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“Q: Are We Not Men? A: We Are Devo!”, l’album capolavoro della new wave compie 46 anni

“Q: Are We Not Men? A: We Are Devo!”, l’album capolavoro della new wave compie 46 anni

Mongoloid he was a mongoloid
Happier than you and me
Mongoloid he was a mongoloid
And it determined what he could see… 

Il 28 agosto 1978 usciva per la Warner Bros Q: Are We Not Men? A: We Are Devo!, l’album capolavoro della new wave, il primo partorito dai Devo.

Undici brani post-apocalittici dai suoni artici e robotici e allo stesso tempo grezzi, primitivi e minimali, “per lo più scarni, edificati su elementari linee melodiche e su arrangiamenti visionari di ritmi esili, chitarre guizzanti, alchimie elettroniche e voci filtrate che a volte mettono in luce influenze Kraftwerk” (Fonte: lultimathule.wordpress.com),  supervisionati e prodotti da quel genio di Brian Eno (da molti è stata ravvisata una certa somiglianza tra quest’album e More songs about buildings and food del 1978 dei Talking Heads, prodotto appunto da Eno).

Nel 1977, David Bowie e Iggy Pop ricevettero le registrazioni delle canzoni dei Devo dalla moglie di  Michael Aylward, che era il chitarrista di un’altra band che suonava new wave ad Akron, i Tin Huey.

Al primo concerto dei Devo, tenutosi a New York nel 1977, Bowie affermò: “This is the band of the future, I’m going to produce them in Tokyo this winter“.

Bowie non fu l’unico ad offrirsi per produrre la “first release” dei Devo: anche Iggy Pop, così come Brian Eno e Robert Fripp dei King Krimson , ma alla fine fu scelto Eno. L’album fu quindi registrato al Konrad Plank’s studio (Conny’s studio) a Köln, in Germania. Bowie d’altronde era impegnato in quello stesso periodo con la produzione del film Just a Gigolo, ma aiutò comunque Eno con le registrazioni. Solo due track, “Come Back Jonee” e “Shrivel-Up“, furono registrate al Different Fur di San Francisco. Siccome i Devo non avevano ancora un contratto discografico, Eno finanziò le spese per i voli di trasferimento della band e per le registrazioni in cambio di una percentuale sui loro futuri contratti.

Prima di passare alla presentazione e all’ascolto delle tracce di quest’album, assolutamente immancabile nella collezione di un “non uno qualunque music addicted”, voglio parlarvi dei Devo e della loro “filosofia”.

La band venne fondata da Gerald Casale e Mark Mothersbaugh nel 1972.

Questa la formazione: Bob Casale – chitarra ritmica, tastiere, occasionalmente voce d’accompagnamento, Gerald V. Casale – basso, tastiere, voce principale, Bob Mothersbaugh – chitarra principale, voce d’accompagnamento, Mark Mothersbaugh – tastiere, occasionalmente chitarra, voce principale, Alan Myers – batteria.

Tutti e cinque erano studenti alla Kent State University di Akron (la c.d. “Città della gomma”, nota per la produzione di pneumatici) ed avevano in comune la passione per i Kraftwerk.

Com’è noto, il nome “Devo” deriva da “de-evolution” (de-evoluzione o evoluzione al contrario), concetto  enunciato da Mark Mothersbaugh in My Struggle (libretto illustrato di 300 pagine edito nel 1978) secondo cui col passare del tempo l’uomo invece che evolversi, regredisce sempre più: infatti è giunto allo stadio della patata, come dimostrerebbero le anomalie e la mentalità angusta e ristretta della società americana.

Il manifesto della Devoluzione: “Jocko Homo”

devo-jocko-homo-stiff

Copertina seconda stampa di “Jocko Homo/Mongoloid”, Stiff Records febbraio 1978.

  • Jocko homo”, primo singolo dei Devo, è il loro manifesto artistico: una musica nonsense, tra il robotico e l’infantile, che sul piano espressivo-contenutistico rompe gli schemi classici della narrazione pop/rock veicolando, in maniera dirompente ed eccentrica, una critica dadaista all’involuzione culturale della società americana. (Monica Mazzoli, da Kalporz).

