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La Pandemia degli Illusi: dalle ceneri del morbo non nascerà un’Italia sociale

La Pandemia degli Illusi: dalle ceneri del morbo non nascerà un’Italia sociale

di Giovanna Montalbano

Il Presidente della Repubblica ha deciso, come era immaginabile, la convocazione di Mario Draghi e la formazione di un governo tecnico. Le intenzioni di Italia Viva e di Matteo Renzi sono state così esaudite: non avremo un Conte terzo, e nemmeno nuove elezioni che, in un momento cruciale come quello che stiamo vivendo, porterebbero con ampia probabilità a un collasso del nostro sistema economico.

Considerato che l’ipotesi di una maggioranza sovranista e antieuropeista sarebbe ora il risultato più plausibile di una chiamata al voto, e che questo comprometterebbe gli accordi con l’Europa e la nostra credibilità già minacciata dalla incompetenza degli imbastarditi governi Cinque Stelle, la soluzione più tollerabile, secondo molti, è perciò quella di un governo imposto.

Appena due giorni fa, il Presidente Mattarella aveva dichiarato con una nota ufficiale del Quirinale, che non ci sarebbe stato un governo Draghi; evidentemente la volontà del Presidente della Repubblica, che è determinante in questioni di questa portata, era di assecondare le richieste di Renzi conscio che non sarebbero stati sufficienti i propositi di un governo dilettante a salvarci dal lungo periodo di recessione che ci attende.
Sarebbe stato più corretto allora mettere in chiaro tutto subito, visto che certamente coloro che fino a ieri si sono dichiarati nettamente contrari a un governo Draghi, oggi, saranno costretti a sostenerlo, forse tirando un sospiro di sollievo con la speranza di potersi presentare alle future elezioni con un consenso ritrovato.

L’Italia si prepara quindi ad una nuova fase politica diretta dall’ex Presidente della BCE che avrà tutte le carte in regola per negoziare con l’Europa e che sarà disposto a qualunque sacrificio pubblico pur di evitare il soffocamento del settore privato.
Saremo inondati di liquidità che ci garantirà le soluzioni migliori a breve termine: aziende e società ricominceranno a respirare e ci sarà abbastanza denaro per finanziare privati che lavorano in comparti pubblici come la Sanità, i Trasporti e la Scuola, che al momento stanno soffrendo, insieme al Turismo e alla Cultura e lo Spettacolo, uno dei momenti peggiori dal Secondo dopo Guerra.
Se Mario Draghi riuscirà ad essere convincente, il nostro debito pubblico schizzerà alle stelle e ne pagheremo le conseguenze per i prossimi decenni, per non parlare della inflazione che saremo costretti ad affrontare e che, anche se immuni dal licenziamento e con le garanzie di blandi ammortizzatori sociali, non ci consentirà di contenere il gap sempre più largo tra ricchezza e povertà.

Sapevamo benissimo, sin dall’inizio di questa pandemia, che le cose sarebbero andate esattamente così. Alcuni illusi avevano guardato speranzosi al futuro auspicando un cambiamento devastante del sistema; una rinascita del settore pubblico ripulita dalla corruzione e dal conflitto di interesse; una svolta digitale che insieme alla semplificazione burocratica avrebbe potuto garantire fluidità economica e sociale; nuovo welfare ispirato alle democrazie più illuminate e addirittura un interesse importante per le questioni sociali urgenti come i diritti dei rifugiati, delle donne e delle minoranze sessuali.

Eppure non c’era altra soluzione, o almeno questo hanno voluto farci credere coloro che hanno occupato le sedie in Parlamento durante l’ultimo anno e che non sono stati in grado di fronteggiare una crisi che i loro errori grossolani hanno reso ancora più distruttiva.

Buona fortuna a tutti. 

Pubblicato il: 04/02/2021 da Valentino De Luca