The Prodigy: 25 anni fa usciva The Fat of the Land
I’m the self inflicted, mind detonator, yeah
I’m the one infected, twisted animator
I’m a firestarter, twisted firestarter
The Fat of the Land è il terzo album in studio dei Prodigy, pubblicato il 30 giugno 1997 dalla XL Recordings.
Si trattò della prima pubblicazione della band che vide, oltre a Maxim, anche Keith Flint alla voce: infatti quest’ultimo ha cantato in Breathe, Serial Thrilla, Fuel My Fire e Firestarter.
- Musica ovviamente da ballo, la techno del gruppo inglese, ma suonata con un piglio punk che le consentì di far breccia anche nei cuori (e soprattutto nelle pance) di molti rocker: ok, benché qualche chitarra ci sia a regnare sovrana è l’elettronica, ma come resistere alla devastante, trascinante energia di singoli come “Firestarter”, “Breathe” e il controverso “Smack My Bitch Up”, che hanno segnato un’epoca e reso il big beat un fenomeno mainstream persino al di là dell’Atlantico? (“Rock: 1000 dischi fondamentali. Più 100 dischi di culto” , curato da Eddy Cilia e Federico Guglielmi)
- I Prodigy mantenevano nella forza d’urto e nella devozione all’hardcore il loro trademark.
Meno futuristi e (per assurdo) più nostalgici, vera e propria icona dell’hardcore elettronico tutto, divennero forse loro malgrado un fenomeno incredibilmente attraente, raccogliendo per merito e abilità quanto seminato prima di loro da un’intera generazione. Non furono di certo degli innovatori sonori, ma uno di quei casi artistici fondamentali per il loro valore estetico e per il loro ruolo di portabandiera: se il punk e la jungle e le rispettive culture hanno oggi, nell’immaginario collettivo, un grosso punto d’intersezione, il merito va attribuito quasi esclusivamente a Howlett e ai suoi due frontmen. (Onda Rock)