Qualche anno prima, e precisamente il 4 maggio del 1970, alla Kent State University, frequentata dai membri dei Devo, ci fu una sparatoria ad opera della Guardia Nazionale, durante un raduno pacifista contro la guerra in Vietnam: furono uccisi quattro studenti, tra cui Jeffrey Miller e Allison Krause, amici del bassista Gerald Casale:

Ero un ragazzo hippy bianco, quando ho visto le ferite mortali, causate dai fucili M1, sulle schiene di due persone che conoscevo. Quel giorno era Devo. Potrebbe essere stato il giorno più Devo della mia vita.

In risposta a quell’episodio violento, Gerald Casale, insieme a Mark Mothersbaugh, forma i Devo.

Dopo Kent, l’alternativa sembrava quella di entrare in un gruppo di guerriglieri come i Weather Underground e tentare di assassinare qualcuno di quei maledetti […]; oppure partorire una reazione dadaista, artistica e creativa. I Devo scelsero la seconda strada.

I testi delle canzoni dei Devo, in chiave ironica, ci mostrano l’immagine di un’umanità retrograda: uomini che invece di progredire, diventano dei vegetali, delle patate!

Sempre Monica Mazzoli ci ricorda che per la formazione concettuale della band (e per la scrittura del brano “Jocko Homo”) è stata  importante anche la pellicola di Erle C. Kenton, L’isola delle anime perdute (1932): la storia di un medico, il dottor Moreau, che opera sugli animali vivisezionandoli nella sua House of Pain (Casa del Dolore), con l’obiettivo di umanizzarli.

  • Era la storia di uno scienziato pazzo su un’isola isolata: prendeva gli animali dalla giungla trasformandoli in creature capaci di camminare sulle proprie gambe posteriori, di assomigliare agli umani. Ma il problema era che non poteva farli avanzare nella catena evolutiva, sebbene più volte li abbia portati nella ‘house of pain’, il suo laboratorio : qualcuno si comportava come un animale facendo irritare il dottore che schioccava la frusta dichiarando, ‘Qual è la legge?’ e loro rispondevano, ‘Non camminare a quattro zampe! Non siamo uomini? Qual è la legge? Non spargere sangue! Non siamo uomini?’. E si ricordavano che stavano cercando di raggiungere lo status umano. Il film fu d’ispirazione. (Mark Mothersbaugh )

La domanda, “Non siamo uomini?” (ovvero “Are we not men”?), compare più volte nel testo di Jocko Homo, e poi anche nel titolo dell’album.

Di Jocko Homo esistono più versioni:

La single version, che fu registrata in un garage e prodotta da Chuck Statler, è la prima pubblicazione ufficiale del gruppo: l’unica variante è l’inclusione del bridge: “I’ve got a rhyme that comes in a riddle / O-Hi-O! / What’s round on the ends and high in the middle? / O-Hi-O!”, un riferimento all’Ohio, di cui i Devo sono originari. Nel marzo 1977 questa versione esce come autoproduzione per la Booji Boy Records (etichetta degli stessi Devo) e poi nel febbraio del 1978 viene ristampata dalla Stiff Records.

La versione da disco è quella inclusa nell’album d’esordio della band, Q: Are We Not Men? A: We Are Devo! (1978):

I Devo sono stati anche pionieri nell’uso del videoclip. Originale quello di Whip It:

Nel 1995 il gruppo appare nella colonna sonora del film Tank Girl.

Con la loro musica nevrotica, tra il primitivo ed il meccanico, “a scatti”, quasi robotica, i Devo hanno mixato il punk coi Kraftwerk citando gruppi tipo MC5 e Stooges.

Sul palco indossano uniformi tutte uguali, come per esempio le tute gialle da centrale nucleare.

Sul palco volevamo assomigliare a una macchina o a un esercito. (Mothersbaugh)

Come ho conosciuto i Devo? Con Mongoloid, canzone che era presente su una compilation su musicassetta che mi aveva regalato un amico quando avevo 15 anni e… quanto mi piacque quel giro di basso in 4/4! Fu ovviamente amore a primo udito. Quindi ci andai in fissa e mi procurai in breve tempo l’album. In realtà Mongoloid fu pubblicata su singolo nel 1977, su etichetta Booji Boy Records (nell’album Q: Are We Not Men? A: We Are Devo! vi è una versione differente).

