Intervista a Santo Trafficante: “Sicario su commissione”, fuori il nuovo album targato Time 2 Rap Records
di Karol Lapadula
Ho avuto il piacere di intervistare il rapper italo-tedesco Santo Trafficante, uno dei più longevi rappresentanti del filone hardcore/gangsta rap, in occasione dell’uscita di “Sicario su commissione” (Time 2 Rap Records), il suo nuovo album disponibile da martedì 26 ottobre in tutte le piattaforme digitali e in cd.
Di solito, quando devo fare delle interviste radiofoniche ad un artista/musicista mio ospite, mi piace rompere il ghiaccio chiedendogli il significato del suo moniker, o il perché del titolo di una sua canzone o di un suo album: come mai hai scelto di chiamarti SANTO TRAFFICANTE?
Il nome Santo Trafficante me l’hanno dato i miei amici nel 1997/98 dopo l’uscita di “Donnie Brasco”, un film di mafia con Al Pacino e Johnny Depp, in cui appare questo personaggio realmente esistito di nome Santo Trafficante Jr. Si tratta di un boss della Florida, che ha preso le redini degli affari del padre (Santo Trafficante Sr.) e oltre a vari business tra gli Stati Uniti e Cuba, qualcuno lo collegava all’omicidio di JFK. Il legame con me nasce dal fatto che sono di origini siciliane come questo personaggio e che il mio nome di battesimo è effettivamente Santo. Perciò, alla fine i miei amici hanno aggiunto solo il nome Trafficante ed io ho scelto di mantenere questo alias. È stato pure il fascino per questa tipologia di film a farmi tenere questo nome – pellicole di alto livello cinematografico come Goodfellas e Il Padrino, che soprattutto da giovane guardavo con entusiasmo. Ma non ero solo questo, pure il Rap americano stesso era ed è infuso di riferimenti a La Cosa Nostra americana e io come italiano mi sono sentito ancora più stimolato a adottare questo nome di un boss italoamericano. La cosa interessante è che ho realmente conosciuto le figlie di Santo Trafficante Jr. attorno al 2009. Dopo avermi contattato via e-mail, tra di noi si è istaurato un rapporto amichevole e successivamente ci siamo incontrati a Roma presso un albergo di 5 stelle del centro. Quell’incontro in qualche modo ha pure certificato e sancito il fatto che sto utilizzando il nome di loro padre e nonno.
Tu sei uno dei più longevi rappresentanti del filone hardcore/gangsta rap, attivo da fine Anni ’90 con decine tra album, EP, mixtape e singoli, dove hai collaborato con nomi rappresentativi della scena come Guè Pequeno, Noyz Narcos, Bassi Maestro, Gionni Gioielli, Inoki, Marracash e molti altri: cosa rappresenta per te la musica, e oltre che col rap, con quali generi musicali sei cresciuto?
La musica – e in particolare il Rap – per me è una grande passione, e infatti mi considero un fan della musica Rap, prima ancora di essere un artista. Credo che sia questo il vero segreto della passione per un’arte. Seguo e studio con attenzione tutto quello che esce dagli Stati Uniti, quella che è la culla e la mecca di questa cultura. Inoltre, sono in pratica fluente in inglese, perciò ho una comprensione totale dei contenuti americani. Posso dire con tranquillità di essere uno dei maggiori esperti di musica rap e cultura Hip-Hop in Italia. Ascolto tutto con spirito critico e mi piace scoprire sempre qualcosa di nuovo, senza pregiudizi o chiusure mentali. Il rapper medio di solito ha una conoscenza limitata di quello che è effettivamente il Rap e questa cultura: si basa su stereotipi e sentito dire. Pure per il fatto di essere un esperto, non mi piace vestirmi come gli americani e neanche seguire mode tipicamente americane. Da un lato è un modo superficiale di affrontare una cultura e dall’altro credo che sia anche un fatto di rispetto non scimmiottare la loro cultura, ma cercare di creare qualcosa di più originale e unico dalle loro basi, e soprattutto distinguersi in tutto e per tutto. Oltre alla musica rap ho avuto sempre una grande passione per la musica Jungle, un’ondata che è durata relativamente poco. Ma mi piace ascoltare pure altri generi musicali, come il Jazz (sto lavorando ad un progetto di jazz e rap fusion), musica classica, rock, musica sperimentale (pure in questo ambito sono attivo sotto un altro nome).
