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Guns N’ Roses: compie 33 anni Appetite for Destruction

Guns N’ Roses: compie 33 anni Appetite for Destruction

di Davide Calcabrina

È l’estate del 1980, Axl Roses ha 18 anni e sta uscendo da una fermata della metro a Manhattan, New York.

Sulle scale un senzatetto lo guarda e gli dice: “You know where you are?! You’re in the jungle baby! You’re gonna die!”
“Sai dove stai andando?! Tu sei nella giungla, ragazzino! E ci morirai”

Sette anni dopo, esattamente il 21 luglio 1987, irrompe sulla scena musicale, come un carrarmato in un negozio di cristalli, Appetite For Destruction che si apre con il brano “Welcome to the jungle” e con quella frase.

Nasce la leggenda dei Guns N’ Roses. Cinque ragazzi, tra i 20 e i 25 anni, stavano per cambiare la storia della musica.

Uno degli album più venduti al mondo, tra singoli, cover, versioni rimasterizzate, parliamo di quasi 40 milioni di copie.
Ogni brano una storia, ogni brano un graffio, un urlo sfacciato e anticonformista gridato in faccia alla benpensante borghesia americana che aveva e avrebbe continuato a plasmare la cultura occidentale dell’ultimo ventennio del ventunesimo secolo.

La copertina stessa fu uno shock, tanto da dover essere cambiata immediatamente ma non abbastanza in tempo per evitare che diventasse leggenda.
La cover originale vedeva un quadro dell’artista pop surrealista Robert Williams che ritraeva una ragazza legata che stava per essere stuprata da un robot.
Non c’era nessun intento di promuovere lo stupro, né da parte dei Guns né tantomeno dell’autore del quadro. In realtà, la donna era l’umanità, l’America se vogliamo, vittima sacrificale dell’ascesa dell’affarismo, delle logiche economiche, delle tecnocrazia di banchieri ed economisti, i colletti bianchi, un progresso che sviliva le identità e le peculiarità soggettive ed individuali.
Ma non andava bene, era decisamente troppo. Pochi giorni di vita sul mercato e fu ritirata dalle vendite.

A prendere il suo posto fu l’ormai leggendaria croce con i 5 teschi raffiguranti i membri della band; in senso orario, Izzy Stradlin, Duff McKagan, Slash e Steven Adler, al centro Axl Rose. Ad ispirarla il tatuaggio che lo stesso Axl aveva sull’avambraccio.

Dopo i fasti degli anni 70, la scena musicale mancava di quella potenza viscerale tipica del Rock. C’erano meravigliose eccezioni ma per lo più i rocker sembravano stanche imitazioni di loro stessi, impegnati ad autoincensarsi tra virtuosismi stilistici e poco altro.
Non a caso era l’epoca della working class hero di Bruce Springsteen, immenso, ma simbolo di un genere che ripuliva l’anima rock dalla sua innata sfrontatezza. Faceva muovere i giovani senza far incazzare troppo i genitori.
In buona sostanza, mancava quel senso di ribellione spesso legato ad atteggiamenti autolesionistici e distruttivi. Quel “ci avrete morti ma mai come vorreste voi”.

L’album è composto da dodici tracce, le tematiche spaziano dalla critica sociale, all’amore, trattato in termini sia erotici che sentimentali, al rapporto con la perdizione, l’abuso di alcol e droghe che mai, i membri della band, si son fatti mancare.
Del resto si chiama Appetite For Destruction.
Difficile scegliere un brano simbolo dell’album; dalla già citata “Welcome to the jungle” a “Sweet Child o Mine” che contiene uno degli assoli di chitarra più noti al mondo, “Nightrain”, “It’s so easy”, il rock tribale di “mr. Brownstone” e poi una delle canzoni più iconiche della band, quel capolavoro che risponde al nome di “Paradise City”.

“Paradise City” ha una genesi sinergica quanto particolare.
I ragazzi erano su un pulmino che li riportava a Los Angeles dopo un live allo “Stone” di San Francisco.
Avevano suonato, bevuto, fatto sesso, usato droghe, erano euforici.
Axl, con in mano una chitarra, comincia ad improvvisare poche note sulle quali intona “take me down to the paradise city..” Duff McKagan, lo guarda, lo ferma e lo fa ripartire accompagnandolo con il suo basso.. Slash sorride, posa una birra e aggiunge: “Where the girls are fat and they’ve got big titties” (dove le ragazze sono grasse e hanno grandi tette), tutti ridono. Ma ripartono da lì…
La parte improvvisata da Slash sarà poi modificata con una meno irriverente “Where the grass is green and the girls are pretty” (dove l’erba è verde e le ragazze son carine). Pare che Slash, a tutt’oggi, non abbia ancora digerito tale modifica.
La “Paradise City” era Los Angeles e la canzone fu presa a simbolo delle rivolte, degli anni successivi, contro la malapolitica e il malaffare che stavano attanagliando la città californiana.
Potenza del Rock.

Il rock, in fondo, è questo. Non bussa alle porte, non si pulisce le scarpe prima di entrare. Il rock accade e basta. Questo accadde con Appetite for Destruction, questo successe grazie ai Guns N’ Roses.

Official video
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Pubblicato il: 21/07/2020 da Davide Calcabrina