All’inizio e alla fine del brano, su quel giro di basso domina una linea di sintetizzatore suonata al Minimoog. La linea vocale raddoppiata è cantata in simultanea da Gerald Casale e Robert “Bob 1” Mothersbaugh. Il testo del brano descrive il “medioman” come un mongoloide:

Mongoloid he was a mongoloid Happier than you and me Mongoloid he was a mongoloid

And it determined what he could see

  •  […] facendosi portavoce di una denuncia socio-politica che – per quanto esposta con il linguaggio del paradosso e dell’ironia – brilla oggi più che mai per profondità e concretezza. (Federico Guglielmi, L’ultima Thue)

Mongoloid è stato il secondo videoclip dei Devo, dopo The Truth About De-Evolution. Non venne girato dalla band, ma assemblando immagini varie (ad opera del regista sperimentale Bruce Conner, che fece un mix tra spot pubblicitari degli anni cinquanta, spezzoni di film di fantascienza, documentari scientifici e cartoni animati).

E siccome sono anche appassionata di techno, non ‘posso non ricordare che nel 2002 i Devo eseguirono una versione techno di Mongoloid durante uno show rendendo omaggio ai produttori del cartone animato Rugrats.

Mongoloid è stata spesso oggetto di cover.

Di seguito, la versione di Mongoloid del 1993 dei Demented Are Go presente nel loro album Tangenital Madness on a Pleasant Side of Hell, e quella del 2002 dei Sepultura presente nel loro EP Revolusongs.

Mongoloid è anche presente in Ex Drummer del regista Koen Mortier, film basato sull’omonimo romanzo di Herman Brusselmans, che parla di tre musicisti rock disabili di Ostenda che sono alla ricerca di un batterista per la loro band.

Uncontrollable Urge è l’epilogo folle del disco, punk al 100%.

Shrivel Up quasi dà assuefazione, coi suoi suoni ipnotici e i testi surreali.

 

Poi ci sta la cover in versione cyborg di Satisfaction dei Rolling Stones.

 

In Praying Hands il ritmo è in continua accelerazione.

Space Junk è new wave allo stato puro.

Too Much Paranoias dà l’idea delle paranoie appunto, infatti il riff è completamente opprimente.

Gut Feeling è l’altro pezzo dei Devo che, assieme a Mongoloid, amo alla follia.

Come Back Jonee fa il verso al punk made in England dei Clash.

Devo Sloppy (I Saw My Baby Gettin’)

Da ultimo, una piccola chicca sugli strumenti musicali che i Devo amavano costruirsi trasformandoli in “avveneristici oggetti del futuro” (cit.).

(L to R) Bob2 with Gibson L6-S Custom, Bob1 with LaBaye 2x4 Six, Jerry Casale with modified Gibson Ripper, August 1979

(L to R) Bob2 with Gibson L6-S Custom, Bob1 with LaBaye 2×4 Six, Jerry Casale with modified Gibson Ripper, August 1979.

Da sinistra a destra: Jerry Casale col suo “custom-made bass Gibson EB-3, Bob1 con una Ibanez “cloud”, 1980.

Mark Mothersbaugh with Hagstrom PB-24-G & duct taped pedals

Mark Mothersbaugh con l’Hagstrom PB-24-G.

  • I Devo hanno da sempre avuto un approccio non convenzionale verso la loro musica e i loro videoclip, e un impressionante “fashion sense”, per cui non è una sorpresa che questa attitudine fosse impiegata anche nella scelta delle loro chitarre. Mentre molti pensano ai Devo come a una synthpop band con le chitarre occasionalmente utilizzate, nei loro primi anni di attività essi erano esattamente l’opposto, infatti nella line up ci stavano ben tre chitarristi (Bob1 [Mothersbaugh], Bob2 [Casale], che stava anche alle tastiere, e il cantante e tastierista Mark Mothersbaugh). Dai primi anni ’80, comunque, Bob1 e’ stato l’unico membro ad avere delle corde sul proprio strumento, mentre Bob2 e il bassista Jerry Casale avevano per lo più smesso di suonare le loro parti sui synths. Essi mostrarono non solo di aver adottato scelte inusuali sulle loro chitarre, ma usavano ogni volta modelli differenti”. (preparedguitar.blogspot.com)

 

 

Pubblicato il: 28/08/2024 da Skatèna