Ma, come nel caso di questo disco, la musica è pure una medicina per l’anima, una cura contro la pazzia del mondo – che indirettamente denuncio in quasi ogni canzone. Attraverso di essa riesco a tirare fuori tante energie negative e potenzialmente distruttive, come per esempio nella canzone “38 daa Roma” in cui sputo soprattutto odio, follia e violenza. Di fatti, dopo aver scritto testi del genere di solito sono mentalmente esausto, ma più tranquillo. La cosa bella è che tutto questo “male” resta su tracce audio. Infatti, sono più che grato per questo grande dono della musica, un modo per esprimersi e liberarsi di tanti sentimenti – positivi e negativi.
Quali artisti/band pensi ti abbiano influenzato maggiormente? Fammi una breve classifica delle 5 band o dei 5 artisti che più ami in assoluto.
È difficile stilare una lista di artisti preferiti, visto che ce ne sono veramente tantissimi che ascolto, stimo e rispetto. Ma dovendo fare una cernita, direi che senza dubbio quelli che mi hanno maggiormente stimolato ed ispirato ci sono Kool G Rap del Queens New York, Big L di Harlem New York, La the Darkman di Brooklyn New York, C-Bo di Sacramento California e forse Papoose di Brooklyn New York. Questi sono gli MC, che mi piace ascoltare da tanti anni e che hanno influenzato il mio modo di vedere e fare musica e che ritengo cruciali pure per il rap game in generale. Non si tratta di nomi grossi, ma posso dire con sicurezza che i grandi cambiamenti, gli stili innovativi e le tecniche nuove di solito escono da artisti meno mainstream. Ribadisco che si tratta di una classifica con tutti i limiti del caso, visto che la lista potrebbe essere infinita.
A me fanno ridere le classifiche standard che la maggior parte di rapper stila, con i soliti nomi. Credo che sia indice di poca conoscenza della musica Rap e poca voglia di scoprire tutto il talento che si trova fuori. La vera passione e conoscenza si misura con lo studio e la conoscenza seria e approfondita.
“Sicario su commissione” è il tuo nuovo album targato Time 2 Rap uscito su tutte le piattaforme digitali e su cd lo scorso 26 ottobre e che vede il feat. di molti artisti, tra cui Egreen, Metal Carter, Lord Madness. Questo disco si presta a svariate letture e interpretazioni, e da un primo e più evidente punto di vista, è la rappresentazione di una lucida follia, caratteristica del tuo modo di fare rap, che in questo lavoro viene portata all’estremo: qual è il messaggio che vuoi consegnare ai tuoi ascoltatori?
Posso dire che il messaggio è stratificato. Da un punto di vista strettamente rap-tecnico, voglio trasmettere il fatto che Santo come rapper è il numero uno. Questo può sembrare una banalità, ma nel Rap è cruciale. Si è MC (Master of Ceremony) anche per superarsi ed essere il migliore – ed io lo sono.
Da un punto di vista più superficiale l’album può anche essere letto come la visione “classica” del predatore di strada, che cerca di sopraffare il prossimo e vincere a tutti i costi in questa vita – con tutte le conseguenze che ne derivano: bara e galera.
