Roma Pride 2021: Ddl Zan ancora in ostaggio, ma la parata si farà
È ufficiale: il Roma Pride, la celebre parata che dal 1994 rappresenta il “grande coming out collettivo rivolto alla collettività e alla società conservatrice“, torna a colorare le strade della Capitale sabato 26 giugno: la manifestazione partirà alle ore 17 da Piazza Vittorio.
Qualche giorno fa l’organizzazione della manifestazione ha diffuso un comunicato (che potete leggere per intero qui), a firma del portavoce Claudio Mazzella ed indirizzato alla comunità LGBTQIA+, per raccontare la situazione incerta relativa al Pride 2021, visto che ancora non si sapeva se la sfilata avrebbe avuto luogo o meno.
Nel comunicato/lettera aperta si è sottolineato come da mesi il Circolo Mario Mieli, insieme alle realtà del coordinamento Roma Pride, provano a costruire un evento che, oltre ad essere favoloso, irriverente ed accessibile, sia anche sicuro rispetto a un’emergenza che, purtroppo, non è ancora finita, per cui si è posto l’accento sull’esigenza di garantire lo svolgimento di una manifestazione aperta a tutti, anche se senza carri, ma sicuramente nell’ottica del rispetto delle regole e delle misure anti-Covid.
Il fatto che inizialmente fosse stata proposta una piazza a numero chiuso e con accesso limitato, era una soluzione non percorribile, “perché avrebbe minato l’essenza stessa del Pride che nasce per accogliere, non per escludere“.
“Per noi del coordinamento – ha affermato Mazzella – per quello che vi abbiamo detto e per la natura stessa del Pride, è impossibile ipotizzare di lasciare fuori anche solo una persona dalla nostra grande festa. […] Le istituzioni devono riconoscere, come fatto in passato, le nostre esigenze: vogliamo sfilare nelle strade di Roma pur rinunciando ai carri, agli abbracci e ai balli sfrenati sulle note della nostre colonne sonore, cose che torneranno più favolose che mai nella prossima edizione che già immaginiamo nella sua formula tradizionale. Queste rinunce, che sono per noi dolorose ma necessarie, le accettiamo pur di vedere i nostri corpi, i nostri volti, le nostre identità attraversare quelle strade che, anche se non ancora del tutto, abbiamo reso più sicure e inclusive”.
Il 22 giugno è stato poi diffuso un nuovo comunicato da parte del Roma Pride, in cui è stata confermata la data di sabato 26 giugno per lo svolgimento della parata per le strade del centro di Roma.
“Sfileremo con i nostri corpi, con tutto l’orgoglio e l’entusiasmo che ci accompagna fino a Piazza della Repubblica. Nel rispetto della normativa vigente, non ci saranno i carri né mezzi a motore, resta obbligatorio l’uso della mascherina e il rispetto del distanziamento. Ognun* di noi è responsabile della buona riuscita della manifestazione. Facciamo la differenza!“.
Un buon traguardo, considerato che poco più di un mese fa, sempre a Roma, Piazza del Popolo era tra le 50 piazze organizzate in tutta Italia che hanno visto tantissime persone manifestare con lo slogan ‘Per la legge Zan e molto di più: non un passo indietro’, chiedendo la calendarizzazione e l’approvazione in Senato del disegno di legge per la prevenzione e il contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità. In quella occasione, gli organizzatori avevano scritto sui canali social dicendo che il Ddl Zan era purtroppo ancora ostaggio in Parlamento, contrastato dalle forze più reazionarie del Paese.
Non dimentichiamoci che qualche giorno fa il Vaticano ha attivato i propri canali diplomatici – nella fattispecie è intervenuto monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato – per chiedere formalmente al governo italiano di modificare il Ddl Zan in quanto andrebbe a violare in “alcuni contenuti l’accordo di revisione del Concordato“.
Il 17 giugno scorso monsignor Gallagher, all’ambasciata italiana presso la Santa Sede, ha consegnato una nota verbale indirizzata al nostro Governo, secondo la quale alcuni passaggi del Ddl Zan andrebbero a ridurre “la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall’art. 2, co. 1 e 3 dell’accordo di revisione del Concordato“.
Per il Vaticano, dunque, alcuni contenuti del Ddl Zan mettono in discussione la libertà di organizzazione della Chiesa, e in generale la libertà di pensiero della comunità dei cattolici.
Da ultimo, l’intervento del premier Draghi proprio ieri, rispondendo al senatore del Pd, Alfieri, a proposito delle critiche sollevate dal Vaticano al Ddl contro l’omofobia:
“Senza entrare nel merito della discussione parlamentare, che il governo sta seguendo, questo è il momento del Parlamento, non è il momento del governo. Il nostro è uno stato laico, il Parlamento è sempre libero di discutere […] La laicità non è indifferenza dello Stato rispetto al fenomeno religioso, è tutela del pluralismo e della diversità”.
Una cosa è certa: la situazione riguardo al Ddl Zan è ancora stagnante (la proposta è ora all’esame della Commissione Giustizia del Senato, dopo una prima approvazione del testo alla Camera, lo scorso novembre), ma in ballo ci sono le vite e le esistenze di tanti: si fa sempre più impellente, pertanto, la necessità di dar voce alle donne, alla comunità Lgbtqia+, al mondo trans-femminista e alle persone con disabilità: quale occasione migliore della manifestazione del Pride di sabato 26 giugno per farlo?
Immagine in evidenza proveniente dal sito ufficiale del Roma Pride.
Pubblicato il: 24/06/2021 da Skatèna