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Quando il Prog morì per far posto al Punk. Punk 1 – Prog 0 (Amen)

Quando il Prog morì per far posto al Punk. Punk 1 – Prog 0 (Amen)
Tra la fine degli anni Sessanta e la prima metà del decennio successivo, il progressive britannico diede il meglio di sé. Tantissimi gli album che ne decretarono il successo, come l’imprescindibile In the Court of the Crimson King dei King Crimson (1969), Volume Two dei Soft Machine (1969), John Barleycorn Must Die dei Traffic (1970), Tarkus di Emerson Lake & Palmer (1971), The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd (1973), solo per nominarne alcuni.

 

Quando poi però iniziò il declino del Prog, ciò fu dovuto, tra gli altri fattori, anche all’emergere di un nuovo genere musicale: il Punk.

  • Il Prog è una filosofia che impone il fregarsene degli steccati tra generi e delle regole imposte dalla canzone da tre minuti. Via quindi a contaminazioni tra il rock, la classica, la psichedelia, il folk, il jazz, l’elettronica e chi più ne ha più ne metta. Via al dimenticarsi di strofe e ritornelli. Via al non preoccuparsi di far durare un brano due o venti minuti. Via al dar spazio all’espressione di tutti i musicisti coinvolti. Via allo sperimentare sui suoni sposando elettrico, acustico, elettronico e orchestrale. Via al trattare argomenti esistenziali, psicologici, fantascientifici, surreali… In poche parole libertà assoluta. (Rolling Stone)

Ma se il Prog concepiva la musica a mo’ di opera d’arte e si proponeva di portare il Rock ad un livello più alto, avvicinandolo a quello che era lo spirito della musica classica, se tra i suoi obiettivi, dunque, vi era quello di dare alla musica rock maggiore spessore culturale e credibilità, il Punk – con la sua incredibile forza dissacrante – rovesciò in toto tale logica, riportando il Rock indietro nel tempo, facendolo ricongiungere con le sue origini, semplificandolo e spogliandolo di inutili fronzoli, rendendolo – in definitiva – così com’era stato concepito: felicemente grezzo e primitivo.

  • All’inautenticità e artificiosità del Prog vengono opposte l’immediatezza e la spontaneità del Punk. La rivoluzione Punk aveva come nemici tutti i generi pomposi che avevano caratterizzato gli anni ’70 e mirava a distruggere l’idea di un impegnativo labor limae con oggetto le proprie canzoni. Il Punk offriva al suo pubblico urla ed energia primitiva. La musica dei giganti inavvicinabili del Prog, maestri della tecnica, risultava agli adolescenti Punk come arida, incapace di comunicar loro qualcosa. Il Punk vuole esprimere una rabbia che il Prog, invece, sembrava rigettare. (D. Esposito)

Fonte immagine in evidenza: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Richard-Hell.jpg


 

 

Pubblicato il: 28/05/2018 da Skatèna