Da un punto di vista più profondo, il disco è una rappresentazione delle estreme conseguenze del capitalismo. Io credo che il sistema attuale in cui viviamo, in effetti ci porterà verso l’autodistruzione, perché la corsa folle verso la crescita, in combinazione con una competitività senza regole e limiti, porterà la nostra società verso il disastro. Il senso di comunità non esiste più da un pezzo e vedo solo una guerra silenziosa per accumulare sempre di più, sopravvivere in questa giungla tecnologica ed apparire a tutti i costi. Alla lunga non è un sistema umano, soprattutto perché sembra non esserci mai una fine alla corsa sfrenata e senza senso verso i soldi. Con Sicario su Commissione cerco di mostrare gli effetti di tutto questo e quello che si trova potenzialmente nel futuro – una sorta di visione distopica, che spero che non si realizzi mai.
Il disco rappresenta anche una sorta di ultima ribellione alla società, una presa di posizione di principio contro la follia del mondo, contrapponendole ulteriore follia… Pensi che la musica possa aiutare a smuovere le persone e portarle a cambiare lo status quo?
Non credo in una musica che possa cambiare le coscienze o in una musica carica di idealismo. La musica ha proprio il limite di essere musica, perciò anche con le migliori intenzioni spiattellate in copertina e nelle canzoni, non credo che possa cambiare il mondo. Anche perché le lezioncine nella musica non le ascolta nessuno e i sentimenti “belli” per me sono artisticamente insignificanti e insipidi. È la storia degli ultimi 40/50 anni ad averci mostrato che nonostante tutte le buone intenzioni, non è cambiato un granché, anzi da molti punti di vista certe situazioni sono pure peggiorate. Serve altro per cambiare il mondo.
Io credo che il mio obiettivo, potrà essere solamente quello di creare nuovi punti di vista per l’ascoltatore e il “consumatore”. In pratica cerco di destabilizzare la realtà e porne di fronte una diversa a chi ascolta, più complessa ma anche più ricca, di quella che viene proposta dal rapper o trapper di turno, come pure dalle tv e dai media. Cercare di far capire che non bisogna mai appoggiarsi alle conquiste del momento e soffermarsi sulle apparenze, ma andare avanti nella ricerca e nello studio della realtà, che di solito è più complessa e stratificata di quello che appare.
Qual è il tuo stato d’animo oggi e quale canzone del disco lo rappresenta meglio?
Il mio stato d’animo attuale è tranquillo: da un lato ho una famiglia che mi conferisce forza e stabilità e a cui mi dedico con passione. Dall’altro lato è sempre presente una forte emotività interiore e uno scetticismo per gli avvenimenti nel mondo. Sono in genere poco concentrato su me stesso, ma più che altro sulle ingiustizie e le pazzie del mondo – pure per questo leggo libri su libri. Voglio comprendere il mondo e contemporaneamente farlo comprendere al prossimo. Mi anima uno spirito ribelle implacabile, che a quanto pare non vuole arrendersi. Alla fine, sono un grande ottimista e nutro nel mio cuore sempre la speranza che ci potrà essere un cambiamento positivo. Il cinismo della società contemporanea è un chiaro sintomo di “vecchiaia”, sia tra i giovani che tra le persone più mature, che non credono in nulla e vogliono solamente apparire. Al momento è la canzone Grazie Gesù che mi rappresenta maggiormente. Da un punto di vista religioso, la spiritualità – lo ammetto – anche un po’ distorta, mi accompagna tutti i giorni. So che quella canzone è una provocazione, ma anche nella realtà sono una persona combattiva e attiva nella lotta contro il “nemico” e non credo nel porgere l’altra guancia.
Tutte le produzioni (tranne la prima traccia prodotta da Seco) sono da te curate, e anche dal lato più prettamente musicale riesci a creare scenari sonori molto diversi tra loro, per cui deduco che ti piaccia “surfare” tra stili e generi: come definiresti il tuo modo di fare musica?
