C’eravamo tanto amati
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Trent’anni di vita italiana attraverso la storia di tre amici ex partigiani: un portantino comunista (Manfredi), un intellettuale cinefilo di provincia (Satta Flores), un avvocato arrampicatore sociale arricchito (Gassman): si incontrano a più riprese nel dopoguerra, incrociando i loro destini con quelli di una ragazza contesa (Sandrelli). Sarà tempo di bilanci, di rievocazione di speranze tradite, di fallimenti esistenziali, di rivoluzioni mancate. Un film amaro e crepuscolare, fortemente elegiaco ed emotivamente coinvolgente, ma che indulge un pochino al sentimentalismo, e che dietro l’apparente briosità, nasconde una concezione disincantata e pessimistica dei rapporti tra le persone.
Un grande successo per un’opera che vuole andare al di là della commedia all’italiana, ma non riesce a diventare affresco di storia.
Visti in prima visione, la rubrica curata dal nostro esperto cinefilo Marcello Gerardi si occupa di C’eravamo tanto amati di Ettore Scola.
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Trent’anni di vita italiana attraverso la storia di tre amici ex partigiani: un portantino comunista (Manfredi), un intellettuale cinefilo di provincia (Satta Flores), un avvocato arrampicatore sociale arricchito (Gassman): si incontrano a più riprese nel dopoguerra, incrociando i loro destini con quelli di una ragazza contesa (Sandrelli). Sarà tempo di bilanci, di rievocazione di speranze tradite, di fallimenti esistenziali, di rivoluzioni mancate. Un film amaro e crepuscolare, fortemente elegiaco ed emotivamente coinvolgente, ma che indulge un pochino al sentimentalismo, e che dietro l’apparente briosità, nasconde una concezione disincantata e pessimistica dei rapporti tra le persone.
Un grande successo per un’opera che vuole andare al di là della commedia all’italiana, ma non riesce a diventare affresco di storia.
RCA, Radio Città Aperta – #ResistenzaCulturaleAttiva
LA BOTTEGA DEL FORNO con Fabrizio Forno
dal 2 gennaio 2024 ogni martedì dalle 15 alle 17
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