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Miracoli in trincea: Intervista a Michele Gazich

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Michele Gazich ha presentato agli ascoltatori il suo nuovo particolarissimo lavoro: solo i miracoli hanno un senso stanotte in questa trincea.

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L’album solo i miracoli hanno un senso stanotte in questa trincea (una coprodizione Moonlight Records/FonoBisanzio, distribuzione IRD), tutto scritto con le minuscole “in un (probabilmente vano) tentativo di porre in equilibrio un mondo in cui troppi tendono a darsi la maiuscola”: è il nuovo album di Michele Gazich in distribuzione sia digitale che fisica a partire dal 21 febbraio. Un progetto inedito ed innovativo che vede la tradizione del classicismo viennese (Haydn, Mozart e Beethoven) e del primo romanticismo tedesco dialogare, in un accostamento ardito, irrituale ma incredibilmente seduttivo con la canzone d’autore.

Qualche numero: 15 anni di lavorazione; 9 canzoni, tutte scritte da Gazich tranne una, solo 2 musicisti in studio (Michele Gazich stesso e Giovanna Famulari, con la quale il violinista, compositore e scrittore di canzoni, collabora da oltre cinque anni). In “solo i miracoli hanno un senso stanotte in questa trincea” la voce profonda di Gazich si alterna alla voce fresca di Giovanna; violino e viola dialogano con il violoncello; il pianoforte, talora affiancato dalla melodica, è strumento portante; il tutto punteggiato da tintinnii di misteriose “percussioni psicoacustiche”.

I due musicisti hanno nel loro curriculum collaborazioni molto significative: Gazich soprattutto con i songwriter statunitensi (si segnala la nomination ai Grammy Awards 2019 per l’album Rifles and Rosary Beads prodotto con Mary Gauthier), ma anche in Italia (nel corso del tempo è stata costante la sua presenza in varie cinquine al Tenco, ma senza mai vincerlo) con ripetuti tour nordamericani ma anche fino all’India, al Giappone e al Nord Africa. Famulari, in Italia ed Europa con tour oltreoceano, è stata al fianco di molti grandi della canzone e del teatro: da Ron a Tosca; da Massimo Popolizio a Peter Stein. Entrambi Gazich e Famulari collaborano stabilmente con Moni Ovadia.

Le tematiche sono quelle care a Gazich, quelle che attraversano secoli di arte, poesia e letteratura, ma restano più che mai attuali. Come dimostra il brano d’apertura “perché goethe è partito per l’oriente?” che fa riferimento alla profetica visione del poeta tedesco che, nel suo “West-Östlicher Divan”, annuncia l’incontro-scontro tra Oriente e Occidente in atto nel mondo contemporaneo.

Scrive TomTomRock: Disco coltissimo in cui però la cultura non è sfoggiata aristocraticamente dall’alto, ma offerta con competentissima modestia a chiunque sia disponibile a coglierla e assimilarla e che conferma una volta di più Michele Gazich come una figura pressoché unica nel panorama musicale italiano e non solo. Nel libretto lo stesso Michele sostiene di aver pensato a questi brani come a una sorta di suo testamento che nelle sue primitive intenzioni sarebbe dovuto uscire postumo. Non possiamo che essere lieti che ci abbia ripensato e abbia deciso di pubblicarlo in vita, che gli auguriamo lunghissima perché siamo convinti che di cose belle come queste ce ne darà ancora.

 

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