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Sì, la trap uccide (ma solo i cervelli degli adolescenti)

Sì, la trap uccide (ma solo i cervelli degli adolescenti)

Questo è un pezzo che parla di trap: il genere musicale del momento, di cui noi provincialissimi italiani ci siamo accorti solo nel 2018 (ovvero, con un buon decennio di ritardo), e i più vecchi addirittura la settimana scorsa, quando quello che doveva essere un concerto di Sfera Ebbasta si è trasformato in tragedia. Non è un pezzo moralista: non mi leggerete, insomma, inveire contro i drogati dalla faccia pittata e dai denti dorati, che infarciscono i loro testi di turpiloquio gratuito e dell’immaginario delle donne oggetto. Ma non è neanche un pezzo giovanilista, di quelli che: lasciateli esprimere, sti poveri ragazzi, perché anche ai nostri tempi ascoltavamo i gruppi che urlavano e si vestivano strano, insomma che non piacevano ai nostri genitori.

Sì, è vero: la ribellione all’ordine costituito è una naturale (e, permettetemi di aggiungere, sacrosanta) aspirazione degli adolescenti di ogni epoca, di quelli che attraversano la dannata età dell’insofferenza, della frustrazione, della rabbia. Il punto è: a che cosa si stanno ribellando i teenager del 2018, e per inseguire che cosa? Nella risposta a questa domanda sta la profonda differenza tra la trap e gli altri movimenti giovanili (prima ancora che semplici generi musicali) che si sono susseguiti nel corso della storia recente.

Negli anni ’70 i Sex Pistols e i Clash si ritrovavano nei loro garage per urlare la loro violenta polemica contro l’autorità e il consumismo. Negli anni ’90 i Nirvana e i Soundgarden si ritrovavano nei loro garage per urlare la loro rivolta contro l’establishment politico e culturale. Oggi, la Dark Polo Gang e Young Signorino pubblicano le loro canzoni sulla piattaforma della multinazionale YouTube, nella speranza di essere notati da una multinazionale discografica che piazzi il loro singolo negli smartphone costruiti dalle multinazionali di tutto il mondo. E che cosa urlano nei loro testi? L’individualismo, l’arricchimento ostentato, la sopraffazione violenta, l’inseguimento del lusso e del sesso facile. In pratica, l’apoteosi di tutti i (dis)valori chiave della società contemporanea.

Non si tratta, lo ribadisco ancora una volta, di puntare il dito accusatorio contro i giovani, semmai di invitarli timidamente ad esercitare il loro spirito critico. Cosa produce tutto questo vostro turbamento esistenziale, se finisce solamente incanalato e sfruttato per ingrassare i grandi network? A cosa porta il vostro anticonformismo, se dietro di sé nasconde il peggiore dei conformismi borghesi? Siete sicuri di essere dei ribelli, oppure piuttosto siete stati cooptati come la nuova generazione di futuri schiavi del capitalismo imperante? Questa è la triste realtà. Il successo della trap testimonia in effetti il più grande successo del sistema, divenuto talmente perverso e pervasivo da finire per inglobare in se stesso perfino la sua opposizione. E allora, se vogliono ribellarsi davvero, ai giovani di oggi non resta che una strada: uscire da quei maledetti locali sovraffollati che sputano nelle loro orecchie tutta la notte le voci deformate dall’autotune di Gue Pequeno, Ghali e Achille Lauro. Alzare lo sguardo dai loro schermi luminescenti. E magari addirittura guardarsi negli occhi.

Fabrizio Corgnati

Pubblicato il: 13/12/2018 da Redazione Radio Città Aperta