Pearl Jam: compie 26 anni il loro capolavoro “Vitalogy”
… but saw the trapdoor in the sun…
di Skatèna
Il 6 dicembre 1994 usciva su formato CD Vitalogy, il terzo album in studio dei Pearl Jam, “gli ultimi eroi del grunge“.
Questa la formazione dei Pearl Jam all’epoca:
- Eddie Vedder – voce, chitarra
- Jeff Ament – basso, voce
- Stone Gossard – chitarra, voce
- Mike McCready – chitarra, voce
- Dave Abbruzzese – batteria
L’album, attraversato principalmente dalle tematiche della vita e della morte, presenta pezzi dagli stili musicali molto variegati, per cui vi si può trovare dalla grunge ballad alla traccia psichedelica fino ad arrivare a pezzi più rockeggianti e punk: forse si tratta del lavoro più brillante del gruppo, e lo si può notare anche dall’originalità del CD.
Guardando indietro, dobbiamo ringraziare dio per aver fatto un disco che, all’improvviso, aveva un’energia diversa. (Stone Gossard)
L’impulso a fare le cose in modo eccentrico portò il gruppo a cambiare il titolo del disco all’ultimo da Life a Vitalogy, una parola che arrivava da un manuale medico del 1899. Con un costo di 2 milioni di dollari, Vedder e soci distribuirono il CD in una sorta di vecchio libro d’epoca, completo di indice, una lettera dell’allora presidente Clinton sulla morte di un dottore abortista, riproduzioni e illustrazioni dal glossario del Vitalogy originale.
Nel video che segue, i Pearl Jam eseguono live Immortality a Santiago del Cile:
Molti ritengono che il significato del testo di Immortality sia ricollegabile alla morte di Kurt Cobain, avvenuta a Seattle poco tempo prima dell’uscita dell’album Vitalogy, ossia il 5 aprile 1994.
- Immortality era un pezzo lento con un ritornello che andava e veniva come un’onda. È stato interpretato come un commento sulla morte di Kurt Cobain, che si era suicidato durante le session dell’album. “Non è su Kurt”, ha spiegato Vedder. “Ma nel testo si sono cose si possono leggere in quel senso e magari possono contribuire a rispondere a qualche domanda o a comprendere le pressioni a cui è sottoposto una persona che viaggia su binari paralleli al tuo”. (Rolling Stone)