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TALKIN'LOUD CON ALESSIO RAMACCIONI e FEDERICA PIETRA

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Iron Maiden: 34 anni per “Live After Death”, uno dei dischi più spettacolari della storia del metal

Iron Maiden: 34 anni per “Live After Death”, uno dei dischi più spettacolari della storia del metal

The mariner kills the bird of good omen
His shipmates cry against what he’s done
But when the fog clears, they justify him
And make themselves part of the crime (The rime of the Ancient Mariner) 

Woe to you, Oh Earth and Sea, for the Devil sends the beast with wrath, because he knows the time is short… Let him who hath understanding reckon the number of the beast for it is a human number, its number is Six hundred and sixty six… (The Number of the Beast) 

di Skatèna 

Dopo i primi album in studio (cinque baluardi della NWOBHM pubblicati in soli cinque anni), il 14 ottobre 1985 gli Iron Maiden rilasciavano sotto etichetta EMI Live After Death, il loro primo doppio album dal vivo registrato all’Hammersmith Odeon di Londra nel 1984 e alla Long Beach Arena di Los Angeles, l’anno successivo. 

La copertina di Live After Death realizzata dal bravissimo Derek Riggs. Dopo essere stato mummificato nel precedente album Powerslave, Eddie riemerge da una tomba che sulla lapide ha come epitaffio una frase tratta da The Nameless City dello scrittore H.P. Lovecraft: “Non è morto ciò che può giacere in eterno… e col passare di strani eoni anche la morte può morire”. Se aguzzate la vista, potete scorgere le due viti che vennero fissate alla scatola cranica di Eddie in seguito alla lobotomizzazione subita in Piece of Mind e che la mummificazione di Powerslave non aveva rimosso.

Prodotto da Martin Birch (lo stesso che in passato aveva realizzato Made In Japan dei Deep Purple), fu registrato durante il World Slavery Tour (il tour promozionale di Power slave, ben 360 concerti in 13 mesi!) ed è universalmente considerato uno dei migliori dischi live della storia del metal. 

Di seguito, Hallowed By The Name, song dalla potenza distruttiva, con Dickinson che urla “Scream for me Long Beach“:

Era l’epoca in cui i 5 (Bruce Dickinson alla voce, Dave Murray e Adrian Smith alle chitarre, Steve Harris al basso e Nicko McBrain alla batteria) erano all’apice della loro carriera ed ad un livello di successo mondiale senza precedenti. 

Il disco si apre con il discorso con cui Churchill riuscì a fare leva sull’orgoglio degli inglesi scatenando la reazione contro l’invasore germanico: esso fa da preludio a due tra le tracks più heavy di sempre, Aces High e 2 Minutes To Midnight

  • We shall go on to the end, we shall fight in France, we shall fight on the seas and oceans, we shall fight with growing confidence and growing strength in the air, we shall defend our Island, whatever the cost may be, we shall fight on the beaches, we shall fight on the landing grounds, we shall fight in the fields and in the streets, we shall fight in the hills; we shall never surrender. (Churchill’s Speech) 

Di seguito, i clip ufficiali di due dei singoli presenti in questo doppio album: The Trooper e The Number of the Beast:

The Trooper è il nono singolo della band inglese, venne pubblicato il 20 giugno 1983 ed è il secondo estratto dal loro album Piece of Mind. Il testo trae spunto dal poema Charge of the Light Brigade di Alfred Tennyson che racconta la storia di un soldato inglese di cavalleria (in inglese trooper) mandato in Crimea nel 1854 a combattere contro i russi.

The Number of the Beast é invece il loro settimo singolo, il secondo estratto dall’album omonimo del 1982. Il titolo ed il numero corrispondente 666 si riferiscono al numero della bestia di cui si parla nell’Apocalisse di Giovanni. 

Da ultimo, mi permetto di consigliarvi, se ancora non l’ avete fatto, di procurarvi il DVD di Live After Death, per poter gustare i Maiden in tutta la loro potenza da animali da palcoscenico:

 

 

 

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Pubblicato il: 14/10/2019 da Skatèna