Slint: 31 anni fa usciva Spiderland, capolavoro antesignano del post rock
I live in a castle
I am a prince
On days I try
To please my queen
Nel 1991 le coordinate del rock cominciarono ad essere sconvolte e a trasformarsi in qualcosa di insolito, subendo una rivoluzione a livello stilistico (e non solo) e partorendo sonorità che non si erano mai sentite prima: quel qualcosa di insolito era in cerca di nuove vesti e desideroso di rompere con gli schemi del passato, dunque profondamente inimmaginabile ed esplorativo.
E proprio il 27 marzo di quell’anno fatidico gli Slint davano alle stampe Spiderland (Touch And Go Records), tra gli album considerati “più influenti e seminali” della storia della musica.
Originari di Louisville, Kentucky, gli Slint ebbero una carriera musicale sì breve, ma intensa e significativa.
Formatisi nel 1986 su iniziativa del chitarrista Brian McMahan e del batterista Britt Walford, già membri della punk band Squirrel Bait, a loro si aggiunsero in seguito il bassista Ethan Buckler e il chitarrista David Pajo. Successivamente Buckler uscì dalla formazione e venne sostituito da Todd Brashear.
Gli Slint nacquero in piena epoca grunge, in cui la faceva da padrone la scena di Seattle: la loro è una musica elastica e versatile, dal sapore poliedrico ed eclettico, in quanto, muovendosi da basi punk e post-hardcore e passando per la progressive, la psichedelia e il free jazz, furono capaci di riformulare in maniera decisa tutte quelle che fino a quel momento erano state le regole del rock, meritandosi a pieno titolo di essere considerati “i padrini del post rock“.
Dicono dell’album…
- Spiderland rappresenta un divenire che nasce, cresce e si dilegua nel tepore di un ascolto distratto ma intenso; è la stesura di un ineffabile senso d’attesa e di un atteggiamento cubista di interpretazione dell’arte; è la caduta planare del surrealismo di Golconda, una sfuriata di ossessioni, una frenetica provocazione. (Onda Rock)
- Spiderland, seconda – ed ultima – fatica degli Slint, è l’opprimente racconto di uno spaccato adolescenziale di fine millennio, un capriccio, un disperato grido di dolore cieco; quaranta minuti di urla soffocate, feedback, controtempi ed arpeggi crepuscolari che hanno tracciato, più o meno scientemente, percorsi fondamentali per tutta la scena slow-core/post-rock di fine 90s. (Metallized)
- Inutile dire che stiamo parlando di una vera e propria pietra miliare, un disco senza il quale molto di quello che oggi passa sotto le nostre orecchie non esisterebbe, e in definitiva un disco che ogni amante della musica vera e buona non può ignorare. (Storia della Musica)