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Local Natives – Time Will Wait For No One

Local Natives – Time Will Wait For No One

Di Matteo Giacchè

 

“Il tempo non aspetterà nessuno”, eppure i Local Natives ci hanno messo quattro anni per farci ascoltare un nuovo LP. Time Will Wait for No One esce il 7 luglio per l’etichetta Loma Vista Recordings. Già ad un primo ascolto si sente la mano i John Congleton alla prouzione, e un sound molto genuino e nostalgico.

Il disco si presenta come un manifesto della scena indie pop, senza perdere la vena hi-fi del gruppo. Desert Snow, con la sua chitarra acustica iniziale, i cori piuttosto catchy, che sul finire si fondono ai sintetizzatori e ad un riff di chitarra ipnotico, ne è un esempio. Il brano arriva dopo tre pezzi che aprono il disco in sordina, subito dopo Empty Mansions in cui la prestazione vocale i Taylor Rice e i controcanti racchiudono perfettamente lo spirito del gruppo.

Local Natives – Empty Mansions
https://www.youtube.com/watch?v=KCzaFxt5L_o

 

I temi del disco si rivoglono spesso alle relazioni personali, e alla ricerca di quel qualcuno che tutti desideriamo avere accanto. Ava, infatti, si contraddistingue per la ripetizione della domanda “come posso raggiungerti?”. Il brano è tra i migliori di questo lavoro in studio, con gli strumenti che si fondono in arrangiamenti perfetti, in un crescendo coinvolgente dall’inizio alla fine, che si conclude con gli ottimi vocalizzi di Rice che si accomodano perfettamente su chitarre e tastiera.

Gli ascolti non sono proprio leggeri, ma i Local Natives si lasciano anche andare con NYE, che si discosta dal mood generale dell’album, per regalarci un po’ di upbeat con batteria campionata e una linea di basso più sostenuta che accompagna perfettamente le chitarre distorte, prima che sfocino in un assolo finale.

Local Natives – NYE (Official video)
https://www.youtube.com/watch?v=sE9Vto2zmnE

 

Un buon ritorno per la band californiana, che difficilmente fa storcere il naso ai propri fan. Un disco ordinato e senza nessun tecnicismo esagerato, ma con un mood coinvolgente e alti picchi artistici. Come dimostrato in Paradise, il picco più alto dell’album, dove i sintetizzatori accompagnano l’ascolto con atmosfere sensuali, perfette per un malinconico tramonto in spiaggia domenicale.

 


 

Photo credits: Veronica Moyer

Pubblicato il: 08/07/2023 da Matteo Giacchè