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The Cure | Pornography

The Cure | Pornography

«It Doesn’t Matter If We All Die» (dal primo verso di One Hundred Years)

 

Articolo a cura di Skatèna

Il 4 maggio 1982 i Cure pubblicavano Pornography (Fiction Records), forse il loro album più fedele alla linea dark, con il suo sound gelido, cupo e spettrale e le atmosfere drammatiche dei testi (l’abuso di alcool e droghe da parte di Smith e compagni, diventato costante in quel periodo, in questo giocò sicuramente un ruolo fondamentale).

Uncut lo definì un claustrofobico capolavoro del disgusto di se stessi.
Per me, arte allo stato puro, evocativa, potente ed affascinante, pur se – e forse soprattutto perché – inquadrata in atmosfere maniacali e, a tratti, “da delirio psicotico” .

Inciso nei RAK Studios da gennaio ad aprile del 1982, Pornography fu il primo album ad essere registrato col nuovo produttore Phil Thornalley, e rappresenta la conclusione della prima fase dark della band, iniziata nel 1980 con Seventeen Seconds.

  • Pornography è il disco dark perfetto, scarno, pesante, una caduta libera verso un inferno depressivo senza scampo, un trip gotico allucinato apparentemente monolitico e ripetitivo ai primi ascolti, poi sempre più insopportabile, sempre più impossibile da ascoltare, sempre più necessario per dare forma a quello che forma non può avere: il dolore interno che scava dove non c’è niente da scavare, che graffia dove non c’è carne da graffiare, che rende assuefatti quando non c’è nulla che possa darti assuefazione, e diversamente dalla musica dei Joy Division, chiaramente senza speranza, quella dei Cure manifestava una latente, tenue voglia di restare aggrappati a qualcosa o a qualcuno, anche mentre la musica stessa ti impedisce di muoverti, soverchiato dal terrore. (Metallized)
  • Un’opera intimista, emozionante e desolata, che trasuda un senso quasi tangibile di disfacimento e decadenza. (Onda Rock)
  • Terza e ultima parte di un trittico dark riscontrabile anche in ragione delle analogie strutturali tra un disco e l’altro (dalla title-track sempre alla fine, alle scelte grafiche della copertina), Pornography dà una sensazione diversa: quella di guardare da vicino volte, pinnacoli, doccioni e garguglie di una cattedrale gotica alle loro vertiginose altezze ma stando chiusi dentro un ascensore. Magari con una camicia di forza, in preda a deliri e visioni oniriche di figure contorte e mostruose che si animano dentro la propria testa. Una visione comunque in macro, che ingigantisce i dettagli più angoscianti e li amplifica in un wall of sound («Phil Spector all’inferno» scrissero sul NME) mai così marcato e dai toni persino epici. (Sentire Ascoltare)

Qui sotto, il videoclip di The Hanging Garden, singolo notturno e invernale pubblicato il 6 luglio 1982, l’unico estratto dall’album.

Pubblicato il: 04/05/2020 da Skatèna