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“Joker”, l’antieroe che non piace né a destra né a sinistra

“Joker”, l’antieroe che non piace né a destra né a sinistra

Ci è piaciuto talmente tanto il post di Umberto Palazzo sul “Joker”, che gli abbiamo chiesto di farlo diventare un articolo per #RCA.

di Umberto Palazzo

Voglio tornare al più presto a vedere “Joker” per capire meglio i motivi del fascino e della repulsione che esercita.
Ma qualche cosa la posso già dire.

Il film non ti invita a parteggiare per Arthur. Ti spiega benissimo che è uno psicopatico patologico ben prima che la sua violenza esploda. La scena chiave è quando lui sta nel pubblico a un tavolo del Pogo’s, il cabaret nel quale poi si esibisce.
Arthur inizialmente ride nei momenti sbagliati e non ride quando lo fanno gli altri.
Poi comincia a capire quando deve ridere.

A quel punto la cinepresa si muove sul suo blocco degli appunti e si può leggere che non sta trascrivendo le battute, ma sta annotando cosa fa ridere la gente normale.
Lui non lo sa, non lo può capire.

La mancanza di empatia è la caratteristica di tutte le personalità oscure, l’assoluta mancanza di empatia è la caratteristica base dell’assassino psicopatico che uccide per divertimento proprio perché non riesce a capire la sofferenza altrui. Per lui gli altri sono cose. La reificazione di una parte dell’umanità è anche alla base dei tanti genocidi commessi dall’umanità, spesso nei momenti in cui sono guidati da fascinosi psicopatici in abiti appariscenti.

Mai, nel film, Joker è un eroe.
Il giudizio del regista è netto. Happy è un essere ripugnante.
La sua ripugnanza è sottolineata anche dal fatto che, per il fantastico balletto sulla scalinata, il regista abbia scelto una canzone di un artista assolutamente tabù, cioè Gary Glitter, più volte condannato per pedofilia e stupro di minorenni.
Stupidamente, questa secondo me geniale scelta artistica (ho avuto i brividi quando “Rock’n’roll, part 2” ha risuonato nel cinema), viene criticata perché farebbe guadagnare una grossa somma in diritti d’autore a un essere indegno come Glitter, che comunque non saprebbe che farsene, di soldi ne ha una montagna che non potrà mai usare perché probabilmente morirà in carcere.
Semmai l’associazione al Joker perso nell’estasi della violenza spiega sia il Joker che Gary Glitter.

Comunque andiamo avanti.
Il film è stato massacrato dalla stampa statunitense e da quella inglese, sia da destra che da sinistra.
Un’unanimità rara.

Ma a chi parla il film e di chi parla?
L’azione si svolge nel 1981 ma è ovvio che sta parlando ai millennials, i trentenni (e oltre) oramai del tutto impoveriti e totalmente orfani del “Sogno Americano”.
Strano dover spiegare cos’era il “Sogno Americano”, ma ho l’impressione che non se lo ricordino più neanche gli americani.
Esso era il motore primo dell’etica protestante statunitense, per cui la spietatezza del liberismo era compensata dal fatto che ogni cittadino, con la sola forza del suo duro lavoro, avrebbe potuto elevarsi e diventare ricco. E che l’arricchimento della società sarebbe stato infinito.

Ma la realtà è che l’ascensore sociale si è fermato anche negli Stati Uniti da decenni, la classe media sta scomparendo, i ricchi diventano sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri e quelli in mezzo scivolano verso il basso invece di salire.
E, per quanto non manchino i self made man, le ricchezze solo ereditate hanno un peso maggiore che in tutti i tempi conosciuti.
Finito il sogno è rimasta solo la spietatezza e una gara a che è più spietato.
La destra vuole che si vada sempre di più in questa direzione perché alla fine, non si sa bene come, della ricchezza dei ricchissimi finiranno per beneficiare tutti, quando sarà abbastanza.
La soluzione socialista è invece maggiore giustizia sociale.

E qui entra in ballo il Joker e la sua terza via.
I primi che ammazza sono dei lupi di Wall Street, ma lo fa quasi involontariamente; e questi sono i primi ricchi con cui viene a contatto. Subito dopo scopre di essere in qualche modo connesso col più ricco di tutti e una star lo invita al suo show. Ma tutti lo umiliano.
A questo punto Happy/Hank/Joker capisce che i ricchi sono sostanzialmente dei delinquenti, che sono inutili, che possono essere eliminati e sostituiti.

Ma Joker non è un rivoluzionario, Joker è completamente privo di empatia.
Gli esseri umani sono per lui solo oggetti con cui divertirsi, cosa che lo rende un criminale ancor più pericoloso dei ricchi che conservano almeno una parvenza di umanità.
I tumulti che scaturiscono dal suo spettacolare gesto in maniera spontanea non hanno come fine di ristabilire la giustizia, ma di sostituire a dei lupi vestiti da uomini dei lupi ancora più feroci ed espliciti.

E’ una cosa che nella storia dell’umanità succede spesso; con le invasioni barbariche e non, per esempio, o quando gang criminali si impadroniscono dello stato dall’interno come succede in molte aree dei narco-stati come il Messico.
In genere questo accade in nome del popolo, incarnato in un letale buffone vestito di divise sgargianti a beneficio degli stolti.
Il capitalismo quindi viene sostituito da una sorta di neo feudalesimo improduttivo dove regnano i tagliagole più feroci.

Basti pensare che tutto il Gotha dell’aristocrazia mondiale, per come si è andato formando dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente in poi, sia costituito esclusivamente da discendenti di assassini di massa che hanno costruito fortune immense, sterminando popolazioni intere e schiavizzando i sopravvissuti; e non risulta che ci fosse un altro modo per diventare nobile nell’alto medioevo.

Quindi “Joker” non piace a destra perché “Ammazza il ricco” è uno slogan che non può piacere a destra.
Ma non piace neanche a sinistra perché come approdo finale del capitalismo non vede una società più giusta, ma una società ancora più malvagia e spietata.

Il messaggio minaccioso di “Joker” è: il male della società presente, tendente al liberismo nel suo tramonto può generare un male ancora maggiore.
Ed è più logico che si vada in questa direzione piuttosto che verso una maggiore giustizia sociale.

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Pubblicato il: 12/10/2019 da Redazione Radio Città Aperta