Maria Callas nella Tosca diretta da Zeffirelli: “Vissi d’arte” @ Covent Garden (1964)
Vissi d’arte, vissi d’amore, non feci mai male ad anima viva!
Con man furtiva
quante miserie conobbi aiutai.
Sempre con fè sincera
la mia preghiera
ai santi tabernacoli salì.
Sempre con fè sincera
diedi fiori agl’altar.
Nell’ora del dolore
perché, perché, Signore,
perché me ne rimuneri così?
Diedi gioielli della Madonna al manto, e diedi il canto agli astri, al ciel,
che ne ridean più belli.
Nell’ora del dolor
perché, perché, Signor,
ah, perché me ne rimuneri così?
Il 2 dicembre 1923 nasceva a New York Maria Callas, nome d’arte di Anna Maria Cecilia Sophia Kalogeropoulos, tra i più grandi soprani del Novecento.
La sua voce, molto potente e dalla notevole estensione, era valorizzata da una tecnica sorprendente.
La Callas debuttò che aveva solo 17 anni ad Atene, al Teatro Reale, ma la sua consacrazione artistica avvenne dopo il 1950 con opere come la Norma, i Puritani, Lucia di Lammermoor, Macbeth e La Traviata. Fu così che si impose nei più grandi teatri del mondo, dalla Scala di Milano all’Opera di Roma, dal Metropolitan di New York all’Opéra di Parigi.
La “Divina” era anche una bravissima attrice, vi consiglio per esempio la visione del film Medea di Pier Paolo Pasolini, (venne diretta anche da Luchino Visconti in alcune recite).
L’ultima volta che si esibì in pubblico fu con il tenore Di Stefano a Sapporo nel 1974.
Purtroppo sono rare le registrazioni video delle opere interpretate dalla Callas. Tra queste vi propongo la Tosca al Covent Garden di Londra del 1964, per la regia dell’immenso Franco Zeffirelli:
La Tosca di Giacomo Puccini è un’opera lirica in tre atti, carichi di grande emozionalità e profondo pathos. La prima rappresentazione si tenne a Roma, al Teatro Costanzi, il 14 gennaio 1900. Quella sera, a causa di alcuni ritardatari, il direttore d’orchestra Leopoldo Mugnone interruppe l’esecuzione e ricominciò dall’inizio. Come accaduto per la Carmen di Bizet, anche l’opera di Puccini fu molto criticata dalla stampa, poiché si discostava dalle ultime fatiche del lucchese. Il tempo, però, fu ben presto galantuomo e l’opera, nell’arco di tre anni, fu rappresentata nei maggiori teatri del mondo.
Il libretto deriva dal dramma La Tosca di Victorien Sardou, rappresentato per la prima volta il 24 novembre 1887 al Théatre de la Porte-Saint-Martin di Parigi, il cui successo fu legato soprattutto all’interpretazione di Sarah Bernhardt.
Puccini vide per la prima volta La Tosca di Sardou al Teatro dei Filodrammatici di Milano nel 1889.
Una storia d’amore e di inganni…
Ecco la trama della Tosca:
- La Tosca di Puccini si apre con la fuga del console dell’ormai caduta Repubblica Romana Cesare Angelotti, evaso da Castel Sant’Angelo. Egli si rifugia nella chiesa di Sant’Andrea della Valle, nascondendosi nella cappella della marchesa Attavanti, sua sorella. Qui il console conosce il pittore Mario Cavaradossi, che sta lavorando ad alcune opere della chiesa, e costui, seguace delle idee politiche del console, promette di aiutarlo nella fuga. A interrompere il loro dialogo arriva Floria Tosca, celebre cantante ed amante di Mario che, colto di sorpresa, nasconde all’amata la presenza del console. Dopo una scenata di gelosia di Tosca, che ha intravisto un dipinto in cui Mario ha ritratto la marchesa mentre pregava nella chiesa, Mario la convince a calmarsi ela allontana. (Fonte: verona.italiani.it)
L’evaso, così, può uscire dal nascondiglio e rifugiarsi proprio nella villa di Mario e Tosca. Un colpo di cannone sparato da Castel Sant’Angelo avvisa che l’evasione è stata scoperta, così il barone Scarpia, capo della polizia, si mette sulle tracce del console. Entrato nella chiesa, nota che il paniere della colazione del pittore è vuoto e trova un ventaglio della marchesa fuori posto, intuendo che il fuggiasco probabilmente sarà passato di lì. Scarpia, innamorato di Tosca, mostra il ventaglio alla donna, alimentando i suoi sospetti. Quando costei va a cercare i presunti amanti, lui la fa quindi seguire da due sbirri.
- Il secondo atto si apre con l’agente Spoletta che annuncia al barone della cattura di Mario, il quale tuttavia non ha voluto svelare il nascondiglio dell’Angelotti. Scarpia, così, fa convocare Tosca, a cui l’amato tuttavia sussurra di non rivelare nulla. Alle grida di dolore di Mario, condotto nella stanza delle torture, Tosca però cede e rivela il nascondiglio del console. Scarpia lascia quindi andare Mario ma ricatta la donna,intimandole di concedersi in cambio della vita dell’amato e di un salvacondotto per lasciare Roma. Tosca in un primo momento esita ma, quando viene a sapere della morte di Angelotti, colma di ribrezzo accetta; tuttavia, quando il barone si avvicina per abbracciarla, Tosca lo pugnala a morte.
- Nell’atto finale Tosca può così correre dall’amato, in procinto di essere fucilato, per raccontagli della morte di Scarpia e del salvacondotto che li condurrà verso la libertà, a patto che Mario accetti di partecipare a un’esecuzione simulata. Il condannato accetta e cade davanti al plotone colpito da quelli che avrebbero dovuto essere finti colpi di fucile: quando infatti Tosca si avvicina, Mario è davvero morto in una pozza di sangue. L’inganno del barone è evidente e la donna, anche per scappare alle grinfie degli sbirri, sale sul parapetto del torrione e si getta nel vuoto, ponendo fine alla propria vita.
Pubblicato il: 01/12/2020 da Skatèna