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Godflesh @Evol Club – Live Report

Godflesh @Evol Club – Live Report

Godflesh @Evol Club
4 Maggio 2018

Ore 22.58
Puntulaissimo il duo inglese intona i primi accordi di “Gift from heaven”. Il pubblico è attentissimo e sofisticato e l’atmosfera cupa ma radiosa, intensa quanto viscerale. Un suono che pare arrivare diretto dalle viscere dell’inferno ma che sa aprirsi ad emozioni violente e catartiche. E catartico è proprio il suono dei Godflesh, che attraversa l’oscurità dell’anima e riemerge in una melodia eterea. Quand’è che il rumore del metallo diventa suono, quand’è che che lo stridore dello strumento diventa melodia? Quand’è che il dum spalanca gli abissi dell’anima?
Quando il sé supera se stesso.
In una parola, il Postself. Ottavo album in studio per la band, uscito nel Novembre 2017 per l’Avalanche Recordings, l’etichetta di Broadrick. Tutto l’industrial, il metal, il dum e l’apocalypse degli ultimi 30 anni, dai Black Sabbath ai Killing Joke, dai Ministry ai Joy Division e ai Throbbling Gristle, fino all’esemplare Jesu dello stesso Broadrick, sono rinchiusi in queste 10 tracce che, anche nei titoli, assumono tutte le tinte della caducità, dello smarrimento e dell’indefinitezza dell’era postmoderna e del suo suono, il postrock ( Post Self, Parasite, No Body , Mirror Of Finite Light , Be God, The Cyclic End, Pre Self , Mortality Sorrow, In Your Shadow, The Infinite End).
2 macchine da guerra Justin K. Broadrick e G. C. Green , non alzano mai lo sguardo ma non sbagliano un accordo. Coreografia perfetta. Gli echi di Broadrick risuonano come richiami ancestrali che riportano ad un’altra dimensione e trascendono il qui e ora. Siamo qui, all’Evol Club, ma i nostri ci portano altrove, in un viaggio visionario e quasi psichedelico. Il noise rarefatto ci mette finalmente in contatto con le profondità del nostro essere.
Rumore puro, pura bellezza.
La vera bellezza è quella dell’umanità, che anche nel male diviene autentica forma estetica. E il male dei Godflesh è la rabbia, l’urlo di disperazione di chi non accetta i limiti imposti dalla realtà.
La rabbia lascia il posto ad un loop incalzante, il cantato si fa più lugubre, quasi growl. “Mirror Of Finite Light”, dove il ritmo diventa tribale, in una tensione dalla giungla alla metropoli, nello stile tanto caro a Jesu.
Tutti i rumori, i suoni, gli odori e le immagini della civiltà industriale sono riuniti in unico brano, “Spinebender”. Ci sono i fumi, ci sono le fabbriche, ci sono i lucchetti delle catene, gli ingranaggi, le macchine, la gente, il tempo che passa in attimi schizofrenici.
Furore, caos, decomposizione.
L’uomo macchina e la macchina che diventa uomo.
Il postumano è tutto qui, in Postself.
“Don’t leave me alone!” è il grido di dolore per l’abbandono. “Dio mio perche mi hai abbandonato” sembra urlare Broadrick , moderno Cristo che invoca aiuto di fronte a un cielo vuoto e muto.
Si interrompe d’improvviso, cosi come è cominciato, lo show.
Non un cenno, non un bis.
Con l’istanteneita’ di un tuono si interrompe la musica dei suoni.

Tracklist:

“Gift from heaven”
“Messiah”
“Merciless”
“Mantra”
“Post Self”
“Parasite”
“No Body”
“Mirror Of Finite Light”
“Be God”
“Spinebender”

 

Liliana Montereale

Pubblicato il: 06/05/2018 da Redazione Radio Città Aperta