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ARTISTA A LA VISTA (REPLICA) con NARRADOR CALLEJERO

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Musica oltre le sbarre: Intervista ai Behind Bars Collective

Musica oltre le sbarre: Intervista ai Behind Bars Collective
Behind Bars Collective

Behind Bars Collective

Uscito il 12 aprile per Ciqala Records e Side 4 Music, “Break Free (Prison Songs to Break Free from the Cage)” è l’atteso album d’esordio dei Behind Bars Collective, super band pugliese composta da Livia Monteleone, Bob Cillo e JJ Springfield, musicisti di grande esperienza attivi da diversi anni nel sottobosco musicale italiano e internazionale con progetti come Dirty Trainload, Santamuerte, Bob Cillo & Mafia Trunk e Couchgagzzz.

Il lavoro contiene anche un documentario per la regia dello stesso Bob Cillo, voce e chitarra della band, mentre la veste grafica è arricchita da una serie di tavole donate dal fumettista romano Zerocalcare. Abbiamo avuto il piacere di fare qualche domanda a Bob e Livia su questo interessante lavoro.

Ciao e benvenuti a Radio Città Aperta. Siamo sempre molto attenti a progetti come il vostro, che affrontano temi sociali importanti – e oggi abbastanza trascurati – come quello del carcere: ci raccontate come è nata l’idea di questo collettivo?

Bob e Livia: Grazie per la tua attenzione Ludovica.

Bob: Io e Livia già da anni condividiamo il progetto Dirty Trainload; nel repertorio della nostra band avevamo già toccato il tema “carcere”. Di lì è nata l’idea di mettere insieme un’antologia di “prison songs”. Abbiamo tirato fuori dal cilindro delle nuove idee che hanno preso la forma di brani originali. Così abbiamo deciso di creare una “concept band” dedicata esclusivamente al tema della detenzione carceraria, dal punto di vista della sua problematica sociale, politica e umana. L’idea è quello di illuminare quel “cono d’ombra” in cui la società avvolge le carceri. Il repertorio ha raggiunto piena maturazione con l’arrivo del batterista/percussionista JJ Springfield.

Livia: Ѐ stata davvero interessante l’evoluzione di Behind Bars Collective: dal proposito di creare un’antologia di “canzoni di prigionia” ad un vero e proprio progetto, attivo non solo musicalmente, ma anche come punto di riferimento per sensibilizzare e informare sulle questioni inerenti il carcere e ogni forma di prigionia. Attraverso le nostre canzoni cerchiamo di denunciare alcune realtà che sono inaccettabili, contro i diritti umani. Vogliamo creare interesse e offrire informazione veritiera usando il nostro palco e i nostri eventi.

Quanti musicisti ci sono nel collettivo e da quali esperienze provengono?

Bob: L’auto definizione “Collective” è una sorta di dichiarazione di intenti: una predisposizione all’idea di un ensemble aperto, come è accaduto durante l’esperienza laboratoriale in carcere. Il nucleo creativo è composto da me, Livia Monteleone e JJ Springfield, anche batterista e band leader dei Couchgagzzz. Formiamo un trio molto bene affiatato. Con Livia condivido la militanza di lungo corso in Dirty Trainload, io e JJ collaboriamo anche nel progetto Bob Cillo & Mafia Trunk. L’album è arricchito anche dal contributo di Fabrizio Semerano, musicista completo che ha avuto un ruolo importante nel definire il nostro sound.

Livia: Penso che uno degli aspetti più interessanti del nostro sound è dovuto proprio alla provenienza ‘stilistica’ di ciascuno di noi. Bob ha un’anima tremendamente Delta blues, intensissima, infuocata, che poi si è arricchita con le sue inclinazioni culturali lo-fi e garage. Vincenzo è una bomba, le sue band passate e presenti sono originalissime nel loro sound garage, “budget rock”. Io ho un passato musicale misto e molto Californiano, dove ho vissuto per 30 anni, che va dal blues-funk al punk, passando dalla psichedelia. Gran bella ricetta! Siamo quindi tre ma siamo un ‘collettivo’, quindi pronti ad abbracciare collaborazioni opportune. Fabrizio Semerano non suona live con noi, ma è come fosse parte della band, ed è presente nell’album.

artwork

Questo lavoro ha unito alla musica anche altri linguaggi, dal documentario al fumetto: come avete lavorato con il fumettista Zerocalcare e come si è svolta la realizzazione del documentario con la regia del vostro chitarrista e cantante Bob?

Livia: Abbiamo suonato per molte associazioni, fra le quali La Lima – Cassa di solidarietà contro il carcere e la repressione – un gruppo con cui abbiamo grandi affinità. Grazie a questi compagni, abbiamo avuto in dono da Zerocalcare le tavole di un libro che lui ha creato per le rivolte carcerarie del periodo ‘pandemia Covid 19’ – “Lontano dagli occhi, lontano dal cuore” – la cui pubblicazione e distribuzione affidò a La Lima.