La cosa veramente bella della musica rap, è che riesce ad accorpare e fondere tanti stili in un unico genere. Le produzioni degli ultimi 30 anni ci hanno mostrato che la musica Rap si può combinare con ogni altro genere, attraverso il campionamento in primis, e successivamente attraverso la ricostruzione artificiale di sonorità, suoni e ritmiche attraverso i synth. Io ho pienamente abbracciato questo approccio della cultura Hip-Hop. Con questo voglio dire che attraverso la mia produzione musicale, sono riuscito moltissime volte a raggiungere l’obiettivo prefissato nell’ideazione e nella successiva creazione di una canzone, attraverso la combinazione di vari elementi musicali anche molto differenti. Riesco ad avere il “prodotto finale” come lo avevo immaginato. Ma devo sottolineare, che il mio modo di fare strumentali, è in linea con la tradizione della musica Rap: sto parlando di un uso massiccio di campioni più vari, di batterie in linea con l’anima di questa cultura e ritmiche molto Hip-Hop – ma sempre up to date, perciò attualissime. Tradizione nel mio caso non significa nostalgia, ma uno sguardo verso il futuro, ma con occhiali da esperto di musica rap, perciò con un bagaglio culturale ampio e soprattutto profondo.
Chi sono gli ospiti che arricchiscono la tracklist?
Tra gli ospiti sul mio disco spicca sicuramente il mio amico di lunga data Metal Carter, che è presente sul ritornello di “Grazie Gesù”, sulla traccia “Bless to be” e sulla posse track “Ultraviolence”. Su quest’ultima ci sono pure gli amici romani Lord Madness, Suarez e Fetz Darko – tutti rapper che conosco da tanti anni e che stimo per il loro lavoro. Inoltre, c’è il featuring di E-Green sul brano “Endless”, in cui ci scambiamo liricamente in extrabeat sulla strumentale e mostriamo le nostre skills, da veri rapper purosangue. Tra le altre apparizioni ci sono Akran che interpreta un ritornello melanconico sulla traccia “Sono” e Maurizio Leoni che suono il sax nell’outro della traccia. C’è pure un intervento parlato di un membro di una banda di Sacramento sulla traccia “Reverenzah”.
Svelami il significato dell’artwork del disco…
Innanzitutto, vorrei specificare che ho personalmente curato l’artwork del disco, come ho fatto pure per tutti i miei precedenti 35 lavori – una cosa mi rende molto felice, dato che riesco a fare sempre esattamente quello che immagino e nella massima libertà creativa. Sono un designer professionale, il ché mi avvantaggia non poco in questo. Passando all’artwork di Sicario su Commissione in particolare, si può leggere in vari modi. In primis ha lo scopo di colpire l’occhio del consumatore. Ho cercato volutamente di creare qualcosa di assolutamente diverso rispetto a quello che fanno gli altri e alle grafiche e i design del momento. È contro la mia natura artistica creare cose di “trendy” o alla moda; questo sarebbe un auto-tradimento della mia visione. Questa ricerca di distinzione, tra l’altro è una mia caratteristica artistica che porto avanti con coerenza e passione. Non voglio allinearmi a nessuno, ma essere un unicum. Con la foto in copertina ho voluto fare una dedica parallela: un chiaro riferimento a Malcolm X e al suo spirito ribelle senza mezze misure e una spiritualità molto distinta, ritratto in una foto molto simile, e allo stesso tempo un omaggio alla Boogie Down Production del South Bronx con il loro disco “By all means necessary”. Capire la storia e capire che non è solamente un passato, ma anche un presente attualissimo, come musicista per me è fondamentale. Fare musica deve includere una profonda conoscenza della storia e dei pionieri e contemporaneamente un perfezionamento continuo – io lo porto avanti da 25 anni. Sono le radici a rendere l’albero forte, sicuro e stabile.
Prossimi eventi musicali/concerti a cui prenderai parte?
Al momento non ho date precise, però sto lavorando a live ed eventi di vario genere per spingere e promuovere il mio disco.
Tutte le immagini sono state gentilmente concesse da Nextpress.
Pubblicato il: 07/11/2021 da Skatèna