The Prodigy: il sound incendiario duro a morire
di Matteo Giacchè
Il disco d’esordio dei Prodigy, Experience, già dalla prima traccia intitolata Jericho, contiene diverse tracce del DNA musicale della formazione di Essex: ritmo serrato, sonorità rave e toni aggressivi. E se il buongiorno si vede dal mattino è giusto sottolineare che già in questo primo album è contenuta Out Of Space, ancora oggi uno dei pezzi più ascoltati della loro discografia.
La formazione fondata da Liam Howlett si è fatta strada nel panorama rave underground nei primi anni ’90, mostrando subito una personalità e un’attitudine fuori dal comune, affermandosi di diritto tra i pionieri del big beat nel giro di qualche primavera, insieme ad altri artisti fondamentali come Fatboy Slim e Chemical Brothers.
Musica per reietti
I vecchi anni ’90. Iniziati con il lancio in orbita del telescopio Hubble Space, proseguiti con la Guerra del Golfo, la clonazione di Dolly e l’incidente d’auto che costò la vita a Lady Diana. Gli anni del Tamagotchi, del Super Nintendo e della prima Playstation, di Friends, dei VHS e delle musicassette. Fu proprio una cassetta ad innescare la scintilla, passata dalle mani di Liam Howlett a quelle di Keith Flinth dopo che i due si conobbero ad un rave. Il DJ di quella serata era proprio Liam, che fece breccia nei gusti musicali di Keith.
Howlett produsse un mix-tape di dieci tracce, da lui scritte e mixate, e partendo da Londra, i Prodigy iniziarono a domare i palchi del Regno Unito, fino alla firma del loro primo contratto discografico che li porta alla pubblicazione nel 1991 del primo EP, per la XL Recordings: What Evil Lurks.
Per il primo LP bisogna aspettare il settembre dell’anno successivo, con il debutto di Experience. Poi, nel 1994, Music for the Jilted Generation, presentato con One Love e Vodoo People. Due album che si rivolgono ad una scena ancora poco conosciuta e per questo oggetto di pregiudizi e risentimento.
Vodoo People (1994)
https://www.youtube.com/watch
Sound Incendiario
Nel giro di quattro anni i Prodigy si prendono la scena rave del Regno Unito. Il loro linguaggio è crudo, diretto, la loro musica è acida, elettronica, roboante. Il loro atteggiamento è punk.
Punk come le capigliature di Keith, come la potenza dei loro bassi e come le loro performance live condite di sudore e pazzia. Pian piano la loro lingua inizia ad essere comprensibile anche all’estero. Sul palco i ragazzi di Essex sono implacabili, e la loro esibizione a Glastonbury del ’95 ne è la prova: Keith Flinth fa il suo ingresso in una sfera trasparente, come un criceto sulla sua ruota, si dimena sul palco, fin quando esce per dare il via allo show. Glastonbury vedrà i Prodigy tornare due anni dopo da headliner, nell’anno in cui hanno ormai raggiunto il pubblico internazionale con The Fat of the Land.
Fuoco e ossigeno, i Prodigy sono una ventata d’aria fresca e incendiano gli stereo, gli amplificatori, le folle. Breathe e Firestarter accendono la miccia, e il successo della band è mondiale. Non li fermano nemmeno le controversie dietro a Smack My Bitch Up, tra accuse di misoginia e accostamenti all’utilizzo di eroina. Ma non risentono del colpo e mettono la cultura rave a portata di mano, rendendola accessibile a tutti.
Firestarter (1996)
https://www.youtube.com/watch?v=wmin5WkOuPw
Mai sopraffatti
Da questo momento i Prodigy sono i Prodigy. Senza più nulla da dimostrare, continuano sulla strada verso il successo spianata dall’uscita del “disco col granchio rosso”. La loro eco è inarrestabile anche quando Wall-Mart e Kmart dichiarano pubblicamente che non avrebbero più venduto il loro album dopo le accuse rivolte a Smack My Bitch Up e dopo i dissidi con i Beastie Boys al Reading Festival del ’98, che le due formazioni avrebbero dovuto condurre a braccetto.
Un piccolo arresto, ma nel 2002 tornano con Baby’s Got a Temper, accolto con poco clamore dalla critica, per poi sfornare nel 2004 Always Outnumbered, Never Outgunned.
Sempre nel segno del fuoco: Spitfire li rilancia come nulla fosse, facendo anche da colonna sonora ai Soprano e a Gotham.
Spitfire (2004)
https://www.youtube.com/watch?v=aQZDbBGBJsM
Fulmine a Ciel Sereno
“I hear thunder, but there’s no rain
This type of thunder break walls and windowpane”
Omen, Warrior’s Dance e Take Me to the Hospital, sono i singoli che seguono la titletrack, confezionando un buon disco, Invaders Must Die. Da qui in poi qualche single release e un tour americano con i Linkin Park e altre formazioni must nell’ambito elettronico: Pendulum e Does it Offend You, Yeah?.
Per l’album successivo ci fanno attendere sei anni. Nel 2015 rilasciano The Day is My Enemy. Un altro disco perfetto.
Per promuoverlo vengono rilasciati ben sette singoli, ma le vere perle stanno nelle altre tracce: la grinta di Roadblox, le atmosfere di Wild Frontier e la potenza di Rok-Weiler impacchettano un lavoro impeccabile, sotto ogni punto di vista. Gradevole all’ascolto, perfetto per le piste da ballo, maestoso nelle esibizioni live.
I Prodigy sono sempre potenti, viaggiano a decibel altissimi, bpm veloci e live infuocati. Tre anni dopo esce anche No Tourists, il settimo e ultimo atto discografico del gruppo. Il disco non sarà memorabile come i precedenti, ma si presta molto bene ai loro concerti. L’ultimo di Keith è ad Auckland nella Trust Arena, il 5 febbraio 2019. Il mese successivo viene trovato senza vita nel suo appartamento a North End. Un fulmine a ciel sereno.
Thunder (2009)
https://www.youtube.com/watch?v=n1JiNg3XHxA
Di certo non è stata la prima volta in cui abbiamo visto uno dei nostri beniamini andarsene. Ma Keith Flinth non era solo un cantante carismatico e un ballerino travolgente. Era qualcosa di più. Era l’espressione di uno stile di vita, un monito all’omologazione. Con la sua scomparsa abbiamo perso uno dei più grandi comunicatori della nostra epoca. Le sue espressioni, le sue capigliature e il suo fare aggressivo rimarranno per sempre scalfiti nella nostra memoria.
Nonostante gli eventi avversi i Prodigy non hanno ancora annunciato il ritiro. Alcuni loro compagni di viaggio e “rivali” continuano a pubblicare lavori importanti: i Chemical Brothers sono da pochi giorni fuori con The Darkness that You Fear; altri, come i Daft Punk, hanno lasciato le scene. Chissà se, anche senza uno dei loro cantanti, i Prodigy ci faranno di nuovo sentire il loro tuono.
I Prodigy sono i vincitori del nostro sondaggio: ELETTRONICA ANNI ’90: FAI LA TUA SCELTA
Pubblicato il: 02/05/2021 da Matteo Giacchè