho tratto ispirazione per il titolo del mio).

Voglio concludere facendovi ascoltare la musica di questo liveset rimasto ben impresso nella mente di chi ha amato la techno e le feste di una volta… è opera di Keef… e per un anno l’ho scelta come sigla di apertura del programma che ho condotto su Radio Città Aperta.

Che dire… stupenda!

Pubblicato il: 24/08/2019 da Skatèna