I Mudhoney ritornano con Plastic Eternity, «una corsa a capofitto tra i protogeneri del rock chitarristico»
I don’t need no cure, just wanna float in your space
Like our dissolving forms, let our fears get erased
Era dal 2018, anno di pubblicazione di Digital Garbage, che i Mudhoney, tra le band fondamentali degli anni Novanta, “non si facevano sentire” nel senso letterale del termine.
Ma ora Mark Arm e soci sono tornati e lo fanno col loro stile di sempre, tra distorsioni e attitudine garage punk, portando all’attenzione del pubblico il loro ultimo lavoro, targato ovviamente Sub Pop, e dal titolo Plastic Eternity:
«una corsa a capofitto tra tutti i protogeneri del rock chitarristico, con un occhio attento alle idiozie di cui è pieno il mondo negli anni venti del XXI secolo», come si legge in una nota di presentazione della loro etichetta.
- Il centro di gravità musicale dei Mudhoney si trova da sempre dentro un suono energico e distorto di retaggio sixties – una sorta di grunge filologico che più che mescolare hard rock, punk e psichedelia per come erano maturati negli anni Ottanta, attingeva alle sorgenti e alle radici comuni nel garage rock di vent’anni prima, con piglio beffardo e audace. (Sentire Ascoltare)
Il disco contiene 13 tracce, tutte registrate in pochi giorni al Crackle & Pop! di Seattle sotto la produzione di Johnny Sangster.
Di seguito, Almost Everything, singolo che ha anticipato l’uscita odierna dell’album:
Fonte immagine in evidenza: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Mudhoney_%282936210242%29.jpg
Pubblicato il: 07/04/2023 da Skatèna