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Paolo Benvegnù Live al Monk 22-2-24

Paolo Benvegnù Live al Monk 22-2-24

C’è sempre bisogno di nostalgia anni 90, c’è anche bisogno di sonorità nuove ed aggiornate. Il live di Paolo Benvegnù al Monk del 22 Febbraio 2024 è un po’ di tutte e due: c’è il pubblico affezionato di Paolo e il nostalgico degli Scisma (e questi due insiemi potrebbero avere qualche persona in comune, e forse anche più di una) c’è il look 90’s della band in giacca lunga nera e cravatta rossa e ci sono i video dai telefonini.

Ma c’è di più nel live dell’ultimo disco di Paolo Benvegnù “È inutile parlare d’amore”: la prima parte del concerto scorre con le tracce dell’album, senza interruzioni, con massima concentrazione su testi e musica. Ci sono sonorità ampie con riferimenti new wave, agli Editors (Our love songs) ma forse ce l’ho sentiti solo io che di musica ne  capisco poco. Canzoni brutte è un pezzo ironico e ben ritmato, bello il groove di Libero. C’è 27/12 (nel disco con Neri Marcorè) e L’oceano (nel disco con Brunori Sas) eseguiti in solitaria ovviamente. Un ascolto ragionato, fuori dai tempi compressi della fruizione moderna della musica, ma comunque serrato. I musicisti sono di ottimo livello, puliti e a loro agio sul palco, si scorge anche una nota di divertimento e non ci sta affatto male. Segue una seconda parte in cui la band, e Paolo sopratutto, si lasciano andare a battute, improvvisazioni, chiacchiere e ai classici del repertorio di Benvegnù. Una seconda parte molto coinvolgente per il pubblico che, alla fine della fiera, aspetta i pezzi più famosi per cantare, abbracciarsi e ricordarsi di quando si era belli, con i capelli, senza le ansie di oggi (fino ad arrivare a domani quando si rimpiangeranno i giorni odierni).

Si sta bene ad un concerto di giovedì al Monk, l’aria non è freddo-umida come al solito, c’è gente ma non il pienone. Ci sono gli amici dei concerti che incontri sempre. C’è un segretario di un partito d’opposizione (Elly Schlein). C’è Paolo disponibile e gentilissimo con i suoi fan che lo vanno a salutare, fieri dell’acquisto di vinili, ultimo residuo di una fisicità musicale che scompare lentamente ed inesorabilmente. C’è l’idea che sentire dei concerti che iniziano ad orari sensati (21:45) e finiscono ad orari sensati non è poi così male.

 

 

Pubblicato il: 23/02/2024 da Miro Barsa