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Mikhail Gorbachev: The rise and fall of the last Soviet leader

Mikhail Gorbachev: The rise and fall of the last Soviet leader

a cura di Massimiliano Montenz

.. Mikhail Gorbachev’s perestroika reforms began when I was 10, and I saw their course as part of my teenage transformations.

What made me an adult killed the USSR, the country I was born in and used to be proud of. I hated Gorbachev for that – because he destroyed my home and hopes, annulled my parents’ careers and life’s savings.. Lo scrive il reporter Mansur Mirovalev

La sua percezione è reale perché vissuta in prima persona, con la sua famiglia che come tanti sovietici faticò a capire fino in fondo la portata della rivoluzione culturale che il grande leader seppe proporre ai suoi concittadini ed al mondo intero.

Senza di lui forse avremmo ancora una Germania divisa dal muro di Berlino e The Wall dei Pink Floyd non rappresenterebbe quasi involontariamente l’icona che è oggi.

Al potere dal 1985 al 1991 il Premio Nobel per la Pace (1990) Gorbaciov credeva nella modernizzazione dell’impero sovietico, non ne voleva il suo disfacimento. In questo ha fallito . La Russia è implosa su se stessa in considerazione dei leader che lo hanno seguito e tradito. Boris Eltsin prima e Vladimir Putin poi.

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Quest’ultimo si presentò nel 2000 come antitesi della politica di Eltsin, salvo poi proseguire nell’inasprimento dell’autoritarismo e antioccidentalismo . Per Putin la morte dell’Urss è stata la più grande catastrofe geopolitica del ventunesimo secolo. Contano poco o nulla le parole espresse infatti pubblicamente ieri alla morte a 91 anni del leader della perestrojka .

L’autore di glasnot però non poteva prevedere tutto e spettava ai suoi successori completare l’opera. Lui vide già in quegli anni che il mondo doveva occuparsi non più della guerra fredda ma degli ecosistemi del pianeta. Se lo avessimo seguito tutti in quella direzione oggi non saremmo 40 anni in ritardo sulle politiche ambientali, e non avremmo i problemi energetici che grazie alla guerra di Putin oggi sono sempre più evidenti.

Il disastro nucleare di Chernobyl, più ancora del lancio della Perestrojka, è stata probabilmente la causa principale del crollo dell’Unione Sovietica cinque anni dopo. A scriverlo, nel 2006, cioè a vent’anni da quei fatti, è lo stesso Mikhail Gorbaciov, l’ultimo leader dell’Unione Sovietica morto ieri a Mosca. È stato un punto di svolta storico, spiegava su Project Syndicate evocando la Glasnost: ha reso possibile una maggiore libertà di espressione in Unione Sovietica, al punto che il sistema come lo conoscevamo è diventato insostenibile.

Ed allora in conclusione chi è stato veramente Mikhail Gorbaciov? Ci aiutano le parole di Giovanni Morandi    inviato della NAZIONE che il 25 dicembre 1991 era l’unico giornalista occidentale rimasto sul posto mentre veniva calata la bandiera del PCUS ed issata la bandiera russa al Cremlino..

Si è presentato come l’uomo che avrebbe riformato lo Stato sovietico e credeva che questo sarebbe stato possibile, esordì dicendo che avrebbe compiuto la perestroika, la ristrutturazione dello Stato e portato la glasnost, la trasparenza e la libertà. In realtà alla fine furono i cittadini a strappare nuove concessioni e non fu lo Stato a concederle.

Questo è stato il suo grande limite: Mikhail Gorbaciov ha veramente provato a cambiare lo Stato sovietico ma non ci riuscì perché non sarebbe stato possibile. Non fu possibile anche perché si trovò di fronte l’America di Ronald Reagan che trascinò il Paese sul terreno della concorrenza militare.

Mikhail Sergeyevich sarà sepolto, come desiderava, vicino alla moglie Raissa nel cimitero di Novodevichy.

Pubblicato il: 01/09/2022 da Massimiliano Montenz