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Forse Rino Gaetano non è mai stato figlio unico…

Forse Rino Gaetano non è mai stato figlio unico…

di Karol Lapadula

Rino Gaetano, mito inclassificabile e transgenerazionale, il magico cantautore e burlone di successo che nel ’78 si presentò sul palco dell’Ariston cantando Gianna in frac, cilindro e scarpe da tennis. scomparve troppo giovane: morì che aveva solo trent’anni, in un incidente stradale sulla via Nomentana, il 2 giugno 1981.

Come immagine di copertina per l’articolo che oggi dedico a questo grande cantautore e maestro di ironia, ho scelto un murales realizzato dallo street artist Carlos Atoche che si trova a Castelverde, un avamposto della città di Roma.

Il mio omaggio a Rino glielo faccio con due sue canzoni: Mio fratello è figlio unico e La ballata di Renzo.

Entrambe sono legate dallo stesso filo conduttore.
Mio fratello è figlio unico, tristemente profetica, fu scritta infatti da un giovane Rino che di lì a qualche anno sarebbe rimasto vittima di un sinistro stradale.
Ma il presagio più inquietante, nei suoi testi, è consegnato a La ballata di Renzo, che racconta l’odissea di un ragazzo in fin di vita respinto da più ospedali romani:

La strada molto lunga / s’andò al San Camillo / e lì non lo vollero per l’orario./ La strada tutta scura / s’andò al San Giovanni / e lì non lo accettarono per lo sciopero…

La canzone fu scritta nel 1971 e anticipò di 10 anni la tragedia che avrebbe vissuto lo stesso Rino dopo l’incidente avvenuto a Roma, sulla Nomentana, quella notte del 2 giugno 1981, alle 3.55.
Mentre stava tornando a casa a bordo della sua Volvo 343, rimase travolto da un camion che viaggiava in senso opposto all’altezza di via Carlo Fea. L’autista disse di aver visto l’auto sbandare paurosamente ad alta velocità e andare a sbattere contro la fiancata dell’autotreno.
Così raccontò la cronaca del «Corriere» il giorno dopo: «Soccorso dagli agenti della polizia stradale di Settebagni, il cantautore veniva portato in gravi condizioni all’ospedale». Sarebbe morto alle 6 del mattino.
Ma come il Renzo della canzone, anche Rino fu respinto da diversi ospedali che non erano in grado di accogliere un uomo con il cranio sfondato. Il Messaggero precisò che l’ambulanza (dei Vigili del Fuoco) aveva chiesto invano ospitalità al Gemelli, al San Filippo Neri, al San Giovanni, al Cto della Garbatella, al San Camillo.
Il Policlinico, ultima spiaggia, non era attrezzato per interventi di neurochirurgia, come ammise il direttore sanitario dell’ospedale.

Partì un’inchiesta, che sarebbe stata archiviata dopo 10 anni. «Come Buscaglione», titolarono i giornali. Nessuno scrisse: come Renzo… (fonte: Corriere della Sera).

Quando penso a Rino Gaetano, in automatico mi viene in mente un altro immenso artista cult, anch’egli scomparso prematuramente: Andrea Pazienza.
Come ha sostenuto Rosario Pipolo in un suo scritto, forse nessun fumettista è stato così musicale come Paz: “La sua matita disegna rock puro e le sue storie, i suoi personaggi, sono i versi delle canzoni di Rino Gaetano tradotti in nuvole parlanti. Ad unirli non è la morte sfacciata che se li è portati via troppo presto, né tantomeno il volto dell’attore Santamaria sia nel film Paz che nella fiction tv Ma il cielo è sempre più blu”.

E come R. Pipolo, anche io a volte penso che forse Rino Gaetano non è mai stato figlio unico, perché ha un fratello gemello riconosciuto in Andrea Pazienza.


Crediti foto: obbino, flickr / CC BY 2.0

Fonte: https://le-citazioni.it/autori/rino-gaetano/fonte/

 

Pubblicato il: 02/06/2020 da Skatèna