Ziggy Stardust e la consacrazione del trionfo di un nuovo genere: il glam rock
Ziggy played guitar, jamming good with Weird and Gilly,
And the spiders from Mars. He played it left hand
But made it too far
Became the special man, then we were Ziggy’s band
di Karol Lapadula
6 giugno 1972: esce per la RCA label The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars, o più semplicemente Ziggy Stardust, il quinto album in studio di David Bowie.
Sicuramente uno dei più grandi successi del Duca Bianco, non solo in fatto di vendite a livello planetario, ma anche per l’enorme potere mediatico esercitato e per il segno indelebile che ha lasciato nel mondo della musica, uno degli album che più hanno influenzato le generazioni future di artisti che nella pantomima del suo protagonista hanno trovato il primo esempio di teatro-rock (cit).
Si tratta di una sorta di concept album (a fronte di una coerenza narrativa, lo stile resta comunque non uniforme) in cui si narra la storia di Ziggy Stardust – il personaggio/alter ego che Bowie inventò come protagonista del disco e del tour che nel 1972 consacrò il trionfo di un nuovo genere, il glam rock, diventandone simbolo e al tempo stesso emblema, anche se, a ben vedere, l’album contiene solo due brani musicalmente coerenti con l’estetica glam: Star e Ziggy Stardust ( il vero glam-album di Bowie sarà il successivo Aladdin Sane). Ronson (chitarra e pianoforte), Bolder (basso) e Woodmansey (batteria), guidati dalla produzione di Ken Scott, senza far ricorso all’elettronica, seppero dare vita ad un sound unico, grintoso ed essenziale.
“Ciò che ho fatto con il mio Ziggy Stardust è stato confezionare un cantante rock’n’roll finto e totalmente credibile” , disse in seguito Bowie a proposito del suo alter ego “Questo era ciò che serviva in quel momento” .
Il relativo spettacolo era strutturato a mo’ di musical, con costumi, pose glam alla Marc Bolan e coreografie che ricordavano molto il Rocky Horror Picture Show.
Lo stesso Bowie ideò gli abiti e l’immagine degli Spiders, incluso il taglio di capelli in stile mullet (anticipando così di almeno un decennio quella che poi divenne una moda negli anni ’80).
Ziggy è una rockstar ma anche un messia, è il frontman di una band extraterrestre, The Spiders from Mars, e le canzoni del disco ne raccontano l’ascesa e la caduta in uno scenario da fine del mondo e futuro, che però assomiglia molto al presente.
Di seguito, la magnifica cover di Ziggy Stardust dei Bauhaus. Il video, diretto da Mick Calvert, è stato realizzato ad agosto 1982 nei tunnel delle Catacombe di Camden, a Londra.
Chris Cornell dei Soundgarden, che eseguì live la cover di Lady Stardust, affermò che ascoltare questo disco “è un po’ come andare al college, come i Beatles. La scrittura dei brani è incredibile, amo ogni singolo pezzo“.
Pensate che la prima edizione dell’album Ziggy Stardust è stata realizzata su compact disc nel 1984, anno in cui anche gli album precedenti di Bowie vennero ripubblicati sempre su CD, il che lo rese la prima rockstar ad avere l’intera produzione musicale disponibile in formato digitale.
Ziggy Stardust narra di un mondo sull’orlo dell’apocalisse (gli ultimi 5 anni di esistenza prima della fine), in cui l’ultimo eroe è un ragazzo divenuto un cantante famoso grazie ad un aiuto extraterrestre. Ziggy è una rockstar aliena pansessuale, mandata sulla Terra affinché porti all’umanità un messaggio di pace, speranza e amore, ma che alla fine viene distrutta dai propri stessi eccessi e dai fan.
Ziggy è, come lo definiva lo stesso Bowie, un “cantante rock di plastica”, che con la sua ascesa e la sua caduta ripercorre idealmente la parabola della celebrità, dietro la quale maschera si cela l’uomo con tutte le sue ansie, fragilità, insicurezze e paure.
Nell’ideare il personaggio di Ziggy, Bowie si ispirò al rocker inglese Vince Taylor, che aveva registrato nel ’59 Brand New Cadillac, poi “coverizzata” dai Clash. Taylor, che era noto per essere stato un grande consumatore di droghe, una volta si unì a una setta e si convinse di essere un Dio alieno sulla Terra.
In una intervista rilasciata a Rolling Stone, Bowie raccontò a William S. Burroughs che “Ziggy viene avvertito in sogno da esseri chiamati “infiniti” di scrivere della discesa sulla Terra di Starman: un fantastico astronauta che dovrà salvare il pianeta. Ziggy inizia a crederci e a pensarsi come il profeta del futuro Starman. Porta se stesso a incredibili vette spirituali ed è tenuto in vita dai suoi discepoli. Quando gli infiniti arrivano, prendono pezzi di Ziggy per farsi reali, visto che nel loro stato originario essi sono antimateria e nel nostro mondo non possono esistere. Lo fanno a pezzi sul palco durante la canzone Rock’n’Roll Suicide”.
Nelle intenzioni di Bowie, l’album doveva avere un forte impatto sul pubblico, e a tal fine ricorse al trucco pesante del personaggio Ziggy durante gli spettacoli dal vivo, vestendolo con costumi vistosi e coloratissimi e con acconciature in stile proto-punk.
L’album è stato forse sopravvalutato nel corso degli anni, grazie soprattutto all’aura che si era creata attorno al personaggio di Bowie-Ziggy e che ha tenuto per anni prigioniero il suo ideatore, tanto da indurlo ad “uccidere” la sua creatura annunciandone il definitivo ritiro dalle scene durante il concerto del 3 luglio 1973 all’Hammersmith Odeon di Londra. Disse Bowie: “All’inizio ero il personaggio solo sul palco, poi tutti iniziarono a relazionarsi a me come se fossi Ziggy: come fossi io la next big thing e come se io muovessi masse di persone. Iniziai a convincermi di essere il Messia. Spaventoso. Mi risvegliai abbastanza velocemente“.