Rolling Stones: qualche curiosità su “Paint It, Black”
No more will my green sea go turn a deeper blue
I could not foresee this thing happening to you
Usciva il 13 maggio 1966 negli Stati Uniti il singolo Paint It, Black dei Rolling Stones, registrato l’8 marzo a Los Angeles con Jack Nitzsche al piano, e la cui struttura musicale è interamente di Richards, mentre le lyrics, che parlano del dolore e della tristezza conseguenti alla morte dell’amata, sono di Jagger.
Nello stesso anno, la canzone comparve come traccia d’apertura nella versione statunitense dell’album Aftermath, dalla quale mancano “Out of Time”, “Take It or Leave It”, “What to Do” e “Mother’s Little Helper”.
A Paint It, Black Jones aggiunse sia il giro di sitar, che imparò da autodidatta sotto le influenze dell’amico George Harrison, sia la chitarra acustica.
- In mano a Jones, lo strumento mistico per definizione si fa oscuro, dannato, inquietante. (Onda Rock)
Incontravo sempre Brian nei club e passavo il tempo con lui. A metà degli anni ’60 veniva spesso a casa mia, in particolare quando lo prendeva ‘la paura’, cioè quando aveva mischiato troppe sostanze strane. Sentivo i suoi urli dal giardino: ‘George, George…’. Lo facevo entrare, era un buon amico. Veniva sempre a casa mia nel periodo del sitar. Parlammo di ‘Paint It Black’ e cercò di suonarla sul mio sitar: subito dopo ha registrato il pezzo (George Harrison)
Quanto alla genesi del pezzo, inizialmente gli Stones provarono a suonarlo in stile soul, finché Wyman ebbe una pensata geniale: per rendere più incisivo il suono del suo basso, decise
- di doppiarlo con i pedali dell’organo Hammond, suonandoli coi pugni. Armeggiando con i pedali, suona una frase che a Oldham sembra la parodia di una melodia zingaresca. Oldham lo incoraggia a risuonarla, Richards e Watts lo seguono e il pezzo prende quota. (Rockol)
Molti hanno conosciuto Paint It, Black dopo aver visto il film capolavoro di Kubrick del 1987, Full Metal Jacket, quando gli accordi di sitar anticipano i titoli di coda che scorrono sulla voce di Jagger (l’uso del brano in quel film ha in qualche modo legato la disperazione espressa dalle lyrics con la rappresentazione delle tragiche esperienze vissute durante la guerra in Vietnam dai soldati americani).
Io invece, prima dell’originale, ho conosciuto la cover di Paint It Black, che si intitola Tutto Nero e fa parte dell’album del 1987 Il Nostro È Solo Un Mondo Beat di un gruppo beat italiano, Gli Avvoltoi.
Articolo a cura di Skatèna
Crediti immagine in evidenza: vinylmeister
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