L’Ophelia di Millais e il videoclip “Where The Wild Roses Grow” con Nick Cave e Kylie Minogue
«C’è un salice che cresce storto sul ruscello e specchia le sue foglie canute nella vitrea corrente; laggiù lei intrecciava ghirlande fantastiche di ranuncoli, di ortiche, di margherite, e lunghi fiori color porpora cui i pastori sboccati danno un nome più indecente, ma che le nostre illibate fanciulle chiamano dita di morto.
Lì, sui rami pendenti mentre s’arrampicava per appendere le sue coroncine, un ramoscello maligno si spezzò, e giù caddero i suoi verdi trofei e lei stessa nel piangente ruscello.
Le sue vesti si gonfiarono, e come una sirena per un poco la sorressero, mentre cantava brani di canzoni antiche, come una ignara del suo stesso rischio, o come una creatura nata e formata per quell’elemento. Ma non poté durare a lungo, finché le sue vesti, pesanti dal loro imbeversi, trassero la povera infelice dalle sue melodie alla morte fangosa.»
(Amleto, Atto IV, scena VII)
Per la sua Ofelia, Millais scelse la modella Elizabeth (Lizzie) Siddal, e per riprodurre fedelmente l’annegamento della fanciulla, la fece immergere in una vasca da bagno riscaldata con delle candele.
La resistenza della ragazza fu notevole anche quando il riscaldamento cessò di funzionare: la Siddal continuò a posare, contraendo una feroce bronchite che ne minò definitivamente la salute.
La flora presente nel quadro è pregna di un forte valore simbolico non solo perché è stata direttamente citata nella tragedia shakesperiana, ma anche e soprattutto per la valenza simbolica, atta a sottolineare la caducità della vita dell’infelice fanciulla.
I fiori bianchi, probabilmente ranuncoli, simboleggiano ingratitudine oppure superficialità; per mezzo del ramo di salice piangente inclinato verso il capo di Ofelia viene rappresentato l’amore non ricambiato.
Le foglioline di ortica che crescono a lato rappresentano il dolore mentre le margherite che galleggiano vicino alla mano destra della ragazza esprimono in forma simbolica l’innocenza; la stessa Ofelia ne fa menzione nell’Atto IV, scena V, affermando «c’è una margherita», .
La lisimàchia violacea presente all’angolo in alto a destra, appena sotto il margine superiore del dipinto, allude ai «lunghi fiori color porpora» citati nella tragedia: in realtà Shakespeare si riferiva all’orchidea purpurea.
Le rose galleggianti vicino alla guancia di Ofelia, già richiamate da “il Bardo” nell’atto IV, scena V (quando Laerte chiama la sorella «rosa di maggio»), sono simboli di gioventù, amore e bellezza.
La ghirlanda di violette che ne cinge il collo è un’allusione alla castità ed alla precoce morte: «e le violette ti vorrei dare, ma appassiron tutte quando morì mio padre. M’hanno detto che ha fatto buona fine...».
L’olmaria (regina dei prati) sottolinea la futilità della morte della fanciulla, i nontiscordardimé tinti di un blu pallido al margine del fiume celano la valenza simbolica nella loro denominazione.
La viola galleggiante sulla veste di Ofelia pure fa riferimento sempre alla scena V in cui la ragazza ne raccoglie un mazzo «per i […] pensieri»: non a caso, questo fiore simboleggia proprio la riflessione.
L’adonide (pianta molto simile al papavero) a lato della viola sottolinea il dolore che sta lacerando Ofelia, la cui sofferenza viene messa in rilievo anche mediante la presenza della fritillaria, tra il corpo della donna ed il margine del fiume.
Infine, il papavero – con i suoi lugubri semi neri – è il simbolo del sonno e della morte.
Il videoclip Where The Wild Roses Grow con Nick Cave e Kylie Minogue
Where The Wild Roses Grow, brano tratto da Murder Ballads di Nick Cave and The Bad Seeds, vede la collaborazione della cantautrice australiana Kylie Minogue.
Il video è stato girato dal regista Rocky Shenck in Inghilterra, vicino al villaggio di West Peckham, nel Kent, e vede impegnati come protagonisti Elisa Day e il suo amante, rispettivamente interpretati da Kylie Minogue e Nick Cave.
In una cupa palude Elisa, ormai morta, rievoca la sua triste vicenda insieme al suo suo assassino; la canzone narra, infatti, dell’omicidio della ragazza compiuto dall’amante.
Il titolo (trad. Dove crescono le rose selvatiche) è un riferimento al luogo della morte, il fiume dove crescono appunto le rose selvatiche. È palese che Shenck abbia preso spunto, per la posa di Elisa nell’acqua, dall’Ophelia di Millais.
Murder Ballads è il nono album di Re Inchiostro e dei suoi semi cattivi.
Uscito nel 1996, è uno straordinario concept che più che di morte, parla di “persone che sono state uccise” e dei loro killer. Le meravigliose ballads racchiuse al suo interno narrano di crimini passionali, il più delle volte raccontati dagli stessi carnefici.
In Where The Wild Roses Grow Kylie Minougue interpreta una donna, soprannominata Wild Rose (“They call me The Wild Rose But my name was Elisa Day Why they call me it I do not know For my name was Elisa Day“) , che si innamora di un uomo dal quale verrà brutalmente assassinata e che, come l’Ofelia shakespeariana, ha in serbo una triste sorte causata dall’amore, dalla follia e dalla sua stessa bellezza.
“L’ ultimo giorno la portai dove crescono le rose selvatiche / e lui si distese sulla riva / il vento leggero soffiava come un ladro / mentre le davo un bacio d’addio le dissi “tutta la bellezza deve morire” / mi chinai e le piantai una rosa tra i denti”.
