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Intervista a GIMBO: “Tra miliardi di stelle” esprime il desiderio di “incontrare” il Mondo partendo dalle proprie certezze personali

Intervista a GIMBO: “Tra miliardi di stelle” esprime il desiderio di “incontrare” il Mondo partendo dalle proprie certezze personali

Ho avuto il piacere di intervistare il cantautore romano Giampietro Pica in arte Gimbo, che mi ha parlato del suo nuovo videoclip ‘Tra miliardi di stelle’ (pubblicato da Redgoldgreen).

Il brano, estratto dall’album ‘Come l’uomo della Luna’ pubblicato lo scorso febbraio, vede anche la partecipazione straordinaria del musicista jazz Javier Girotto.

1-      Come mai il nome Gimbo? Cosa significa?
È un soprannome che avevo da piccolo. In effetti, aveva solo il senso del gioco, per abbreviare il nome. Recentemente, poi, ho scoperto che è molto diffuso in alcune zone del Mondo dove ha vari significati ed è stato divertente scoprirli.

2-      Nel videoclip “Tra miliardi di stelle”, diretto da Alternative Production, percorri i territori del Centro Italia che sono stati colpiti dal terremoto nel 2016. Il video mostra una natura incontaminata tra montagne, boschi e cascate: dove è stato girato, a chi hai voluto dedicarlo e quale il messaggio che hai voluto dare?
È stato girato tra il parco nazionale dei Monti della Laga-Gran Sasso ed i Monti Sibillini (piana di Castelluccio). Il video è dedicato ai luoghi delle mie origini, territori magnifici in grado di trasmettere forti emozioni. Quei luoghi sono visti come avamposti da cui guardare il Mondo e a cui far ritorno.

3-      Tra ritmi e accenti dal gusto patchanka, nel brano “Tra miliardi di stelle” emerge la parte solista del musicista jazz Javier Girotto che si insinua tra strofa e ritornello creando un fil rouge che abbraccia tutto il pezzo…  Come definiresti la musica che proponi?
È un brano che descrive il desiderio di “incontrare” il Mondo partendo dalle proprie certezze personali. Proprio per questo è la colonna sonora del video, perché quei posti rappresentano i miei punti fermi. La sensibilità di Javier Girotto ha, poi, enfatizzato il dialogo in musica tra terre e culture e credo che questo abbia dato ancora più senso a tutto. La sensazione è che questa musica porti da qualche parte. Parè sia così per chi l’ascolta e questo mi fa veramente piacere.

4-      “Tra miliardi di stelle” è estratto dall’album ‘Come l’uomo della Luna’ uscito lo scorso febbraio su tutte le piattaforme digitali e pubblicato da Redgoldgreen. Un disco andata e ritorno come un viaggio, quasi un concept attraversato da pezzi di vario genere: ce ne parli?
Il disco è stato realizzato in circa quattro anni. Questo periodo ha catalizzato esperienze umane, viaggi e percorsi imprevisti. Come canto in uno dei brani, l’album “racconta una storia che parla di me” ma che credo valga un po’ per tutti. Le emozioni legate a posti vissuti, persone incontrate e anche il cambiamento del modo di guardare il Mondo. Superare quelle paure maturate con la crescita che sono limiti assurdi per poi mettersi in gioco. Non a caso il secondo singolo estratto dall’album è stato “Sulle mie tracce” con ospite Fabrizio Bosso, nel quale descrivo una riflessione sul come guardare le cose: avere la stessa voglia di un bambino di vivere il Mondo, quantomeno di provarci.

5-      C’è una traccia dell’album a cui sei particolarmente legato?
Il primo singolo estratto “9ore” con ospiti Rastablanco e Frankie Bellani, quello è un brano cui tengo particolarmente. È un dialogo con le cose belle ed importanti della vita che non ci lasciano mai. Sono sensazioni, credo, universali. Nel viaggio di una persona c’è più di qualcosa e di qualcuno che ci resta addosso senza perdersi.

6-      Tanti sono gli ospiti presenti sul disco, musicisti appartenenti a mondi tanto diversi ma che tu hai saputo far convivere uniti dalla tua visione…
Si è così. Dal reggae al jazz, dalla world music al pop. La cosa entusiasmante è stato vederli dialogare e ascoltarne il risultato. Il disco è stato un punto di incontro fisico in un viaggio musicale a volte dai risvolti imprevedibili.

7-      Per questo disco ti sei ispirato a qualche musicista/gruppo in particolare?
Si è partiti da quello che avevamo. Come dice Paolo Santambrogio (co-produttore del disco):”voce e chitarra”. Abbiamo così pian piano preso spunto dal cantautorato italiano ed internazionale. Artisti che si accompagnavano con la chitarra: qui il folk, il blues e tutta la popular music l’hanno fatta da padrone.
Però volevo che tutto quel mondo, che da sempre mi accompagna, dialogasse con la musica reggae, che in effetti è la cultura che più ho coltivato nel tempo. Credo si percepisca la ricerca e le contaminazioni: è stata una bella avventura ritrovarsi in quel vortice di idee e stili.

8-      Che musica ascoltavi da ragazzo? Quali erano i tuoi artisti preferiti?
Ascoltavo ed ascolto veramente di tutto. Anche oggi non mi precludo alcuna esperienza, ma ovviamente la regola è sempre quella: se ti colpisce qualcosa continui ad ascoltare, altrimenti cambi.
Anche con i miti o le icone uno cerca la sua musica, questo è il bello di un linguaggio universale ma anche totalmente istintivo come la musica…

9-      Cosa ne pensi dei talent show? Se ti proponessero di prender parte a un talent, accetteresti?
Mah, non credo che quella dimensione sia nelle mie corde… non alimento alcun pregiudizio nei confronti di questo tipo di “opportunità” ma conoscendomi non riuscirei a comunicare molto di me…

10-  Progetti musicali in cantiere o eventi musicali a cui prenderai parte nel prossimo futuro?
Progetti musicali molti e ci stiamo lavorando con grande attenzione. Speriamo di realizzare tutto quello che abbiamo in testa. Il tempo dirà la sua.


Intervista a cura di Skatèna.

Tutte le immagini sono state gentilmente concesse da Nextpress.

 

 

Pubblicato il: 19/07/2021 da Skatèna