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Due barboni morti per il freddo. Nonna Roma: “Serve un piano di emergenza annuale “

Due barboni morti per il freddo. Nonna Roma: “Serve un piano di emergenza annuale “

Stamattina, poco dopo le 7, due clochard sono stati trovati morti nel territorio di Roma: il primo, non ancora identificato, in piazza di Porta Maggiore; l’altro, di 41 anni, è stato rinvenuto sulla panchina di un parco a Spinaceto. Non si esclude che per entrambi la morte sia stata causata dal freddo che sta flagellando in questi giorni la Capitale.

Alberto Campailla, presidente di Nonna Roma, un banco del mutuo soccorso che dal 2017, attraverso la distribuzione alimentare e di prodotti di prima necessità, aiuta concretamente tantissime famiglie in condizione di povertà, ha dichiarato all’AGI:

La morte di due clochard a Roma per l’abbassamento drastico delle temperature ripropone uno storico problema per la città, che è quello della gestione dei senza fissa dimora. Un problema che deve essere affrontato con un piano di emergenza annuale e non legato alla sola stagione invernale: spesso ci si dimentica che si muore anche in estate per il troppo caldo. […] I piani emergenziali legati al freddo non sono sufficienti, perché le strutture in grado di accogliere chi non ha un tetto non possono funzionare da dicembre a marzo e basta. Devono poter essere attive tutto l’anno perché sono l’unico modo per togliere per sempre dalla strada chi non ha una casa o una sistemazione adeguata“.

Per Campailla, l’attuale amministrazione capitolina “ha aumentato il numero dei posti e di strutture che ora sono distribuite meglio su tutto il territorio cittadino, ma siamo ancora lontani dall’obiettivo:si calcola che su 16mila clochard che vivono in strada, i posti a disposizione in grado di fornire un’accoglienza siano poco più di un migliaio. Troppo pochi. […] E’ necessario fare molto di più con azioni concrete come una maggiore presenza di unità di strada, un aumento dei posti e dei centri e di un lavoro di accoglienza ed integrazione sociosanitaria affinché chi viene ospitato non sia costretto a tornare per strada. Le linee di indirizzo proposte dall’assessora Funari e concordate con un vasto arco di realtà sociali, che si occupano del fenomeno a Roma, vanno in questa direzione ma occorre rendere questi propositi una pratica amministrativa concreta se vogliamo veramente evitare tragedie, come quella di stanotte, e provare a risolvere il dramma di coloro che vivono per strada“.

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Il 21 gennaio prossimo, in via degli Equi n. 18, nel quartiere San Lorenzo di Roma, aprirà l’emporio solidale di Nonna Roma. Il progetto, finanziato dall’Assessorato ai Servizi Sociali e gestito da Nonna Roma, si rivolgerà a nuclei familiari del territorio e del municipio segnalati dal servizio sociale municipale e dalle realtà di zona, ed è aperto a tutti coloro che attraversano una fase di difficoltà economica.

Stando ai dati forniti dalla fio.PSD  Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora, una associazione che dal 1985 persegue finalità di solidarietà sociale nell’ambito della grave emarginazione adulta e delle persone senza dimora, il fenomeno dei decessi dei barboni è in costante aumento, e al 17 gennaio di questo 2023 si contano già 18 vittime.

La strage invisibile

Ecco cosa è riportato sul sito della fio.PSD  Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora.

Ogni anno, all’arrivo delle prime giornate di freddo invernale, siamo chiamati a commentare la cronaca di alcune morti in strada.

Il dato è invece molto diverso e ben più pesante, i senza dimora muoiono tutti i mesi, nelle ultime quattro stagioni 79 sono deceduti d’inverno, 53 in primavera, altri 53 in estate e 60 in autunno

I Senza Dimora muoiono tutti i mesi, non solo d’inverno.

Le persone decedute portavano con sé tutti i tratti di una grave emarginazione adulta fatta di grande sofferenza e di uno stato di degrado personale (volti o corpi affaticati, salute psico-fisica compromessa, stato di abbandono, isolamento relazionale); al 92% erano uomini, per due terzi stranieri e, dai dati raccolti, con una età media di 49 anni

Il luogo di ritrovamento racconta che la causa principale non è il freddo. Non è stato sempre facile infatti risalire alle ragioni primarie ma sempre grazie alla ricostruzione di chi conosceva le persone è stato possibile riscontrare come il 60% dei decessi è per incidente/violenza/suicidio e il 40% per motivi di salute 

La salute delle persone senza dimora è uno degli aspetti più importanti su cui da anni i servizi del lavoro sociale provano a lavorare. Eppure l’accesso ai servizi di cura o l’avvio di percorsi di prevenzione sono ad oggi difficilissimi da realizzare.

Decessi nel 2023 – 18

Decessi nel 2022 – 387

Decessi nel 2021 – 251

Decessi nel 2020 – 212

Nel 2022 , solo a Roma, sono morte 31 persone senza casa.

