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“Siete liberi, Siate liberi”: Willie Peyote live a Cervinia | Recensione

“Siete liberi, Siate liberi”: Willie Peyote live a Cervinia | Recensione

Domenica 18 luglio 2021, è mattina, e sonnolenti ci avviamo verso la stazione di Breuil-Cervinia per salire su quella funivia che ci trasporterà prima a Plan Maison (2561 mt s.l.m.) e poi da qui a Cime Bianche Laghi (2810 mt s.l.m.).

La vista è spettacolare: prati verdi, mucche al pascolo, montagne imponenti con una spruzzata abbondante di bianco (nei giorni scorsi ha pure nevicato); nella salita ci accompagna un sole che può regalare solo una giornata di luglio in alta montagna. Il Cervino ci guarda immanente, sfondo permanente di questo soggiorno montano. Nel tratto di funivia Plan Maison-Cime Bianche sulla sinistra vediamo dall’alto lo specchio d’acqua blu che farà da palcoscenico al concerto a cui stiamo per assistere: è il lago Goillet a 2515 mt s.l.m.

Un anno e mezzo senza concerti e questa location pazzesca per ricominciare, ci sentiamo davvero fortunati.

Arrivati a Cime Bianche Laghi l’aria inizia a farsi più frizzante; da qui inizia subito la grande sterrata che ci porta in discesa verso la nostra destinazione per la giornata; quindi, nel silenzio e nella quiete di una domenica mattina in montagna, la percorriamo e in 40 minuti tra foto, piccoli guadi, e vento forte arriviamo finalmente al luogo dove tra 4 ore circa suonerà Willie Peyote.

Ci accolgono delle ragazze dello staff della regione Valle D’Aosta che ha organizzato questa data che fa parte della rassegna annuale estiva Musica Stelle Outdoor (festival di musica in montagna); superate loro, la vista di nuovo si perde sull’azzurro lago Goillet a destra e sul Cervino che fa da sfondo al palco minimal del Mai Dire Mai – Degradabile Tour di Willie Peyote (che si era interrotto nel 2020 e ha ripreso quest’estate).

Essendo tra i primi arrivati possiamo così scegliere la nostra postazione tra le tante segnate dalle bandierine rosse sul prato. Il soundcheck sta per iniziare e i musicisti stanno arrangiando le prime note.

E qui ancora foto, tante foto per accompagnare lo stato di estasi di trovarsi in un luogo simile per fare una delle cose che più ci mancava e che era il nostro passatempo preferito: andare ai concerti. Willie è vestito di jeans, ha gli occhiali da sole e tra i brani del soundcheck accenna “Il bombarolo”, traccia appartenente a “Faber Nostrum”, album collettivo di cover di De Andrè (secondo me fantastiche); ma io sono di parte (perché di origine genovese e amante del cantautore).

E mentre i musicisti, dopo aver finito le prove vanno a ristorarsi, il prato inizia a riempirsi di spettatori e tutte le bandierine rosse segnaposto trovano i loro occupanti. Mille persone. Mille fortunati che potranno godere di note, natura, commistione tra queste cose, insomma, proprio di una bella giornata si direbbe (o come direbbe Willie in una delle sue canzoni); c’è chi si è portato una coperta e si stende sul prato, c’è chi litiga (ma come fai poi?), chi mangia; siamo tutti ugualmente  e comunque in trepida attesa, avvolti nelle nostre giacche che servono a proteggerci (almeno un po’) dal vento.

Verso le 14,15 Willie Peyote and band ridiscendono dallo stradone con la jeep e salgono sul palco allestito solamente per l’occasione (poi tornerà ad essere solo natura); finalmente inizia questo concerto così particolare (ho già fatto la puntata di Rocktrotter sui luoghi più strani dove hanno suonato gli artisti ma sicuramente farò un aggiornamento).

 

“Vento ne abbiamo?”

 

Willie riprende il tour da dove l’aveva lasciato nel 2020, cantando soprattutto brani dall’ultimo album “Iodegradabile” ma non solo: da “Mostro” a “Miseri”, l’esibizione della potente “Mango” e la dedica commossa della “Tua Futura Ex Moglie” a Libero De Rienzo, l’amico attore scomparso da poco.

 

Il set non è acustico, non è adattato al luogo, ma le canzoni suonano come se fossimo ancora in un palazzetto a saltare tutti insieme (ma d’altronde Willie ce l’aveva già anticipato nell’intervista che aveva rilasciato pochi giorni prima a Rocktrotter).

 

Non mancano brani storici del cantante come “I Cani” e “Io non sono razzista ma…”, “Portapalazzo” e il recente successo sanremese “Mai Dire Mai (La Locura)”.

Le citazioni che sono fatte sono tante, una su tutte: Jannacci con “Vengo anch’io, no tu no”.

Per la mia gioia è compresa nella scaletta anche “Il bombarolo”.

Il rapper torinese alterna le cosiddette canzoni d’amore (“Ma io non è che ci creda poi tanto nell’amore”) come “Il Semaforo” o “Le chiavi in borsa” o “Willie Pooh + Dettagli” a quelle più profondamente rap come “L’outfit giusto” e quelle socialmente impegnate e di denuncia sociale.

 

 

Al grido di “Siete liberi. Siate liberi”, Willie Peyote saluta e ringrazia il suo pubblico, il Monte Cervino alle sue spalle e il lago Goillet alla sua sinistra e termina il suo concerto ad alta quota a 2515 mt s.l.m.

Il tema della libertà, che il rapper torinese porta costantemente con i suoi testi e anche con la sua esperienza di vita, è stato esperito oggi grazie al luogo suggestivo e il suggerimento è di tendere sempre alla ricerca di essa.

Willie Peyote

 

La voce fuori campo ci da appuntamento all’anno prossimo; le persone, alcune dopo aver fatto foto in riva al lago alpino, iniziano a defluire dal pratone verde verso la discesa grigia di brecciolino che ci riporterà tutti a Cervinia, dove torneremo in un’ora e mezza di camminata per prendere infine una birra a degna conclusione di una giornata che rimarrà nelle nostre memorie per lungo tempo (almeno fino al prossimo concerto, in quota).

 

 

Si ringrazia ancora la regione Valle d’Aosta per l’accoglienza e la disponibilità.

 

Articolo e foto a cura di Eleonora Tagliafico

 

 

Pubblicato il: 23/07/2021 da Eleonora Tagliafico