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Davvero il turismo è il nostro petrolio? [Intervista a Sarah Gainsforth]

Davvero il turismo è il nostro petrolio? [Intervista a Sarah Gainsforth]

di Valentino De Luca

“Il turismo è il nostro petrolio”.
Oppure ” L’Italia ha il 70% dei monumenti al Mondo!“.

Alzi la mano chi, sin da piccolo, essendo nato a sud dell’arco alpino, non si sia sentito ripetere quale ricchezza  gli fosse toccata in sorte: cultura, monumenti, sole, mare, cibo, paesaggi.
Se in Arabia galleggiavano letteralmente sul prezioso combustibile, noi italiani siamo stati ancor più fortunati: abitiamo un Paese che tutto il Mondo vuole visitare.

Quando milioni di persone vogliono visitare il posto dove vivi è facile immaginare che i posti di lavoro non manchino. Ma è davvero così?

Partiamo da una considerazione: se c’è una cosa che è parsa evidente durante il lockdown è la desertificazione dei centri storici cittadini.
Roma, Firenze, Napoli, Venezia sono sembrate, almeno nella parte storica, totalmente disabitate.
Il motivo è presto detto: i centri urbani ovvero architettonicamente, culturalmente, artisticamente la parte migliore delle nostre città, sono stati progressivamente svuotati dei propri abitanti autoctoni, economicamente poco produttivi e rimpiazzati con i ben più remunerativi turisti desiderosi di fermarsi 48/72 ore, “vivere l’esperienza made in Italy” e andarsene.

Motivo di questa sostituzione “etnica” (sia detto per gioco, ovviamente) risiede nel continuo arrancare della nostra economia dagli anni ’90 a seguire,  con un ricambio generazionale più lento e faticoso ed il mercato del lavoro che veniva svuotato di significato attraverso precarietà diffusi e salari ridicoli.

La soluzione per tamponare la miseria incombente del 30-40enne senza lavoro nè prospettive? Mettere a profitto la casa di nonna, situata in centro città ed acquistata in un periodo in cui anzi proprio il centro storico era considerato fatiscente e poco appetibile dal “Mercato”.

Ovviamente l’appetito vien mangiando e, di pari passo ad una riqualificazione dei nostri centri che sì ci fa piacere, ma non è stata pensata per il pubblico godimento bensì per quella fascia di turisti alto spendenti desiderosi delle loro Vacanze Romane, alcuni soggetti hanno pensato bene di far diventare l’acquisto di casa di nonna per riconvertirla ad uso B&B oppure Casavacanza oppure affitto breve un vero e proprio business non riconosciuto.
Risultato? In molti casi pochi soggetti possiedono pezzi interi delle nostre città risultando tra l’altro quasi invisibili al Fisco poichè le leggi in materia sono ancora fumose e non adeguate.

A ricasco, è nato un fitto sottobosco di occupazioni che offrono i servizi più disparati agli occupanti di queste abitazioni: tiramisuerie, case del panino, pizze a taglio, rent a bikes, salta la fila, guide turistiche non sempre autorizzate ma magari madrelingua, minimarket per chi ama fare tardi, souvenirs, chincaglierie, Botteghe della lasagna e via dicendo.

Purtroppo però è un tipo di economia con numeri da gigante, ma con i piedi d’argilla poichè non crea una occupazione stabile che dà ricchezza al territorio, bensì un tipo di benessere molto aleatorio e poco specializzato corrispondente più che altro ad un terziario che offre servizi spiccioli per coppie e famiglie, mentre a fare i Big Money è in realtà uno sparuto numero di soggetti.
Arriva dunque il Covid, scioglie le gambe al gigante e ci dice che il re è nudo.

Da anni vi è una giornalista e studiosa di questa materia che ha approfondito la questione della messa a profitto delle nostre città, delle dinamiche predatorie di un certo tipo di turismo e della trasformazione dei nostri centri.
A L’Ottavo Giorno ho intervistato Sarah Gainsforth che ci ha spiegato per bene come parte delle piazze che stanno manifestando in questi giorni sia animata da quella piccola borghesia che, orfana del turismo, si sta ritrovando sull’orlo della povertà.

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Pubblicato il: 03/11/2020 da Valentino De Luca