La Comunità di Sant’Egidio, nata nel 1968 all’indomani del Concilio Vaticano II, che con gli anni è divenuta una rete che, in più di 70 Paesi del mondo, con una particolare attenzione alle periferie e ai periferici, raccoglie uomini e donne di ogni età e condizione nell’impegno volontario e gratuito per i poveri e per la pace, ha aperto a Roma diversi luoghi di accoglienza, tra cui la chiesa di San Callisto e la chiesa del Buon Pastore.

Tali centri di accoglienza sono gestiti da volontari che a titolo gratuito offrono il loro tempo libero per aiutare, anche nelle altre iniziative, le persone in difficoltà. Presso di essi viene assicurato sostegno e accompagnamento per orientarsi nella rete dei servizi pubblici e privati, e vengono distribuiti gratuitamente generi alimentari e beni di prima necessità, tenuto conto che il problema della carenza alimentare non riguarda solo i senza tetto. In una città grande come Roma, sono numerosissime le persone che, a causa di redditi scarsi o inesistenti, vivono in condizioni di deprivazione e di vera e propria malnutrizione. Per questo nei centri si distribuiscono generi alimentari e di prima necessità oltre ai senza tetto, anche a famiglie con bambini, anziani, malati. Le persone senza tetto, in particolare, hanno bisogno di interventi di vario tipo che aiutino a vivere meglio. Alcuni gesti quotidiani diventano molto difficili: per esempio la cura della persona costituisce un grande problema. In considerazione di questo, presso i centri vengono distribuiti indumenti, biancheria pulita, scarpe.

Augusto D’Angelo, uno dei responsabili del servizio ai senza fissa dimora di Sant’Egidio, ha dichiarato che sono a disposizione almeno una decina di luoghi per far dormire al caldo i senza fissa dimora, e che “c’è anche la ‘rete delle case’ per portare via dalla strada i senza tetto: quasi 300 persone che sono entrate nelle dimore temporanee e oggi hanno luogo fisso dove vivere“.

Ma chi sono e quanti sono attualmente i senza fissa dimora in Italia?

Ecco cosa ci dice a tal proposito la fio.PSD  Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora: le persone senza dimora sono soggetti in stato di povertà materiale ed immateriale, portatori di un disagio complesso, dinamico e multiforme, che non si esaurisce alla sola sfera dei bisogni primari, ma che investe l’intera sfera delle necessità e delle aspettative della persona, specie sotto il profilo relazionale, emotivo ed affettivo.

Nell’immaginario collettivo, quando si parla di persona senza dimora è automatico pensare al barbone, al vagabondo e al clochard, ma nella realtà dei fatti questa terminologia include al suo interno tipologie di situazioni e di svantaggio notevolmente vaste e diversificate. Sempre nell’immaginario collettivo, per persone senza dimora si è soliti far riferimento esclusivamente alla vita in strada o alla mancanza di una casa. Tuttavia il profondo disagio in cui vivono i senza dimora non va riferito solo alla mancanza di un’abitazione o all’assenza della realtà fisica e tangibile della “casa come tetto” ma alla più profonda e più complessa mancanza di un ambiente di vita, di un luogo privilegiato di sviluppo delle relazioni affettive, di progetti, di interessi e di un luogo dove prendersi cura di sé.

Attualmente, le persone senza fissa dimora sono 50.724.

A livello internazionale, il punto di riferimento per definire la condizione di homelessness è la classificazione ETHOS (European Typology on Homelessness and Housing Exclusion), elaborata dall’Osservatorio europeo sull’Homelessness.

ETHOS classifica le persone senza dimora e in grave marginalità a partire dalla loro condizione abitativa e determina l’esistenza di tre aree che vanno a costituire l’abitare.

Per definire una condizione di piena abitabilità è necessario che siano soddisfatte alcune caratteristiche:

  • avere uno spazio abitativo (o appartamento) adeguato sul quale una persona e la sua famiglia possano esercitare un diritto di esclusività (area fisica);
  • avere la possibilità di mantenere in quello spazio relazioni soddisfacenti e riservate (area sociale);
  • avere un titolo legale riconosciuto che ne permetta il pieno godimento (area giuridica).

L’assenza di queste condizioni identifica un problema abitativo importante e permette di individuare quattro categorie di grave esclusione abitativa:

  • persone senza tetto
  • persone prive di una casa
  • persone che vivono in condizioni di insicurezza abitativa
  • persone che vivono in condizioni abitative inadeguate

Naturalmente, il fenomeno Homelessness non si esaurisce nel solo disagio abitativo, già severo e complesso, ma ad esso si aggiunge un disagio sociale legato a condizioni di povertà, di esclusione e di isolamento sociale molteplici, sovrapposti e diversificati che, aggravati  dalla vita in strada o da sistemazioni alloggiative inadeguate, comportano conseguenze gravi e spesso irreversibili.


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Pubblicato il: 17/01/2023 da Skatèna