Il documentario Rock oltre le sbarre era parte integrante del progetto di laboratorio musicale nel carcere di Trani. Uno dei motivi di questo progetto era la volontà di accorciare la distanza fra il ‘mondo di fuori’ e i detenuti e offrire le testimonianze dei partecipanti. L’altro motivo era dovuto al nostro entusiasmo di affidare questa nostra importante esperienza alle mani di un fuoriclasse: la professione di Bob Cillo da molti decenni è la produzione video, è bravissimo! …Vedete il documentario, sono 30 minuti, sarete d’accordo con noi!

Bob: Grazie Livia, non credo che mi si possa definire “un fuoriclasse” ma di sicuro abbiamo profuso tutti molto impegno e passione nella realizzazione del filmato.

Dopo aver portato la vostra musica all’interno di un luogo di detenzione, il carcere di Trani, pensate che questa esperienza si potrebbe ripetere, magari anche in altre città?

Livia: Ѐ difficile superare tutti gli ostacoli burocratici e ottenere tutti gli “OK” necessari per un’iniziativa in carcere. Ma noi non ci facciamo scoraggiare dal ‘red tape’ e ci stiamo riprovando. Speriamo di poter ripetere l’esperienza, e con nuovi elementi nel programma. Siamo pronti! Punteremmo volentieri sul carcere di Bari, perché è la nostra città. Speriamo di trovare delle amministrazioni… illuminate.

Nell’album, oltre a canzoni originali, ci sono quattro cover tra cui una bella versione di “The Mercy Seat” di Nick Cave. Il repertorio di brani rock, blues e di varie tradizioni sui temi carcerari è molto vasto: come avete scelto questi brani? Per caso avete già in mente un secondo volume?

Bob: Abbiamo setacciato il nostro immaginario usando la nostra sensibilità musicale come filtro. Non basta soltanto che un brano “parli di prigionia” per entrare a far parte del nostro repertorio. Ci interessa reinterpretare brani in sintonia con il nostro background formativo. Ogni brano selezionato deve essere “fatto nostro”: curiamo gli arrangiamenti con sentimento e personalità, non ci interessano rendition pedisseque.

Ci piacerebbe che il nostro album di debutto non restasse un capitolo isolato: abbiamo ancora molte frecce al nostro arco e intendiamo lanciarle tutte. Comunque il focus rimarrà sui nostri brani originali, non si torna indietro!

Livia: Bob ed io cominciammo il progetto proprio perché il repertorio di Dirty Trainload aveva una collezione di cover interessantissime sulla prigionia. L’idea originaria di un’antologia si è evoluta in questo vasto progetto in cui i brani originali hanno la precedenza, ma la scelta delle cover è per noi sempre difficile, poiché ci sono tanti brani storici – più o meno noti – che sono davvero intensi e bellissimi. “My Home is a Prison”, di Slim Harpo è un vecchio classic blues che non poteva mancare, e nessuno la può cantare meglio di Bob. “Fish in the Jailhouse”, di Tom Waits, offre una nostra versione intrigante, penso – ed aggiunge una presenza giocosa al nostro repertorio, spesso ‘high energy’. “Ward 81” dei Fuzztones è una bomba, musicalmente! Inoltre, menziona un altro capitolo molto ignorato: la detenzione nella psichiatria e la psichiatria nella detenzione. Gli abusi di farmaci, maltrattamenti, restrizioni corporee… da impazzire! Last, but not least, da te menzionata: “The Mercy Seat”, Nick Cave. Ѐ un brano che a lungo non riuscivo a cantare: così struggente che mi veniva un nodo alla gola! Leggete il testo; Nick Cave è un musicista unico e i suoi testi non sono da meno. Qui si parla di una esecuzione di pena di morte sulla sedia elettrica. Essendo statunitense, mi preoccupo e occupo anche di questo, da almeno quindici anni.

Behind Bars Collective

Behind Bars Collective

Avete in programma concerti in giro per l’Italia?

Bob: La nostra mission è divulgare il più possibile i temi di cui trattiamo. Il momento creativo e il lavoro in studio ci hanno costretto per un lungo periodo ad esibirci prevalentemente in ambito regionale. Ora abbiamo davvero tanta voglia di far conoscere il nostro progetto, le nostre idee e la nostra musica. Vogliamo tornare a suonare in giro per l’Italia, l’Europa e il mondo. Abbiamo presentato il documentario “Rock Oltre Le Sbarre” a diversi festival internazionali di “cinema sociale”; ci piacerebbe proporre un format con presentazione del documentario ed esibizione live; in qualunque posto possa essere ricettivo al nostro messaggio. Chi fosse interessato ad organizzare o ospitare un nostro show non ha che da contattarci!

Intervista di Ludovica Valori

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Pubblicato il: 17/04/2024 da Ludovica Valori