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Davos 2021, prove di resilienza per l’insostenibilità

Davos 2021, prove di resilienza per l’insostenibilità

Un anno fa a Davos, le élite che dettano l’agenda globale avevano promesso un “capitalismo etico” per ridurre le disuguaglianze e costruire un mondo sostenibile. Ora, la pandemia flagella ancora miliardi di persone, ma la disuguaglianza – come denuncia il rapporto appena pubblicato da Oxfam – sembra destinata ad aumentare, e per lungo tempo.

26/01/2021 – di Thais Palermo Buti

world economic forum davos 2021

Da anni sentiamo che la situazione nella quale viviamo non è più sostenibile. E quando si parla di sostenibilità, si tende a pensare, d’istinto, all’ambiente. La crisi climatica, il riscaldamento globale, le asimmetrie nella relazione tra uomo e natura, la quale quindi, si “vendica” con i cataclismi, gli incendi, le inondazioni. Siamo tutti appesi a un filo, perché la situazione è insostenibile.

Ma quanto è resistente l’insostenibilità?

Nel gennaio del 2020, il Foro Economico Mondiale di Davos, la conferenza che da più di 50 anni ospita in Svizzera le élite politiche, finanziarie e industriali che dettano l’agenda globale, è stato dedicato alla sostenibilità e alla coesione sociale. “Stakeholders for a cohesive and sustainable world” è stato il titolo dell’incontro. Un capitalismo etico, in cui l’obiettivo delle aziende non fosse più il guadagno e il valore per gli azionisti, ma “l’investimento nella forza lavoro, la tutela ambientale, l’approccio corretto ed etico verso i fornitori, il valore a lungo termine”. Perché le élite presenti al Forum hanno capito che l’aumento della povertà dovuto alle politiche di austerità, e lo spaventoso incremento dei livelli di disuguaglianza possono essere controproducente.

Allora, come ogni anno, Oxfam aveva presentato il suo rapporto, “Time to care”, sottolineando l’aumento della disuguaglianza e la necessità di “porre fine alla ricchezza estrema per sradicare la povertà estrema”, indicando anche che con solo mezzo punto percentuale in più di tassa ai ricchi, sarebbe possibile creare 117 milioni di posti di lavoro nell’istruzione, nella sanità e nella cura degli anziani.

È passato un anno. E cosa è successo? La pandemia ha reso il mondo ancora più disuguale e insostenibile. Davos 2021 è iniziato ieri 25 gennaio, e il rapporto di Oxfam di quest’anno parla chiaro: le 1.000 persone più ricche del mondo hanno recuperato in appena nove mesi tutte le perdite che avevano accumulato per l’emergenza Covid-19, mentre i più poveri potrebbero impiegare più di 10 anni per riprendersi dalle catastrofiche conseguenze economiche della pandemia.

Il documento di Oxfam – non a caso chiamato “il virus della disuguaglianza” – mostra come la pandemia abbia acuito le disuguaglianze economiche e sociali, razziali e di genere preesistenti. “Grazie a un sistema economico iniquo un’élite di miliardari ha continuato a accumulare ricchezza nel corso della più grave crisi dai tempi della Grande Depressione, mentre miliardi di persone sono state spinte sull’orlo della povertà”, denuncia l’organizzazione, che fornisce alcuni dati:

  • i 10 uomini più ricchi hanno visto la loro ricchezza aumentare di 540 miliardi di dollari dall’inizio della pandemia;
  • in Italia oggi un’infermiera dovrebbe lavorare 127 anni per guadagnare quanto un amministratore delegato di una grande azienda in un anno;
  • i brasiliani di ascendenza africana hanno il 40% di probabilità in più di morire di COVID-19 rispetto alla popolazione bianca;
  • Una tassa temporanea sugli extra-profitti maturati da 32 multinazionali durante la pandemia avrebbe generato 104 miliardi di dollari nel 2020, un ammontare di risorse equivalente a quello necessario per garantire indennità di disoccupazione a tutti i lavoratori e supporto finanziario per bambini e anziani in tutti i paesi a basso e medio reddito.

Ma l’insostenibilità, quanto – e per chi – è davvero insostenibile?

Pubblicato il: 26/01/2021 da Thais Palermo