PRESS CORNER del 01-06-2022. In guerra anche lo stupro è un’arma
PRESS CORNER – NOTIZIE A PIEDE LIBERO
Leggiamo e commentiamo insieme articoli di approfondimento apparsi su quotidiani,
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Questa edizione è curata da Karol Lapadula
ARTICOLI COMMENTATI NELL’EDIZIONE DI OGGI
Da sempre nelle zone di guerra si verificano molti casi di violenze sessuali. Lo stupro, infatti, è considerato dagli eserciti di tutto il mondo come un’arma dal potere “radioattivo”: danneggia chi lo subisce dal punto di vista fisico e psicologico, ma ha conseguenze anche sul tessuto sociale del paese nemico. E spesso i soldati che lo commettono restano impuniti.
Zero Impunity ha dato voce a chi ha subìto abusi sessuali in Siria, Ucraina, Repubblica Centrafricana e Stati Uniti.
Il documentario di Nicolas Blies e Stéphane Hueber-Blies.
Le guerre contemporanee prendono di mira soprattutto i civili e, tra questi, le donne sono colpite da forme di violenza efferate, declinate secondo il genere e di particolare potenza, in quanto volte a distruggere la coesione delle comunità avversarie. Occorre peraltro ricordare che le vittime di violenza sessuale sono spesso colpite da uno stigma che impedisce loro di sentirsi ancora degne di far parte della propria comunità. Si tratta di processi disgregativi le cui conseguenze durano a lungo, anche dopo la fine delle ostilità.
Non c’è dubbio che la crescente militarizzazione delle società e delle comunità, l’affermarsi o il riaffermarsi del potere patriarcale, in maniera diretta con la guerra o indiretta, con la crescita di culture suprematiste e fondamentaliste siano responsabili dello stupro come arma bellica. Ma c’è anche la narrazione tossica della storia tramandata di generazione in generazione, perché omertosa della verità.
La vicenda umana, a ogni latitudine ed epoca, ci racconta di come la violenza maschile sulle donne sia costitutiva e strutturale, a partire dai miti fondativi: in Italia, a scuola, studiamo la gloriosa storia della nascita di Roma, e sin dalle elementari apprendiamo del ratto delle Sabine. Di cosa si tratta? Semplice: i Romani, per conquistare la vicina Sabina organizzarono una razzia e deportarono le donne in età fertile. Noi lo impariamo come ‘ratto’ (ovvero rapimento) ma fu stupro di massa, dal momento che nessuno chiese alle Sabine se fossero d’accordo. Pensate che nei libri di scuola sia nominata la parola ‘stupro’? E che dire della raffinata cultura greca che si studia nei prestigiosi licei classici alle superiori, dove si perde il conto delle scorribande sessuali dei vari dei e semidei? Quando, dall’Iliade all’Odissea solo per citare i testi più famosi, i capricciosi e potentissimi abitanti dell’Olimpo si fissavano su questa o quella giovane donna non si preoccupavano mai di sapere se queste concordassero con il loro desiderio: con o senza strattagemmi le violavano. Europa fu ingannata da Giove che si travestì da toro per sottometterla, mentre la ninfa Dafne, piuttosto che farsi stuprare da Apollo, preferì rinunciare alla vita e trasformarsi nell’albero dell’alloro.
L’immagine in evidenza è uno screenshot del video contenuto nel primo articolo.