Il brano tradizionale appalachiano Down In The Willow Garden a cui si è ispirato Nick Cave
Nello scrivere Where The Wid Roses Grow, Cave prese spunto dal brano tradizionale degli Appalachi “Down in the Willow Garden”, conosciuto anche con il titolo “Rose Connelly”, che a sua volta deriva da una ballata popolare ottocentesca “The Banks of the (Red) Roses”, nota in due versioni diametralmente opposte: quella irlandese come love song ricca di irish humour e quella scozzese come murder ballad.
La storia si riassume in tre atti: i due amanti che si sollazzano tra le canne in riva al fiume, lei che si lamenta perché vuole sposarsi, lui che la pugnala al cuore e che la lascia sulla riva a colorare di rosso sangue le rose.
Chi narra la storia sembra voler dare un avvertimento alla ragazze: quelle “facili” che invece di pensare al lavoro onesto preferiscono divertirsi nei boschi, finiscono immancabilmente per incontrare il lupo cattivo e fare una brutta fine.
Il concetto di fondo è il controllo maschile sulla sfera femminile e la conseguente “giusta” punizione: la donna viene uccisa a causa della sua sessualità selvaggia.
- La storia è un fatto di cronaca nera che appartiene ad un clichè noir molto popolare fin dal Settecento, l’amante che uccide la donna, che ha messo incinta. Prima di pugnalarla come da copione però, la intossica con del veleno, disciolto in un frizzante e dolce sidro alle pere: un classico omicidio premeditato che ha come movente l’interesse economico (l’amante andava bene come sollazzo fisico, ma probabilmente l’uomo aveva una fidanzata ricca da qualche altra parte). Niente nella canzone ci dice dello stato interessante della ragazza tranne il nome Rose (e quando si dice rosa nelle ballate popolari… è sempre una storia infausta). (Antiwarsongs)
- “La formula del duetto botta e risposta, è propria delle love song basate sul contrasto amoroso, innocue schermaglie (ma solo in apparenza) in cui l’uomo cacciatore conquista e seduce la donna con le buone o con le cattive, mentre lei invece difende la sua virtù quasi sempre ad oltranza. Tuttavia la seduzione spesso si configura come uno stupro con la ragazza costretta ad acconsentire e praticamente senza possibilità di scelta.
Nelle murder ballad a sfondo sessuale s’inserisce un ulteriore elemento di violenza: certamente ci sarà una causa scatenante per l’omicidio (il movente), che siano gli interessi economici o la gelosia, ma non è tutto, nel profondo dell’omicida si agitano pulsioni e forze devastanti, i veri soggetti della storia.
In poesia come nelle canzoni (con l’aggiunta della musica) le parole hanno il potere di dire molto di più del loro significato e il video girato dal regista Rocky Shenck è ugualmente rivelatore: la donna è ripresa come una Barbie rotta che galleggia sulle acque basse e torbide del lago e una serpe le striscia accanto (che non a caso finisce sul pube), è stata proprio la sua innocenza a tentare l’uomo!“. (terreceltiche.com)
CHORUS They call me The Wild Rose But my name was Elisa Day Why they call me it I do not know For my name was Elisa Day ?I ?From the first day I saw her I knew she was the one As she stared in my eyes and smiled For her lips were the colour of the roses They grew down the river, all bloody and wild ?II When he knocked on my door and entered the room My trembling subsided in his sure embrace He would be my first man, and with a careful hand He wiped the tears that ran down my face ?III ?On the second day I brought her a flower She was more beautiful than any woman I’d seen I said, ‘Do you know where the wild roses grow So sweet and scarlet and free?’ ?IV On the second day he came with a single rose Said: ‘Will you give me your loss and your sorrow?’ I nodded my head, as I layed on the bed He said, ‘If I show you the roses will you follow?’ ?V On the third day he took me to the river He showed me the roses and we kissed And the last thing I heard was a muttered word As he stood smiling above me with a rock in his fist ?VI ?On the last day I took her where the wild roses grow And she lay on the bank, the wind light as a thief As I kissed her goodbye, I said, ‘All beauty must die’ And lent down and planted a rose between her teeth |
CHORUS LEI Mi chiamano la Rosa Selvatica ma il mio nome era Elisa Day. Perché mi chiamino così, non so perchè il mio nome era Elisa Day I LUI Dal primo giorno che la vidi seppi che era lei quella per me (1), appena mi fissò negli occhi e sorrise con il colore delle rose sulle labbra quelle che crescevano lungo il fiume, insanguinate e eccitanti (2) II LEI Quando bussò alla porta e entrò nella stanza i miei brividi si smorzarono nel suo abbraccio deciso. Sarebbe stato il mio primo uomo, e con un gesto protettivo asciugò le lacrime che mi scorrevano sul viso III LUI Il secondo giorno le portai un fiore era la più bella donna che avessi mai visto. Le dissi “Tu sai dove crescono le rose selvatiche quelle dolci e scarlatte e libere?” IV LEI Il secondo giorno lui arrivò con una sola rosa rossa Disse: “Vuoi darmi la tua resa e il tuo rimpianto (3)?” Annuii mentre mi stendevo sul letto Lui disse: “Se ti mostro le rose tu mi seguirai?” V LEI Il terzo giorno mi portò al fiume mi mostrò le rose e ci baciammo e l’ultima cosa che udii fu una parola sussurrata mentre lui stava sorridente su di me con una pietra in pugno VI LUI L’ultimo giorno la portai dove crescono le rose selvatiche e si distese sulla riva, con il soffio(4) leggero di un ladro le diedi il bacio d’addio, dissi, “Tutte le cose belle devono morire” la colpii e le ficcai una rosa tra i denti |
Pubblicato il: 28/05/2022 da Skatèna