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Il 30 aprile 1983 ci lasciava colui che elettrificò il blues: Muddy Waters

Il 30 aprile 1983 ci lasciava colui che elettrificò il blues: Muddy Waters

Got my mojo working, but it just won’t work on you 
I want to love you so bad, I don’t know what to do

Publicity photo donated to the Rock Hall Archives

Il 30 aprile 1983 se ne andava per sempre uno dei chitarristi più grandi della storia della musica e l’inventore del blues elettrico: Muddy Waters (McKinley Morganfield), al cui singolo del 1950 “Rollin’ Stone” (pubblicato con la Chess Records) si ispiró Brian Jones, quando propose ai suoi compagni di band di chiamarsi Rolling Stones.
Dylan arrivò in un secondo momento con la sua Like a Rolling Stone. 

Nato il 4 aprile 1913 a Rolling Fork, con la sua voce aspra e la sua chitarra slide, Muddy riuscì a traghettare il blues dalle piantagioni del Delta alle strade di Chicago, elettrificandolo e gettando così le basi del rock & roll.

https://youtu.be/HzTlB-TjAzM

Nella sua band passarono alcuni tra i più grandi talenti blues e grazie alle sue canzoni si sono formate generazioni di artisti, primi tra tutti i Rolling Stones, i Led Zeppelin ed Eric Clapton. Quest’ultimo lo considerava un padre e se lo portò dietro come guest star durante il suo tour del 1979; l’ultima apparizione pubblica di Waters è stata proprio ad un concerto di Clapton, a Miami, in cui suonò Blow Wind Blow.

Il suo primo strumento fu l’armonica ma ben presto si innamorò perdutamente della chitarra.
Allievo di Son House, dal quale apprese la tecnica del bottleneck, nel 1944 comprò la sua prima chitarra – una Stella – da Sears e Roebuck, a Chicago.Ed è sempre a Chicago che nel 1947, con l’aiuto di Leonard Chess, incise il suo primo 78 giri, ottenendo l’anno successivo un grande successo con ‘I Can’t Be Satisfied’.
La sua etichetta era la Aristocrats Records, che diventò presto Chess Records dopo essere stata rilevata da due dei soci, Leonard e Phil Chess: il primo brano ad esser pubblicato fu proprio Rollin’ Stone. 

Da quel momento in poi fu una continua ascesa al successo grazie a brani del calibro di ‘Rolling Stone’, ‘Hoochie Coochie Man’, ‘Mannish Boy’, ‘Got My Mojo Working’.

Negli anni ’50 Muddy era idolatrato dai giovani neri di tutto il Sud. Nel 1958 suonò il primo blues elettrico della storia d’Inghilterra, dando vita al movimento che avrebbe sfornato i Rolling Stones e gli Yardbirds.

Al Newport Jazz Festival 1960 ottenne per la prima volta il consenso del pubblico bianco.

Nel 1981 usci “King Bee“, il suo ultimo LP ufficiale, partecipò al Festival Jazz di Victoria in Spagna, e l’anno successivo incise session con Rolling Stones, Buddy Guy ed Eric Clapton. Morì a Chicago  per infarto il 30 Aprile 1983. Sulla sua lapide, nel cimitero di Restrale, si legge: “The mojo is gone, the master has won” (il “mojo se n’è andato, il maestro ha vinto).

Poco dopo il suo funerale, B.B.King dichiarò: “Dovranno passare anni e anni prima che la maggior parte della gente comprenda quanto è stato grandioso per la storia della musica americana”.

Se ancora non lo avete fatto, vi consiglio di vedere il film del 2008 ‘Cadillac Records’, scritto e diretto da Darnell Martin, che ripercorre l’ascesa e il declino della label Chess Records e racconta la storia del blues, focalizzandosi proprio su Muddy Waters. Il cast è mozzafiato: Adrien Brody (Leonard Chess), Cedric the Entertainer (Willie Dixon), Mos Def (Chuck Berry), Columbus Short (Little Walter), Jeffrey Wright (Muddy Waters) e Beyoncé (Etta James).

https://youtu.be/CP0d5yJR7Yc

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Pubblicato il: 30/04/2019 da Skatèna